Capitolo 21

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Alexandra

Tante volte in vita mia, nonostante sia ancora un'adolescente, mi sono sentita indesiderata, fuori posto. I miei genitori ci hanno provato, si sono sforzati, ma non bastava. Dalla sua morte, si sono ammazzati di lavoro; e io crescevo, senza di loro.
La piccola Alexandra -così ingenua e felice nel ricordare l'orfanotrofio come una casa delle bambole, così descritta dalle donne del posto- sarebbe felice di sapere che forse non è più sola. Sospirerebbe, andrebbe a riprendersi la piccola barbie posta sotto il cuscino e chiederebbe alla defunta madre quando arriva Bryce dall'asilo, il bambino, nonché suo fratello, per giocare insieme.
Ma Alexandra Collins, la ragazzina che ha avuto più intoppi di un normale sedicenne, affrontando la morte di una sorella -che non si può nemmeno più definire completamente tale- e la noncuranza dei genitori, è un sacco di cose, fuorchè spensierata: è arrabbiata, triste e forse, infondo, anche un po' felice; tuttavia, queste tre emozioni predominanti, stanno lottando, come il mare durante una tormenta, per decidere chi prenderà il sopravvento.

Tutto ciò non ha senso, non può essere la mia vita.
Mi gira la testa. Guardo il ragazzo che a quanto pare è mio fratello e vedo qualcosa di familiare nella fisionomia del suo viso. Gli tremano le mani mentre si scosta i capelli dalla fronte, e rimango pietrificata quando mi accorgo che sto facendo lo stesso gesto.

'È impossibile', dico continuando a negare la palese evidenza.
Scatto in piedi, pronta a fuggire dalla realtà, ma mi risiedo subito sul materasso non appena sento mancarmi la terra sotto di essi.
'Dove sei stato tutto questo tempo?', domando con la voce incrinata; non ho più nemmeno le forze di versare ulteriori lacrime. La mia rabbia riempie così tanto l'intera stanza, che non riesco quasi più a respirare.
'Come te, anche io sono stato adottato, dal signor Schiller, però è da qualche mese che ormai vivo qui, da solo. Quando sono stato affidato a lui, l'ho implorato così tanto che ti cercasse, in modo tale da ritornare insieme, ma proprio quando ti aveva trovata, tu eri scomparsa. Di nuovo.' Si rabbuia, ma lo vedo accennare un leggero sorriso, continuando poi a parlare: 'Alla fine però, ti ho trovata; e sei bellissima. Sei la mia sorellina, anche se un po' cresciuta.'
Al suono di quelle parole, che si insinuano nella mia testa senza più uscirne, la rabbia svanisce tutta d'un colpo. Mi alzo dal letto, e sotto il suo sguardo, confuso dal mio gesto, lo abbraccio.
'Ti voglio bene, fratellone', esordisco con parole che escono ovattate a causa del mio volto a contatto con la sua felpa, ancora un po' bagnata ed umidiccia; e senza aspettarmi una risposta, esausta mi addormento con un leggero sorriso, consapevole che però, nonostante ciò, non tutte le porte del mio passato siano state chiuse a dovere.

La mattina seguente arriva in fretta, e malgrado le scarse ore di sonno e le profonde occhiaie, la vigilia di Natale sta trascorrendo abbastanza bene.
Dopo ore di innumerevoli giochi da tavolo, decido di interrompere il tutto: la stanchezza si sta facendo sentire più che mai e non manca molto che io mi addormenti sul tavolo. Decidiamo di uscire e prendere qualcosa da mangiare mentre torniamo e mangiamo in auto, e Bryce mi racconta una storia di quando Claude stava per essere arrestato per aver vomitato su tutto il pavimento di una pizzeria qualche mese fa; sebbene non abbia conosciuto questo ragazzo, mi sono accorta che tra di loro ci potrebbe essere più che un'amicizia: lo si nota dal sorriso che gli spunta quando parliamo di lui, o dal leggero colore rossastro che assumono le sue guance.
Sulla strada del ritorno, parliamo del più e del meno, accordandoci anche per il pomeriggio seguente, quando si terrà la rimpatriata che è stata organizzata con tutti i membri dell'Inazuma.

**
Provo a lisciarmi i capelli, ma l'effetto sembra strano e quindi li arriccio di nuovo. Ci sto mettendo troppo tempo a prepararmi, sarà quasi ora di uscire. Spero di non combinare nessuna cazzata, ripromettendomi di non bere, per evitare problemi, alludendo a ciò che è successo l'ultima volta. Mi trucco poco: solo un po' di fondotinta, eyeliner e mascara, con un po' di rossetto rosso. Volevo mettere anche un po' di ombretto, ma non c'è più tempo.
'Alexandra, sei ancora viva?' Strepita Celia fuori dalla porta.
'Si, ho quasi finito', rispondo. Mi lavo i denti un'altra volta.
'Io e Silvia ci dobbiamo ancora truccare e vestire, e tra mezz'ora dobbiamo essere a casa di mio fratello!', fa nuovamente la verde quando apro la porta.
'Va bene, non preoccupatevi, mi vesto mentre voi vi sistemate.'
Vado a prendere l'abito di pailettes dorato comprato con l'occhialuto due giorni prima, insieme alle scarpe nere. Mi sto infilando il giubbotto di pelle nero, quando le ragazze escono già preparate dal bagno. Invio un messaggio a Nelly, già alla festa con largo anticipo, dicendole che tra una decina di minuti saremmo arrivate.

'Era ora', esordisce Bryce, sbuffando quando apro la portiera dell'auto.
'Bhe, le più belle si fanno aspettare alle feste', dicono in coro le mie due amiche, che nel mentre si sono sedute sui sedili posteriori, battendosi il cinque.
Durante tutta la durata del tragitto, sento lo occhiate di fuoco che mi lancia il bianco, che, non potendo ammonirmi dei miei vestiti, in questo momento si sta limitando a ciò, ma sono sicura che la ramanzina causata dalla gelosia non me la risparmierà nessuno.
Quando arriviamo dinnanzi alla maestosa villa Sharp, già dal parcheggio si posso udire la forte musica e le risate dei nostri amici.
Come se fosse casa sua, Bryce apre la porta d'ingresso, facendosi largo tra i grandi mobili rossi e bianchi della cucina, per poi giungere nel giardino sul retro, dove sono presenti una piscina e due tavolini ricchi di bevande alcoliche, molte delle quali già vuote per metà.
Mi chiedo come faccia a sapere così bene la disposizione della casa, ma questo dubbio viene subito rimosso in una cella del mio cervello grazie ad una testa pelata.
'Ecco i fidanzatini; cosa avete fatto per essere così in ritardo?' Ci prende in giro Caleb, che di conseguenza si guadagna uno scappellotto sul collo. Nessuno, me compresa, si sarebbe aspettata che Bryce parlasse, ponendo fine a tutto ciò che si saranno sicuramente immaginati i miei compagni:' Vi sbagliate, io e lei siamo fratelli.'
Le facce di tutti, specialmente quelle delle mie amiche, sono sconvolte, provocando in me una risata, mentre abbraccio Bryce.
'Devo andare in bagno, spiega agli altri, se ti va. Torno subito.' Gli do un bacio sulla guancia e mi avvio verso il bagno. Avrei dovuto farmi accompagnare, ma con non poca difficoltà, sono riuscita a trovarlo.
Mi lavo le mani e torno in salotto.
'Amico!' Chiama una voce.
Mi giro e vedo Jude. E sta avanzando verso mio fratello. Impicciona come sono, resto a guardare.
'Te l'avevo detto.'

Cosa?

'Sapevo non se la sarebbe presa. La conosco', continua lui.
'Grazie, Sharp', afferma il bianco con una pacca sulla spalla, per poi allontanarsi. Dopo mi dovrà almeno una spiegazione.
'Ehi!' lo richiama l'occhialuto. 'Mi fai un favore? Non dirle che io sapevo fosse tua sorella.'
'Non preoccuparti', ribatte con un sorriso, e se ne va.
La stanza mi gira intorno. Sento un dolore improvviso al petto, torno verso le scale.
Jude mi vede e impallidisce.
Sa che ho sentito.

Spazio Autrice
Ciao ragazzi!
Scusate l'assenza, ma ho preso un po' di tempo per me.
Vi volevo ringraziare per i piccoli traguardi che sto raggiungendo!
È tutto merito vostro.
Come avete potuto vedere, Alex ha scoperto che anche Jude sapeva.
Come la prenderà questa volta?
Fatemelo sapere nei commenti, vi voglio bene.
A presto, marika♡


Poli opposti - Jude SharpWhere stories live. Discover now