13.

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"Uhm... Luca, volete rimanere qui a dormire?" Chiedo posando i piatti nel lavello.
"Perché?"
"No, così, sai... uhm..."
Non so dove acchiappare le parole, mi sento tremendamente a disagio, infatti mi giro dandogli le spalle e inizio a insaponare le stoviglie.
"Ho capito, non vuoi rimanere sola. Vieni qua che t'abbraccio!" Dice camminando goffo verso di me mentre esibisce una pietosa risata malefica.
"Non ti avvicinare!" Scherzo io schizzandolo con l'acqua e allontanandomi da lui.
"Come osi, strega!" Mi insegue, io cerco di scappare verso il piccolo corridoio, ma mi acchiappa subito per i fianchi e mi carica sulle spalle come un sacco di patate.

"Fammi scendere!" Gli ordino mentre gli pizzico la schiena.
"Stronza, non valgono i pizzicotti! Quanto a te, soffri il solletico?"
"Non te lo dico."
"Lo scoprirò presto." Dice ed entra in camera mia.
Mi poggia sul letto e si mette a cavalcioni su di me, bloccandomi i fianchi e le gambe.

"Ora mi vendico." Dice e comincia a farmi il solletico, iniziamo a ridere come due bambini e dopo innumerevoli suppliche, la smette e si lascia cadere accanto a me.

"Ora tocca a me, stronzo!" Dico ancora col fiato corto. Questa volta sono io a cavalcioni su di lui, ma prima che le mie mani possano iniziare a torturarlo, mi blocca.
"Non credo proprio, bambolina." Dice ammiccando.

Non so in che modo, ma con una mossa svelta, capovolge la situazione e mi ritrovo sotto di lui.

Ed è stato in questo momento che i nostri sguardi si sono incrociati, ma in modo diverso rispetto le altre volte.
Per un momento è sembrato che tutto intorno fosse scomparso, c'eravamo solo io e lui.
Non so come spiegarlo, non mi era mai successo prima.

Rimaniamo così, mentre lui si china lentamente su di me, fino a far sfiorare i nostri nasi.
Riesco a sentire il suo respiro che si fa sempre più corto, mi sposta una ciocca di capelli dietro l'orecchio e sorride a pochi centimetri dalle mie labbra.

Perché non voglio che si fermi? Cazzo, quanto ci metti a baciarmi?

Ma che mi prende? Se fossi lucida mi schiaffeggerei, davvero.
Ma ora ho bisogno di questo bacio.

Ecco il mio cellulare che suona. Grazie universo, ho colto il segnale.

Veniamo scossi entrambi dalla situazione, Luca  si rimette in piedi cercando di ricomporsi, ma l'occhio mi cade e noto qualcosa di molto scomposto, arrossisco all'istante.

"Non posso nascondere l'effetto che mi fai." Dice ridendo e facendo spallucce, vedendo la mia faccia che dà in escandescenza e questo non fa altro che peggiorare la situazione.

Non dico di essere una santa, ci mancherebbe, di cose ne ho fatte nella mia vita, ne sarei stata addirittura lusingata di sentirmi dire una cosa del genere. Ma con lui è diverso.

"Mamma." Rispondo al cellulare schiarendomi la voce.
"Ehi amore, io sono arrivata a casa, mi era mancata così tanto, sembra addirittura più bella di prima."
"Uhm...va bene mamma."
"Eva tutto bene? Ti sento strana."
"Sì, è solo che... niente, lascia stare, tutto bene. Ci sentiamo domani." E riattacco.

Luca è andato via, però mi ha assicurato che dormono qui sta notte.

Trascorro un pomeriggio noiosissimo, ma la mia mente torna sempre lì, in quel preciso momento.

Dai Eva smettila, non essere patetica.

Parte una canzone random su Spotify, Capoplaza, oh ma dai, allora lo fate di proposito.
Spengo tutto e mi rimetto nel letto.

Suonano al campanello, è Gloria ed è sola.
"Prego entra, Luca dov'è?"
"È uscito, penso che tornerà a breve. Ho portato la cena, ti va di mangiare insieme a me?" Chiede dolcemente ed io acconsento.

"Gloria, le patate fatte in questo modo mi fanno impazzire, sono buonissime." Dico, divorando con gusto il piatto davanti a me.
"Grazie tesoro, ti dispiace se vado a letto ora? Oggi sono stanchissima."
"Sì, nessun problema, buonanotte."

Dopo un paio di ore arriva Luca, lo vado ad aprire ed è in condizioni pietose.
Ha la maglia coperta di sangue, il labbro spaccato e si mantiene un fianco.
"Che è successo?" Chiedo allarmata, aiutandolo a sedersi sul divano.
"Niente. Hai qualche antidolorifico?"
"A me questo non sembra niente. Dimmi prima che è successo." Ribatto seria incrociando le braccia.
"Non immischiarti Eva. Portami qualcosa." Dice a denti stretti per il dolore.

"Tieni. Posso almeno medicarti quella ferita sul labbro?  Levati la maglia che è zuppa di sangue." Dico poggiando sul divano le garze e il disinfettante.
Lui si sfila la maglia e sgrano gli occhi. Ha un paio di lividi violacei sul torace e un taglio all'altezza delle costole, ma non sembra molto profondo.
Credo che sto per sentirmi male, ho lo stomaco sensibile, ma non posso lasciarlo in queste condizioni.

"Pronto?" Chiedo prima di poggiare le garze imbevute di alcool sulla ferita. Lui annuisce e procedo.
Appena il disinfettante tocca la sua pelle lacerata, trattiene un gemito di dolore e inizia a tirare pugni sul divano.
"Fermo, ho quasi finito." E lancia un sospiro di sollievo non appena termino la mia opera.
"Non cantare vittoria signorino, tocca al labbro ora." Mi alzo da terra e mi siedo accanto a lui in procinto di continuare a medicargli la ferita.

"Eva, guardami." Dice e mi prende la testa fra le mani, mi avvicina al suo viso e mi lascia un casto bacio sulle labbra.

E ora come mi comporto? Che faccio? Perché mi è piaciuto? Perché oltre ad essermi piaciuto ho lo stomaco sottosopra?
Eva riprenditi.
Perché succede tutto così velocemente?

Rimango pietrificata per qualche secondo, poi mi scuote dal mio stato di trance.
"Scusa, non so cosa mi è preso." Dice, distogliendo lo sguardo, ma io lo richiamo e torna ad avere gli occhi puntati nei miei.
Questa volta sono io che poggio una mano sulla guancia e lo bacio delicatamente, non vorrei fargli male.

"Riesci a curare ogni mia ferita." Dice sorridendo.
Credo che in questo preciso istante il mio cuore abbia perso un battito.

Dimmi di noi.||CapoplazaWhere stories live. Discover now