16. ti capisco

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Narratore's POV

Circondati da un tranquillo silenzio, i due ragazzi si trovavano seduti sul divano, e mentre lei cercava di trovare le parole per raccontare ciò che era successo, lui le spostava le ciocche di capelli che finivano davanti al suo viso.

Non voleva metterle nessuna fretta o ansia; se fosse servito, sarebbero rimasti lì svegli ad aspettare per tutta la notte.
Ma così non fu perché quando [T/n] sentí la mano del ragazzo sulla sua, come per incoraggiarla e sostenerla, prese coraggio e si decise a parlare.

"Ti ricordi che ti avevo detto di aver smesso pallavolo per problemi fisici ?" Iniziò, ottenendo come risposta un cenno positivo da parte di Oikawa.
"Ecco, circa due anni fa, la mia squadra delle medie venne sconfitta a un passo dalle nazionali durante il torneo primaverile.
Io ero al secondo anno ed ero il capitano della squadra, e forse per quello spesso mi addossavo buona parte delle colpe." Fece un un attimo di pausa, ispirando ed espirando profondamente,per poi riprendere il racconto.
"Venimmo sconfitte dall'Accademia Shiratorizawa, alla finale del torneo prima dei nazionali, proprio come l'anno precedente ,durante il quale però, non avevo praticamente giocato.

Quella volta" alzò lo sguardo in alto " pensavo che con tutto l'allenamento, le fatiche e gli sforzi, le amichevoli giocate e tutto l'impegno che ci avevamo messo, ce l'avremmo fatta.

Invece no, ed era stata soprattutto colpa mia."

Alla ragazza vennero in mente tutti i ricordi di quella partita, tutti gli errori che aveva fatto, i passaggi sbagliati e le alzate imprecise e basse. 
Si ricordò dei volti delle sue compagne, distrutte dopo cinque set terribilmente stancanti, amareggiate per essere a un così piccolo passo dai nazionali e non poterci andare.

Le venne un nodo alla gola, e prima che potesse dire qualsiasi cosa, il ragazzo al suo fianco notò il suo stato e si alzò per prenderle un bicchiere d'acqua e darglielo, 
[T/n] beveva a sorsi piccoli, per cercare di prendere più tempo possibile.

Non voleva scoppiare a piangere davanti a Oikawa, non di nuovo.

Ma prima che continuasse, le parole del castano la risvegliarono da quello stato in cui era entrata.

"Sai [T/n], ti capisco"

"Sono molte le persone che si addossano buona parte delle colpe per qualcosa, che quando vanno incontro ai fallimenti iniziano subito a pensare - Cosa ho sbagliato?- " aveva iniziato.
Lui poteva capire la ragazza più di chiunque altro. Aveva vissuto in prima persona le stesse emozioni che lei gli stava descrivendo: addirittura dalle medie, nel suo percorso c'era sempre stato qualcuno superiore a lui che gli aveva impedito di continuare. E allora, nonostante tutti gli sforzi, perchè non aveva ottenuto niente? 

Perchè avere la tecnica, avere ottimi riflessi o capacità straordinarie, essere definito un genio, non sempre equivale ad essere il migliore.
Ognuno di noi vive un percorso differente. soprattutto nella carriera scolastica, sportiva, lavorativa.
C'è chi nasce come un prodigio e c'è chi lavora duramente per migliorarsi. 
Ma niente di tutto questo assicura la vittoria.

Però in cuor suo Oikawa sapeva che tutti i suoi sforzi, il duro allenamento e le partite lo avevano reso una persona migliore su tutti gli aspetti.
E come prima cosa, aveva lavorato così tanto non per vincere, ma per sè stesso.

"Però [T/n], pensarla così non è del tutto negativo" continuò mandando in confusione la ragazza di fianco a lui.
"Se ti preoccupi così tanto per qualcosa, vuol dire che ci tieni tanto" le sue parole risuonavano nelle orecchie di lei. 
Nessuno e nemmeno lei lo aveva osservato da quel punto di vista.

"La pallavolo per te è molto speciale, vero [T/n]?".

Gli occhi della più piccola si illuminarono sotto la luce della luna. Quello era ciò che sentiva dentro e quel ragazzo era talmente fantastico da averlo capito.

"Si, è qualcosa che mi appartiene" rispose lei.
"Sei la tipa da dare il tutto per tutto per qualcosa a cui tieni" ormai l'aveva capita.
"Allora perchè dici che è tutta colpa tua?" aveva continuato.
La ragazza abbassò la testa, presa dallo sconforto ma nonostante ciò, riusciva comunque a sentire lo sguardo di lui puntato su di sè.

"Quel giorno non ero molto in forma, ero stata poco bene, mamma era appena partita per l'ennesimo viaggio e quindi avevo fatto moltissimi errori durante i vari set" aveva spiegato, ma le sue parole non convincevano per niente Oikawa.
"[T/n] in campo siete sei, per quanto tu possa non essere stata completamente in forma la colpa non può essere solo tua" le strinse di più la mano.
Quelle parole le risuonavano familiari, se le ricordava bene, erano le stesse che le aveva detto Akira mentre litigavano, prima dell'incidente.
"Essere una squadra vuol dire anche questo, affrontare le cose tutti insieme" continuò il castano.

Alla più piccola iniziarono a pizzicare gli occhi, ma lasciò perdere i suoi sentimenti per un attimo.
Notandolo, Oikawa si avvicinò ancora di più a lei, facendo incrociare le loro dita tra di loro e lasciandola continuare.

"Perdemmo dopo cinque set sofferti e sudati, e soprattutto per me e la mia migliore amica di quel tempo, Akira, fu un colpo pesante". Prese un altro respiro profondo.
"Dopo la solita riunione post partita iniziò l'ennesima litigata tra me e Akira". Lui le asciugò le piccole gocce che si stavano andando a formare sotto i suoi occhi.
"Non era la prima volta, infatti quasi sempre dopo le partite o io o lei tendevamo addossarci le colpe". 
Le vennero in mente, le urla, le quasi risse che scatenavano, nonostante comunque si volessero molto bene.
Così come [T/n] anche per Akira, perdere o vincere una partita era qualcosa di estremamente importante.

"Così dopo averle urlato addosso mi ero girata per attraversare la strada e-" Si sentì un colpo al cuore, poi come se le mancasse il respiro. 
Si portò la mano libera al collo mentre il ragazzo le porgeva nuovamente il bicchiere d'acqua. 
"Feci tre passi- e poi una macchina-" si interruppe tra i singhiozzi che risuonavano padroni nel silenzio della stanza. 

Come per istinto Oikawa staccò le loro mani per poi avvolgerla in un'altro abbraccio, proprio come quello di poco tempo prima, in camera da lei.
E anche questa volta la ragazza si lasciò andare, sfogandosi liberamente e sprofondando tra le braccia del più grande.
Si sentiva come al sicuro, come mai prima d'ora, e quello era l'importante.

Non aveva raccontato a nessuno dell'incidente, o almeno, non così apertamente.
Grazie al rapporto che stavano costruendo, [T/n] aveva iniziato ad avere fiducia verso Oikawa.
Lo riteneva una persona molto importante per lei.

Dopo un po' si staccarono, lasciandola calmare completamente, per poi continuare il racconto.
"Passai i tre mesi successivi tra tutori e riabilitazione, mesi orribili" diceva con voce strozzata.
Lui la guardava, pensando a quanto fosse effettivamente forte, nonostante non lo desse a vedere.

Quella ragazza davanti a lui, la ammirava tanto.

Non c'era stato bisogno di altre parole, si erano capiti. 
Oikawa avrebbe tanto voluto esserci stato per lei durante quel periodo buio della sua vita, avrebbe voluto essere lì per dirle che sarebbe andato tutto bene, che era lì con lei.
Ma ancora non si conoscevano.

Ormai era notte fonda e i loro respiri si potevano sentire nella tranquillità e calma che si era creata. 
Che ore erano? Forse le tre?

"Timidina forse è meglio che ora tu vada a dormire" le propose, ottenendo un suo consenso. 
In fondo quella era stata una notte pesante per lei.
Prese le medicine e si diressero in camera dove lei si nascose sotto le coperte come se volesse scomparire da un momento all'altro.
A quella scena così tenera ad Oikawa scappò una risata.

"Buonanotte [T/n]" le aveva detto rigirandosi verso la porta ma qualcosa lo trattenne per la manica della felpa.
Una piccola figura coperta fino all'altezza degli occhi dalla coperta pesante lo guardava con sguardo da cucciolo smarrito.
"Dormi qui, ti prego" gli chiese con un filo di voce.
A quella richiesta, il castano rassegnato si girò di nuovo verso di lei, sospirando e girando gli occhi al cielo.
"Solo per stavolta" l'aveva avvertita, richiudendosi in bagno per cambiarsi e per poi stendere un futon per terra proprio di fianco al letto della ragazza.

"Non russare mi raccomando" le disse scherzando
"IO NON RUSSO!" rispose lei, improvvisando un broncio.
Ridevano, e vederla sorridere per lui era un bellissimo spettacolo. 

Lei lasciò cadere il suo braccio sul bordo del letto dal lato in cui si trovava anche Oikawa.
Lasciarono che le loro dita si sfiorassero, una pendente dall'alto e la'altra distesa sul futon e si addormentarono uno vicino all'altra. 

La notte passò tranquillamente, niente più incubi nè pianti notturni, solo un gran silenzio e una calma molto piacevole. 


La mattina seguente, Oikawa si svegliò con un enorme peso addosso e solo quando aprì del tutto gli occhi riuscì a capire il perchè.
Un fagotto di coperte che ricopriva [T/n] si trovava proprio lì sopra e si era aggrappato a lui con le piccole braccine.
Probabilmente nella notte, visto il suo sonno pesante, la ragazza si era attorcigliata dentro alle coperte ed era poi caduta giù dal letto dal lato in cui si trovava lui.
Per quanto fosse scomoda la sua posizione, non aveva pensato nemmeno per un po' a muoversi o ad alzarsi con il rischio di svegliarla.

Tanto era domenica quindi non si sarebbero dovuti alzare "presto" per andare a scuola. 
La lasciò dormire, vista la brutta nottata passata.
La guardava, mentre russava come un trattore ma rimaneva lo stesso bellissima, mentre uno spiraglio di luce le illuminava il volto delicato e pulito e mentre pensava a quanto fosse fortunato ad averla conosciuta.
Le spostò le ciocche che le coprivano il volto e poi lasciò un piccolo bacio sulla fronte della più piccola.

A quel punto un sorriso comparve sulla faccia di [T/n], lasciandosi poi scappare una risata per poi aprire gli occhi e notare lo sguardo confuso di Oikawa, proprio sotto di lei.
"Che hai da ridere, eh timidina?" chiese imbarazzato.
"E tu che hai da guardare?" rispose per ripicca mentre continuava a ridere contagiando ormai anche il ragazzo.
"Scusa, non volevo svegliarti" le disse lui, quando tornarono seri.
"Tranquillo non ti preoccupare" gli sorrise, uno dei suoi sorrisi migliori.
"Piuttosto, dovremmo alzarci, devi riprovarti la febbre" le impose, cercando di scostarla da sopra di sè ma senza ottenere risultati.
"No dai, mi piace stare così" rispose, riposando di nuovo la testa sul petto del più grande e volendo addormentarsi di nuovo.
"Da quando sei così affettuosa" sospirò il castano, facendo finta di essersi arreso.
"Lo sono sempre con tutti tranne che con te" disse lei.

Improvvisamente Oikawa si alzò in piedi di scatto trascinandosi la ragazza come un sacco di patate e trasportandola sulla spalla, facendole prendere un enorme spavento.
"Lasciami!" urlava lei mentre rideva e dava dei pugni sulla schiena dell'altro.
"No, sei una scansafatiche! " la riprendeva mentre la teneva stretta a sè.
"Senti chi parla!" gli rispose senza riuscire a smettere di ridere.

Le loro risate si diffusero dappertutto come un suono armonioso. Quando Oikawa veniva a casa sua, [T/n] sentiva spesso che quella sensazione di vuoto, tipica della casa, si allontanava e lasciava spazio a un clima che trovava molto piacevole.

Anche la giornata di domenica la passarono insieme, ma verso sera il ragazzo fu costretto ad andarsene visto che il giorno dopo ci sarebbe stata scuola.
Nonostante quello, nei giorni che seguirono tutti i pomeriggi Oikawa andava a casa sua per prendersi cura di lei e farla guarire il più velocemente possibile. 
A scuola e anche agli allenamenti, senza [T/n] non era lo stesso e Oikawa si sentiva come perso.

Intorno a mercoledì la febbre di [T/n] passò completamente e così tornò finalmente a scuola. 
Ora che stava meglio, aveva ripreso ad andare agli allenamenti, stava recuperando tutto ciò che si era persa dalle lezioni durante la sua assenza e in poco tempo tutto tornò come prima.

Allo stesso tempo si avvicinavano due eventi importanti. 
Il campo di cui gli aveva parlato il coach qualche giorno prima, che si sarebbe tenuto tra poco più di una settimana e dalla durata di sette giorni.
Per quello tutta la squadra ma sopratutto lei erano emozionati e non vedevano l'ora che arrivasse il giorno della partenza.

D'altra parte, prima di quello, c'erano da affrontare gli esami di fine periodo, che spaventavano e stressavano completamente [T/n] e i suoi compagni.
Avrebbero dovuto superare quelli prima di poter anche solo pensare al campo di allenamento.


Angolo Autrice
Eyooo
I'm back, sorry per l'assenza di qualche giorno.

SONO O NON SONO CARINI??
Basta mi sciolgo.

Detto questo, spero che il capitolo vi sia piaciuto
Alla prossima!
Chiara

Eri tu? - Oikawa x Reader - Haikyuu!!Where stories live. Discover now