Capitolo V

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Febbraio 2015, New York City

«Cazzo...porca putt-»

Il resto dell'imprecazione gli rimase incastrata tra i denti mentre cercava di non farsi scappare dalle labbra le chiavi del suo attico e non far rovinare a terra tutto ciò che stringeva tra le braccia: buste della spesa, chiavi della macchina, ombrello e cappotto inzuppato di pioggia dalla prima all'ultima cucitura. Il telefono, immerso nella tasca bagnata dei jeans, prese a squillare proprio in quel momento.

«Pronto!» sbottò con fastidio una volta varcata la soglia di casa.

Axel percepì una nota di austerità nel silenzio che seguì e non ebbe bisogno di chiedersi chi ci fosse dall'altra parte della cornetta.

«Loraine?»

«Ovvio, un altro ti avrebbe già sbattuto il telefono in faccia» replicò la donna in tono acido.

«Sì, scusa. È che...» si guardò intorno con aria seccata e si sprimacciò i vestiti umidi «...lascia perdere. Perché hai chiamato?»

«Ci sono aggiornamenti sul fronte vendite.»

«Oh, bene! Cioè male, suppongo. Come siamo messi?»

Il sospiro pesante di Loraine solleticò l'orecchio di Axel. «Poteva andare peggio, per mia fortuna la tua immaginazione attira ancora molta gente.»

«La New Douglas come l'ha presa?» chiese mentre si lasciava sprofondare sul divano, sfogliando pigramente la sua copia di Dark Sirio. Il risultato delle vendite lo lasciava indifferente da quando aveva visto per la prima volta il proprio nome su uno scaffale della libreria, e di certo non per questioni morali. Non poteva negare di essere rassicurato dalla propria agiatezza economica, ma era anche vero che prima dell'uscita di ogni nuovo volume desiderava scavarsi una voragine nel terreno e seppellirsi vivo, anche se ciò non sarebbe comunque servito a cancellare le sue iniziali dagli scaffali delle librerie.

Loraine sembrava essersi accorta del problema, anche se aveva deciso di liquidarlo come un tipico caso di paranoia da scrittore insicuro, del resto in oltre trent'anni di carriera non era certo una novità per lei.

«Direi bene, tutto sommato. McNeill insiste sulla necessità di un epilogo e...Axel? Devo confessarti di non essere del tutto in disaccordo col suo punto di vista.»

Il silenzio tornò a insinuarsi nella loro conversazione, questa volta con una nota più pesante, a tratti opprimente.

«Non fraintendermi,» riprese l'agente «Dark Sirio è un capolavoro ed era da tempo che l'industria del fumetto non vedeva numeri di vendita così alti, ma non può continuare per sempre. Dopo diciotto anni rischia di diventare una storia banale, capisci cosa intendo?»

Axel si strofinò le palpebre cercando inutilmente di alleviare lo stress. «Capisco» disse sforzandosi di sembrare neutrale sulla questione.

«Che ne pensi?» indagò però la donna.

«Be', credo di doverci riflettere. Non che abbia mai pensato di continuare in eterno, ma non ho mai davvero immaginato un finale» mentì.

Il finale, l'unico e il solo di cui Dark Sirio aveva bisogno, esisteva da quasi vent'anni: uno scarabocchio sigillato in un vecchio cassetto del quale ormai aveva perso la chiave.

«Direi che abbiamo ancora del tempo, non devi scriverlo domani» gli venne incontro Loraine.

Axel era d'accordo, ma il peso che gli si adagiò sul petto la pensava diversamente, sussurrandogli migliaia di altre cose che avrebbe preferito non sentire.

Dark SirioWhere stories live. Discover now