23.

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Le parole di Luca mi rimbombano in mente.

E' un posto molto pericoloso.
Non deve succederti nulla.

La mano dell'uomo che stringe i polsi mi fa fin troppo male e il sangue mi si gela quando mi sussurra "'Sta notte la passi con me troietta."

Una scarica di adrenalina mi fa tornare in me stessa, non posso permettere a questo tizio di fare qualsiasi cosa voglia fare, ma posso immaginarlo.
Prendo coraggio e gli mordo la mano che ha sulla mia bocca, che la sposta immediatamente dopo varie imprecazioni e un grido di dolore.
Riesco a muovermi un po' di più e ho lo spazio necessario per mollargli anche un calcio nei suoi gioielli di famiglia.
"Lurida puttana!" Urla rabbioso accasciandosi a terra, io corro dentro dagli altri, non dovevo uscire da sola, è stato un grosso sbaglio.

Torno al mio posto mentre è in atto il terzo ed ultimo combattimento, credo.

"Tutto bene? Eva, stai tremando, sei pallidissima, dov'eri finita?" Chiede Ava che è al mio fianco.
"Un tizio... no nulla, lascia stare. Luca?" Chiedo scuotendo la testa e smettendo di pensare a quello che era appena successo.
"Ha vinto, te l'ho detto che non ne perde mai una. Però è messo molto male, da quello che ho visto. Finisce questo incontro e andiamo via."

Il mio sguardo torna a quei due ragazzi sul ring, ma la mia mente è altrove.
Il mio pensiero oscilla da Luca a quel tizio fuori.
Troppe emozioni negative solo in una serata.

Anche questo incontro termina e noi, come tutti ci accalchiamo all'uscita, dopo che Ava riscuote i soldi della scommessa. Questa volta sto attenta a stare accanto ad Elia.

Dopo un paio di minuti raggiungiamo il parcheggio e noto Luca seduto scomposto in macchina, con lo sportello aperto mentre fuma una sigaretta, non ci penso due volte e corro da lui per vedere come sta.

"Ehi." Gli dico dolcemente mentre scorgo il il suo viso con un taglio sullo zigomo e il suo labbro inferiore spaccato, ma potrei giurare che sotto la maglietta sia messo molto peggio.
"Stai bene?" Chiede debolmente mentre mi sorride, poi inizia a tossire con annessi gemiti di dolore, quanta pena mi fa vederlo ridotto così.

Vorrei rispondergli ma arrivano anche gli altri che non si curano quasi del suo stato malmesso e si congratulano per la vittoria, ma Luca a stento riesce a parlare.

"Salite che andiamo via." Dice il moro, ma sembra più un sussurro, non posso lasciare che guidi lui.
"Alzati, guido io, ditemi dove devo andare che non so dove siamo." Dico.
"Bimba, ce la faccio a guidare." La sua faccia da pesce lesso non è molto rassicurante.
"Sei fatto e a stento riesci a stare in piedi, quindi siediti dietro con Ava e lasciami guidare."
Inizia a ridere e si alza barcollante per accasciarsi sui sedili posteriori.

Mi siedo in macchina e la metto in moto.
"Quindi da che parte?" Domando ad Elia che è seduto accanto a me.
"Hai la patente? Comunque esci di qui e vai a destra."
Mi avvio e mi affido alle sue indicazioni.

Accompagno i due ragazzi e rimaniamo solo io e Luca nella sua auto, credo stia dormendo o quasi.
Fortunatamente la strada da qui in poi la ricordo e parcheggio sotto il nostro condominio.

"Luca, siamo arrivati." Lo avviso girandomi verso i sedili posteriori e smuovendolo dal ginocchio, apre un solo occhio, annuisce e prova ad alzarsi.
Scendo dall'auto e l'aiuto, così come per i fottuti cinque piani che conducono ai nostri rispettivi appartamenti.

"Posso stare da te?" Chiede debolmente appoggiandosi allo stipite della porta.
"Va bene, ma fai piano che sicuramente mia madre starà dormendo, non accendere la lu... troppo tardi."

Lascio Luca sul divano perchè noto uno strano bigliettino sul tavolo da parte di mia madre con dei cioccolatini vicino.

"Amore, ho preso l'intercity notte, sto tornando a Milano, non ce la faccio più. Giorgio ha detto che gli sta bene che torno, nonostante le carte non siano pronte. Prova a capirmi. Ti aspetto per Natale e spero che tu voglia rimanere qui. Ti ho lasciato dei soldi nel cassetto delle calze della mia camera. Ti voglio bene."

Cosa? Mia madre è scappata e non si è degnata nemmeno di chiamarmi o dirmelo di persona? Mi ha lasciato degli stupidi cioccolatini?
Di questo me ne occuperò domani, ora devo pensare a Luca.

Lo porto in camera mia e lo faccio stendere sul letto mentre vado a prendere garze e disinfettante.

"Togliti la maglia." Dico spazientita.
"Sei arrabbiata con me?" Chiede con una voce da bambino.
"Sì, ma ora togliti la maglia." Lui sbuffa e fa come gli ho appena ordinato.

Finisco di medicargli i tagli e spalmo una pomata sui lividi.

"Ti stendi accanto a me? Mi fai le coccole?" Chiede con un sorriso da ebete, come faccio a dirgli di no?

Mi stendo su di un fianco e inizio a passare le dita tra i suoi capelli scuri.
E' stupendo anche in queste condizioni pietose.

"Eva, io... io ti voglio." Dice debolmente e accenna un sorriso.
Non riesco a non sorridere anch'io.
"E' la coca che parla." Appena pronuncio questa frase, il mio si trasforma in un sorriso amaro, perchè so che non è lucido, so che non è quello che in realtà pensa.


"Eva, davvero, io ti voglio. Mi fai impazzire, non esci dalla mia testa un attimo. A me importa di te." 

Si gira a fatica e mi guarda negli occhi, una lacrima scende veloce sul mio volto, ma nonostante abbia gli occhi socchiusi, lui se ne accorge.
"Non piangere bimba." Dice a pochi centimetri da me, poi lascia un bacio dolce ma casto sulle mie labbra.
"Domani a stento ricorderai cosa hai detto, ora dormi che ne hai bisogno." Dico girandomi, dandogli le spalle e contro ogni mia aspettativa crollo in un sonno profondo.

Dimmi di noi.||CapoplazaWhere stories live. Discover now