38.

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Questa settimana è volata e sono sempre più triste della scelta che ho preso, Marta e Camilla hanno fatto parte della mia quotidianità soprattutto in questi ultimi 7 giorni, tra lacrime di tristezza e risate, mi hanno regalato una nostra foto incorniciata e sul retro la scritta "ovunque tu vada ci saremo" ed è una delle cose più belle che mi potessi aspettare.
Ho promesso loro che tornerò a trovarle e viceversa, che non perderemo i contatti, ma si sa che queste son cose che si dicono, ma di sicuro lascio un pezzetto di cuore nelle loro mani.

Domani mattina ho il treno alle 12:17, questa notte voglio passarla da sola, tra queste umili quattro mura, ora spoglie, che mi hanno ospitata per quattro mesi, voglio godermi la normalità, la normale vita di una semplice adolescente, non della figlia ricca del papà piena di agevolazioni.
Sono cambiata e preferisco di gran lunga questa Eva.

Mi sveglio per via del citofono che non la smette di suonare, sono ancora le 8:30!

"Chi è?" Domando ancora assonnata.
"Eva! Siamo noi! Ti abbiamo portato la colazione." Sento la voce squillante di Marta, queste ragazze sanno sempre come sorprendermi.

"Amore!" Mi salta in braccio la rossa con gli occhi lucidi non appena apro la porta.
"Ehi ragazze non fate così, non è morto nessuno." Cerco di sembrare serena ma non lo sono per niente.

Chi l'avrebbe mai detto che mi sarebbe dispiaciuto andar via di qui?

Consumiamo la colazione e le ragazze insistono per accompagnarmi in stazione in taxi, ma rifiuto, ora come ora sarei capace di non salirci su quel treno.

"Eva ci mancherai da morire! Dopo la maturità promettiamoci di fare un viaggio insieme." Dice tra le lacrime Marta.
"Mi mancherete tantissimo anche voi! E poi certo che ci faremo un viaggio insieme, mi raccomando, la Grecia!" Dico commossa, asciugandomi una lacrima con il dorso della mano.
Rimaniamo così, tutte e tre abbracciate finché non arriva il taxi.

"Alla stazione, grazie." Dico sospirando, il tassista fa cenno con la testa e parte, mentre continuo a salutare le mie amiche dal finestrino.

Una strana tristezza mi fa contorcere lo stomaco, Luca non è venuto a salutarmi, so che non dovrebbe importarmene, non ci parliamo dalla mattina della scenata a casa di Umberto.
Ma meglio così, in fondo gli ho detto che deve pensare ad andare avanti.

Vedo il treno avvicinarsi al mio binario, la voce robotica non la smette di parlare e credo potrei dare di matto da un momento all'altro, mi sento soffocare.
Le porte si aprono, mi guardo in torno, lui non c'è, prendo un respiro profondo e salgo sul treno alla ricerca del mio posto a sedere.

Dopo due minuti, che per me sembrano interminabili, il freccia rossa prende velocità e parte, io mi infilo le cuffie e mi isolo dal mondo dopo aver mostrato il biglietto al capotreno, sarà un viaggio interminabile, chiudo gli occhi e cerco di riposare un po', almeno per frenare i miei pensieri che non mi danno pace.

All'improvviso sento qualcuno bussarmi alla spalla, scocciata mi giro e non posso credere ai miei occhi.

Cosa ci fa qui Luca?

"Non potevo non salutarti, vengo anch'io a Milano." Dice imbarazzato sorridendomi, ma sono ancora più confusa di prima, infatti continua "Sfera mi ha chiesto un feat, ma vorrei trattenermi fino ai primi di gennaio, non potevo lasciarti andare così."
"Potevi pensarci prima di fare quella scommessa." Sputo acida cercando di trattenere un sorriso, mi piace averlo qui, ma non posso dargli corda.
"Ancora con questa storia? Quante volte te lo dovrò ripetere ancora finché tu mi creda?"
"Nessuna, non mi interessa, ora se non ti dispiace tornerei a dormire." Torno accucciata nella mia posizione di prima.
"Sarà un lungo viaggio, mi approprio del posto accanto al tuo." Dice con tono beffardo mentre si allunga verso di me dandomi un bacio sulla fronte, ma faccio finta di nulla, anche se questo piccolo gesto mi scalda il cuore.

"Ma tua madre?" Mi sforzo di chiedere dopo un paio di ore di silenzio assordante.
"Trascorre le vacanze e le festività da nonna, la casa vuota le mette tristezza, mio padre finalmente è dentro, ci rimarrà 8 anni, così dicono." 
"Dove alloggi?" 
"In un monolocale un po' in periferia di Milano, mi accontento per il prezzo."
"Disdici tutto, costano una fortuna gli alloggi a Milano, sopratutto durante le feste." Non posso far a meno che preoccuparmi di lui, so i costi della mia città e so che per lui non è semplice sostenere queste spese.
"Non posso accettare, me la caverò." Dice sorridendo.
"Spenderai più per i mezzi che per altro, abbiamo un'infinità di camere libere, vieni a casa, a stento ci incontreremo per i corridoi, insisto." Ribatto io a braccia conserte, ma senza guardarlo in faccia, non ne ho il coraggio.
"Grazie di tutto Eva." Avvolge il suo braccio attorno alle mie spalle e mi stampa un bacio sulla tempia e questa volta non riesco a trattenere il sorriso e lui se ne accorge.

Dopo più di otto ore di viaggio, finalmente siamo arrivati alla stazione di Milano, dove un taxi mandato da mia madre ci attende all'uscita.

"Ma... ma è un castello casa tua." Dice incredulo Luca non appena varchiamo il maestoso cancello, con gli occhi e la bocca spalancati mentre si guarda intorno, sembra un bambino a Disneyland, è così dolce.
"Sì più o meno." Rispondo ridacchiando.

"Giorgio!" Urlo e corro ad abbracciare il nostro maggiordomo per eccellenza, quanto mi è mancato.
"Bella come ti avevo lasciata." Dice felice schioccandomi un bacio sulla guancia.
"Eva cosa ci fa qui Luca?" Domanda confusa mia madre mentre scende l'imponente scalinata della hall.
"Doveva venire a Milano per registrare con Giona, può restare qui in questi giorni?"
"Certo amore, vieni qui che mi sei mancata!" Dice poi mentre allarga le braccia e io mi fiondo su di esse.

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Buon pomeriggio ragazze/i!
Come ve la state passando in questi giorni?
Ve lo sareste aspettati questo Luca selvatico sul treno per Milano?
Vi ringrazio tutti per il sostegno e spero che questo capitolo vi piaccia!
Bacini xx 
❤️

Dimmi di noi.||CapoplazaWhere stories live. Discover now