33. Isolamento

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«They don't know how special you are
They don't know what you've done to my heart»

Dopo quell'episodio nella camera di Jungkook le cose non erano migliorate, anzi quello sembrava essere stata la carta che aveva fatto cadere l'intero castello costruito con tanta fatica.

Era accaduto quello che aveva sempre temuto Taehyung da quando le cose erano migliorate. Improvvisamente il medico si era visto strappare via dalle mani la sua fonte di felicità: il giorno successivo era andato nella camera di Jungkook per scusarsi ma non c'era nessuno. Era andato a controllare nei posti nascosti dove Jungkook teneva i suoi regali e fu sollevato nel ritrovarli. Senza indugio aveva preso tutto portando ogni cosa nel suo ufficio avendo intenzione i restituire il tutto a Jungkook. Successivamente era andato da signor Jung chiedendo spiegazioni iniziando così un'accesa discussione.

L'uomo più grande aveva comunicato a Taehyung che, a causa dell'aggressione di Jungkook, lo avevano portato in isolamento. Taehyung aveva dato di matto spiegando che Jungkook non era pericoloso, aveva solo reagito d'istinto poiché lui stesso aveva detto qualcosa che aveva urtato il paziente.

Il signor Jung aveva addirittura insistito per togliergli la cura di Jungkook e trasferirlo ad un altro paziente ma Taehyung testardamente si era imposto dicendo che aveva un ultimatum e che avrebbe dovuto rispettarlo. Sebbene sapesse che mancava meno di un mese e che probabilmente non ce l'avrebbe fatta a ricostruire pian piano il suo castello.

Alla fine aveva vinto Taehyung ed il signor Jung si era arreso, tuttavia aveva un ghigno sul viso che aveva mandato in bestia il rosso: il proprietario dell'ospedale sapeva benissimo che dopo quella ricaduta Jungkook non si sarebbe potuto rialzare in sole due settimane tornando come prima. Non aspettava altro che vedere Kim Taehyung fallire per una volta.

E come se non bastasse gli aveva impedito di andare dal paziente per una settimana intera: dovevano assicurarsi che fosse più o meno stabile per permettere al medico di andare da lui. Non era esattamente una balla quel che aveva detto e Taehyung lo sapeva ma aveva detestato il modo in cui l'aveva detto.

Dopo quel giorno, forse per il nervoso o per la paura forte, Taehyung aveva vomitato ogni mattina non appena si svegliava. Seokjin lo aveva beccato un giorno chino in uno dei bagni riservato al personale e lo aveva costretto a rimanere a casa per almeno tre giorni: non poteva assolutamente lavorare in quelle condizioni.

Namjoon si era preso cura di lui in quei giorni di malattia sorbendosi volentieri i pianti del fratello minore e tutti i pensieri che gli passavano per la testa riuscendo a consolarlo la maggior parte delle volte.

«Dottor Kim è sicuro?» una guardia, simile a quella carceraria, lo risvegliò dai ricordi di quell'ultima settimana.

Il giovane medico sollevò lo sguardo su di lui ed annuì con fare deciso. «Sì certo» rispose senza batter ciglio.

L'uomo robusto sospirò pesantemente prima di tirare fuori un mazzo di chiavi apparentemente pesante. «Come vuole, per qualsiasi cosa noi siamo qui fuori. Non esiti a chiamarci. Quando vorrà uscire dovrà bussare due volte e le apriremo» spiegò la guardia infilando una delle tante chiavi nella serratura per poi aprire la porta.

Taehyung annuì ringraziando l'uomo per poi entrare. Sentì un vuoto enorme allo stomaco quando Jungkook entrò nel suo campo visivo: aveva un labbro spaccato che si stava rimarginando, sulla guancia un livido che sembrava essere più fresco di quello che aveva invece Taehyung, gli occhi erano gonfi e spenti.

Quando il corvino sentì la porta aprirsi fece scattare la testa in alto e spalancò impercettibilmente gli occhi alla vista del suo ragazzo. «Taehyung» sussurrò premendo maggiormente la schiena contro il muro.

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