14. Camelia bianca

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I dream on, dream about you
What can I do to make you feel all right?
Baby I don't want to see you cry, no

Quella giornata non era incominciata nel migliore dei modi per nessuno: né per Taehyung né per Jungkook. Tuttavia, all'insaputa dei due giovani, si prospettava un finale piuttosto piacevole.

Il corvino quel pomeriggio si era rifiutato di andare nella sala ristoro per incontrare i suoi due amici, voleva rimanere solo. Inizialmente i due ragazzi ci erano rimasti male poi però avevano dato uno sguardo al calendario ed erano riusciti a comprendere. Jungkook non aveva mai dato molte informazioni personali a Jimin e Yoongi nonostante fossero i suoi amici più stretti, ma si era sentito in dovere di dare spiegazioni a Jimin due anni prima quando lo aveva involontariamente trattato male in quell'esatto giorno. Successivamente l'aveva comunicato anche a Yoongi l'anno dopo, quando era arrivato anche lui lì dentro.

Per questo il ventenne in quel momento si ritrovava steso sul letto a guardare il soffitto rovinato mentre calde lacrime gli scorrevano sulle guance andando a bagnare le lenzuola del letto. Quella stessa mattina non aveva neanche guardato in faccia a Taehyung, sembrava essere tornato tutto come all'inizio: Taehyung che parlava da solo e Jungkook che desiderava tappargli la bocca. Quando poi era andato in pausa pranzo si era lasciato andare ad un silenzioso pianto disperato.

È solo colpa tua se ora ti trovi in questa situazione.

È colpa tua se lui non c'è adesso con te a consolarti.

Se fossi stato più attento tutto questo non sarebbe successo.

È morto per colpa tua, inutile che piangi Jungkook.

Sei un mostro.

Un debole singhiozzo riecheggiò nella stanza spoglia mentre il dolore nel petto si faceva via via più forte, un peso opprimente che non lo lasciava respirare, che gli toglieva il soffio vitale.

Cercò di fare un respiro profondo ma un altro singhiozzo, quella volta più forte e doloroso, gli raschiò la gola smorzandogli il respiro.

Si portò le mani sul viso e le premette sugli occhi mentre le labbra si separavano contorcendosi in una smorfia. Le voci avevano ragione, non poteva dar loro torto quella volta. Non c'era motivo per cui respingerle come le altre volte, avrebbe solo incassato senza dire una parola. Non le avrebbe fermate.

Saresti dovuto morire tu al posto suo.

Lui non c'entrava niente. Cos'aveva fatto di male per meritarsi una fine del genere?

Fai solo schifo.

Falla finita una volta per tutte. Vale la pena continuare a vivere con un senso di colpa così grande?

Jungkook scosse la testa continuando a singhiozzare sempre più rumorosamente, troppo codardo per fare un gesto del genere.

Aprì gli occhi: la vista era appannata per via delle lacrime e la testa pulsava a causa del forte pianto. Una figura però attirò la sua attenzione posta proprio davanti a lui. Era ancora pieno pomeriggio per cui riusciva a notare bene i suoi lineamenti nonostante fossero offuscati dalle lacrime. Si paralizzò quando riconobbe chi gli si poneva davanti al letto.

«Kookie, perché piangi?» domandò con la sua dolce voce che un tempo gli riscaldava il cuore. Il dolce sorriso che metteva in evidenza un'adorabile fossetta all'angolo sinistro del labbro e gli occhi scuri che brillavano.

Un singhiozzo squarciò di nuovo il silenzio e Jungkook si mise lentamente a sedere guardando il ragazzo davanti a sé. «D-Dabin» sussurrò con la voce incrinata. Il labbro inferiore tremò violentemente e le lacrime scesero più copiose.

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