16. "Ella murió por amor."

1.5K 50 10
                                    

La colazione non è stata per niente rilassante, con lo sguardo incazzato di Ethan addosso e con la tentazione di aprire il biglietto che mi sfrigola sotto i polpastrelli.

Consumo la colazione in tempo record e mi accorgo di essere già vestita nonostante non siano neanche le 9.

"Dove è?" La voce di Ethan mi riporta con i piedi per terra, costringendomi a leggere cosa contiene il biglietto.

"La caldera del diablo." Sospiro come se avessi sempre avuto la risposta al mio quesito.
"Tu non ci vai." Ethan si alza di scatto dalla sedia, imprecando.

"Chi ti guarderà le spalle?" Domando con un'espressione di marmo. Andare nella caldera del diablo (la fossa del diavolo) è come ammettere che vuoi morire.

È praticamente il Bronx di Bogotà.

"Di certo non tu, che sei incinta." Mi ricorda con voce tetra, neanche avessi il cancro.
Sbuffo e incrocio le braccia al petto infastidita.

"E chi porteresti, il colonnello?" Ghigno sarcastica facendolo sospirare. "Ti ricordo che lo sbranerebbero in un paio di secondi."

"Troverò qualcuno, o potrei chiamare Julio." Continua come se non avesse idea di dove stia andando.

Non vorrei dirlo ma ha ragione, non posso rischiare di andare in quel macello adesso che sono incinta. Ma di certo non starò qui con le mani in mano sperando che non lo rapiscano o che peggio lo uccidano.

"Va bene. Ma voglio che tieni una chiamata aperta tutto il tempo." Sospiro puntandogli un dito contro. "Almeno saprò cosa succede."

Spero solo di non pentirmene.

~•~•~•~•~•~•~•~•~

Ethan POV

Abbiamo appena risalito una fottuta scalinata diroccata ricoperta di vecchie munizioni e sacchi di spazzatura.

Ogni giorno ringrazio per non essere nato qui.

Gli uomini di Julio mi stanno appiccicati come delle sanguisughe, potrei iniziare a pensare che abbiano quasi paura.

Stringo il mitra che mi hanno fornito e lo alzo in direzione di un ragazzo che ha cercato di spararmi un proiettile, mancandomi per fortuna.

Morto.

La costruzione che hanno indicato nel biglietto è davanti a noi, l'odore di cadaveri e spazzatura mi fa provare una voglia assurda di fare retromarcia; ma poi ripenso a Sofia.

Devo farlo per lei.

Suono al campanello, sorpreso che ne abbiano ancora uno e attendo che qualcuno si presenti.
Il colore arancione sbiadito dei muri mi fa storcere il naso, ma è l'unica cosa decente in questo postaccio.

"¿Quién eres?" Un ometto tarchiato ci apre la porta, con una birra di sotto marca in mano e un'espressione poco amichevole.

"Nos envía Julio." Decido di andare sul sicuro e di invocare qualcuno che gli metta paura.
Funziona sempre.

"¡Entren! ¡Rápido!" Si guarda intorno circospetto, poi si fa da parte lasciandoci entrare.

Se è possibile l'interno della casa è peggio dell'esterno. Crepe abnormi sui muri e sul soffitto, segni di proiettili sulle pareti e schizzi di sangue. Che inferno.

Para la Vida y Para SiempreWhere stories live. Discover now