6. A domani

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Ed eccoci qui.
Finiamo di mangiare e torniamo nel salottino. Anche se è presto, il peso della giornata comincia a gravare sulle mie spalle.
<< Ti va di vedere un film?>> Propongo, già pregustando la dormita in divano.

<< Se vuoi, va bene>> mi risponde Dylan stiracchiandosi. Prendo il telecomando, accendo la tv e vado su Netflix.

<< Ah, quindi ce l'hai anche tu!>> esclama indicando lo schermo.

<< Stai parlando di Netflix? Sì, ormai ce l'ho da un po', amo guardare le serie e i film>> confermo.

<< Di questo passo sarò l'unica persona sulla faccia della Terra che non è abbonato>> borbotta irritato. Rido alle sue parole: << Non ha senso che tu ce l'abbia solo per non essere l'unico senza! Abbonati solo se pensi di utilizzarlo, altrimenti non ti sarà servito a niente. Non ha senso fare qualcosa del genere solo per essere come gli altri. Sai, anch'io ero così una volta. Poi ho capito che spesso in questi casi è più appagante andare controcorrente, fare quello di cui hai voglia senza preoccuparti di essere diverso. Secondo me molte persone perdono delle occasioni, a causa dei pregiudizi degli altri>> mi blocco, e rimango colpita dalle mie stesse parole. Non mi capita spesso di dare voce ai miei pensieri, ma non è la prima volta che questo nuovo babysitter riesce ad avere accesso a cose del genere.

<< Sono d'accordo. Non del tutto, ma abbastanza>> non mi sembra molto convinto, adesso non ho alcuna voglia di cominciare una discussione di questo tipo. Sono troppo stanca e inoltre so che, conoscendomi, sarebbe una chiacchierata molto accesa. In questo momento non ne ho le forze.
Ne esco con un << Ne sono felice>> e chiusa la faccenda.

Ma questo vuol dire arrivare alla domanda fatale: cosa guardiamo?
Gliela pongo esitante, curiosa di sapere quali generi gli piacciono, ma al tempo stesso consapevole del fatto che avrebbe lasciato scegliere me.
<< Dimmi tu, a me va bene tutto>> Ed ecco la risposta ovvia.

<< Prima voglio sentire che generi ti piacciono>> ribadisco, con quella poca decisione che mi resta.
<< Fantascienza, azione e, non ridere, non mi dispiacciono i film romantici>> ammette incerto.
<< Non è mica qualcosa di strano, eh!>> Lo rassicuro, ma mi scappa comunque un sorrisetto.
<< Quindi il tuo film preferito qual'è? Le pagine della nostra vita?>> Mi sfugge.
<< Non ti rispondo>> ha replicato lui, paziente. Gli rivolgo un sorriso di scuse e dimentichiamo la cosa.

***
Alla fine opto, con la sua approvazione, per un vecchio episodio di Friends.
Io che credevo di dormire subito ora sono vispa come non mai.
"Ovviamente"
Più o meno a metà della puntata sento uno strano rumore. Mi volto lentamente e soffoco una risata: sta russando! Dylan si è addormentato con la bocca semi-aperta e la testa all'indietro, e ogni tanto emana dei piccoli sbuffi accompagnati da un "ronf" di circostanza.
Non riesco a fare a meno di notare che la bocca schiusa evidenzia ancora di più la mascella molto pronunciata, che rende il suo viso così particolare.
Controllo l'ora al cellulare. Sono le undici e quarantacinque.
Proprio in questo momento, sento la chiave che gira nella toppa. Sono arrivati i miei!
Scuoto piano Dylan per una spalla: << Ehm, ehi. Devi svegliarti>>
Nulla.
<< Dylan, dai!>>
Niente di niente.
<< Dylan. Svegliati. Ora.>> Accompagno ogni parola con uno strattone. Non sono famosa per la mia tolleranza.
Finalmente si sveglia e prende un'enorme boccata d'aria. Quando mi accingo ad alzarmi lui sposta il braccio di scatto e la sua mano finisce sulla mia e la stringe.
Mi irrigidisco all'istante. Nessuno, e dico nessuno, può prendermi, toccarmi, sfiorarmi le mani senza il mio permesso. O senza che lo sappia.
Mentre Dylan mormora frasi sconnesse, come: "Chi? Cosa? Io... Devo... Andare? Zitto!", io mi libero dalla sua presa. << Dylan, sono arrivati i miei. Devi alzarti. Devono pagarti>> tento.
<< Eccomi eccomi, Sharon. Resta a letto Shelly, altrimenti->> si interrompe, ha capito che non sono quella Sharon di cui stava parlando.
Si stringe nelle spalle e si scusa, era ancora nel mondo dei sogni.
"Grazie, fino a lì c'ero arrivata"
Liquido il tutto con un gesto della mano e gli dico di venirmi dietro.
<< Siamo qui mamma!>> Grido, tanto non abbiamo vicini.
<< Zitta!>> Sibila mia madre, magicamente apparsa nel vano della porta. << Tuo padre dorme!>>
<< Ops >> borbotto strofinandomi gli occhi con fare assente.
Entro in punta di piedi nella penombra della camera dei miei genitori. È una stanza circolare, l'unica camera da letto al piano terra. Mio padre è sdraiato in modo scomposto sul grande letto matrimoniale, con ancora il camice da lavoro addosso.
David Spined è un uomo sui quarantacinque anni, di aspetto gradevole e famoso per la sua calma e il suo talento nel far dimenticare agli altri la sua presenza.
Sento un tonfo e mi volto. Dylan si è appoggiato, o meglio, è crollato sullo stipite delle porta.
<< Salve signora, sono il babysitter>> si rivolge a mia madre con fare strascicato, nascondendo poi uno sbadiglio con il braccio.
<< Dylan Mane, dico bene? Sono la dottoressa Mia Castelli, ma mi puoi chiamare semplicemente Mia>> mia madre si presenta entusiasta e dopo essersi sistemata la crocchia dei ricci biondo scuro sulla testa, parte alla carica. Fa fare al sempre più assonnato moro io giro della casa e gli spiega tutte le cose secondo lei necessarie perché sia un perfetto babysitter.
P

rima di lasciarlo alle grinfie di mia madre e andare nella mia stanza, lo saluto.
<< Ci vediamo domani, quindi?>> Chiedo.
<< Oh no, io domani sono da Shelly>> risponde lui sorridendo.
Intuisce la mia domanda, ma mi scioglie con un sorriso mieloso: << La prossima volta>>
Mi rassegno e vado a dormire.

***

Quando mi incontro con Adele per andare a scuola, il giorno dopo, ricordo che non le ho ancora detto del babysitter.
"Bene. È giunta la mia ora."
<< Ehi! >> Attacco, dandole un bacio sulla guancia.
<< Ehi >> saluta lei di rimando, solare come sempre.
E, come sempre, prima che io possa aprir bocca comincia a parlare.
<< Io e Leo questo pomeriggio andiamo al cinema! Non ti sentirai sola, vero? Altrimenti posso dirgli di no!>> Il suo sguardo dice tutto il contrario, così la rassicuro: << Calma, calma! Goditi il tuo orsacchiotto pelosino senza farti problemi. Ti devo ricordare con chi esco stasera?>> Ammicco, dandole una spintarella.
<< Oddio! È vero! Stasera sarai con Dean! Ma proprio con Dean!>> Le scappa un'urletto.
Alzo gli occhi al cielo. << Sì, certo. Basta che tu non faccia così anche a scuola, o giuro che vengo al cinema insieme a voi e mi siedo al centro>> la avverto. Adie è sconvolta da questa minaccia, perché manderebbe a monte tutte le sue prospettive di sbacciucchiamento che avrà certamente già pianificato.
<< Ovvio! Ovvio >> mugugna.
<< Sai, Adele, i miei hanno deciso che ho bisogno... Cioè, io non ne ho... Ah lasciamo stare. Ho un babysitter >> soffio.
"Dritta al punto, vai così ragazza"
La bocca di Adele forma una perfetta "O" e la ragazza rimane ammutolita per un po', prima di scoppiare in una risata sguaiata.
Devo ricordarle che sono qui di fronte a lei e che ho dei sentimenti, prima che smetta e si crei un momento di imbarazzo.
<< Sei proprio una buona amica>> rompo il silenzio sbuffando.
<< Scusami!>> Esclama abbracciandomi in un impeto della solita emotività.
<< A-Adie... Non... respiro!>> Quella ragazza ha dei muscoli con cui potrebbe giocare a football, altroché cheerleader!
<< Oh scusa scusa scusa>> si allontana con quel suo bel visetto preoccupato. Le sorrido, facendole intendere che è tutto a posto.
Dopo però, mi chiede di raccontarle tutto.
<< È venuto ieri sera->> comincio.
<< E non me l'hai detto?!>> Esclama immediatamente. Roteo di nuovo gli occhi, esasperata.
<< Si chiama Dylan e ha ventiquattro anni. È simpatico>> constato tranquilla.
<< Cognome, su! È carino? >> Chiede su di giri, con Instagram già aperto sul cellulare. Sospiro.
<< Mane >> La mia amica inizia subito a digitare sulla tastiera.
<< È questo? Perché se è questo, cavoli, hai fatto proprio un bell'affare! >> Commenta mostrandomi il display e sì, è proprio lui.
<< Adele Riseben, ti ricordo che sei fidanzata >> la rimprovero ridendo. << Da' qua>> aggiungo prendendole il telefono dalle mani, mentre lei si sgonfia come un palloncino e mormora qualcosa approposito dei ragazzi carini.
Il profilo del mio babysitter non è privato, ma non ha molti post. Cattura il mio sguardo una foto, postata l'estate scorsa: Dylan sorride come non mai e abbraccia una ragazza castana e con gli occhiali, che a sua volta ha gli occhi che brillano.
Nella didascalia c'è scritto: "Finalmente la tua vacanza speciale, mia piccola Shelly"
Quindi è questa la sua Sharon.
Mi accorgo di una cosa che prima non avevo notato: la ragazza è in sedia a rotelle.
La ragazza è Sharon Mane, è sua sorella.

_Spazio autrice_

Ehiii❤

Spero che questo capitolo vi sia piaciuto.

Devo andare, ma al prossimo capitolo❤❤❤

Nobody Compares to YouWhere stories live. Discover now