24.

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La sveglia suona, un'altra giornata di scuola mi attende.
Sposto Luca dal mio corpo facendo attenzione a non svegliarlo e vado a prepararmi.

Anche oggi sono in anticipo e mi avvio a scuola a piedi, ne approfitto per chiamare mia madre.

"Eva buongiorno, stai andando a scuola? Come stai?" Chiede dall'altra parte del telefono come nulla fosse.
"Sì, ma non ti ho chiamata per chiederti se stavi bene. Perchè l'hai fatto? Perchè non me l'hai detto in faccia?" Sono più delusa che triste in questo momento.
"Ti saresti opposta. Sono da poco arrivata nella nostra vecchia casa, ricordati che ti aspetto. Pensa al tuo futuro, non a quel ragazzo. Non porterà mai a nulla di buono Eva. L'ho conosciuto prima di te."
"Non sai niente di lui! Non so se verrò per Natale, devo pensarci. Grazie di avermi lasciata sola!" E le riattacco il telefono in faccia.

Mia madre ha davvero avuto il coraggio di lasciarmi qui tutta sola e sono sempre più convinta che a nessuno frega di me, altrimenti avrebbe resistito qualche altro mese per salire su insieme, invece no, ha preferito farlo ora e da sola, ignorando completamente la mia esistenza.

Questa giornata scolastica sembrava non finire più, però in compenso mi sono aperta a Camilla e Marta che hanno obbligato a farmi uscire con loro sta sera, quindi sono stata costretta ad accettare.

Esco dal cancello di scuola accendendomi una sigaretta e Luca con la sua macchina mi si apposta davanti.
"Ti sono venuto a prendere, dai sali." Dice sporgendosi dal finestrino con un sorriso meraviglioso e questa volta non faccio la difficile e accetto il suo passaggio.

"Perchè non mi hai svegliato questa mattina?" Mi domanda mentre siamo fermi al semaforo e guarda verso di me.
"Non credevo avessi voglia di venire a scuola dopo ieri."
"Credevi bene."
"Eva, mia madre mi ha detto che la tua ieri è partita." Aggiunge dopo un po'.
"Si, ne sono al corrente." Ribatto fredda.
"Come ti senti al riguardo?" Domanda serio, ma mi limito a far spallucce, non mi va di parlarne.

Saliamo le scale in silenzio e mentre armeggio con la serratura, noto che è appoggiato allo stipite della mia porta.
"Non vai a casa?" Chiedo confusa.
"No, oggi pranziamo insieme, ho preparato tutto, ti ho fatto anche la spesa." Dice allegro come un bambino.
"Cosa? Non dovevi. No sul serio, se è come l'ultima volta che hai cucinato, passo." Dico ridendo mentre entriamo in casa e lascio il mio zaino a terra accanto al divano.

Non riesco a credere ai miei occhi.

La tavola è già apparecchiata, piatti, posate, bicchieri, acqua, vino e una piccola teglia di lasagne fumanti al centro della tavola, non manca nulla.

"Giuro che ho seguito una ricetta su YouTube, se fanno schifo la colpa non è mia." Dice ridendo mettendo le mani avanti, vedendo la mia faccia poco convinta, ma poi scoppio a ridere anch'io.
Nessuno ha mai fatto una cosa tanto carina per me.

"Perchè l'hai fatto?"
"Le domande dopo, mangiamo prima che si raffreddi." Dice tagliando in due porzioni la lasagna e mettendo un pezzo nel mio piatto e uno nel suo, poi inizia a fissarmi a braccia conserte.

Prendo in mano la forchetta e lo guardo anch'io.
"Assaggia prima tu, così se fai una faccia brutta non la tocco."
"Furbo." Dico prendendo un pezzo e me lo porto alla bocca, inizio così a masticare.
"Non male, è addirittura buona." E lo penso davvero, non ci avrei giurato ma è davvero buona.
"Grazie Benedetta! Sì, è la tizia di YouTube se te lo stessi chiedendo." Urla battendo le mani e poi inizia a mangiare vantandosi della sua creazione culinaria.

"Ancora non hai risposto alla domanda di prima." Ribadisco sparecchiando ed evitando di guardarlo negli occhi.
"Ricordo cosa ti ho detto, non era l'effetto della coca. A me importa di te, mi fai impazzire ed è vero che non esci nemmeno un dannato secondo dalla mia testa." Dice serio prendendomi le mani e costringendomi a guardarlo negli occhi e lasciare quello che stavo facendo.
"Luca...non può funzionare, tu non cerchi amore e quelle cazzate lì, l'hai detto tu stesso. Io non so cosa cerco, ma non mi va di essere il passatempo di nessuno."
"Si può sempre cambiare idea. Non sei il mio passatempo, non ho mai fatto queste cose per nessuna e nessuna si è mai impossessata dei miei pensieri, ma tu si. E so che lo stesso vale per te quindi possiamo provarci, no?"

Si avvicina sempre più al mio viso, fino ad annullare la distanza tra le nostre labbra, ma dopo qualche secondo mi stacco, non abbiamo di certo finito la discussione qui.

"Io... io non lo so. Raggiungerò mia madre a Milano per Natale e non so se tornerò. Tra noi non potrà funzionare." Sbuffo, non so perchè ma lo sto allontanando, anche se non voglio.
"Eva, proviamoci, vediamo come va. Sei la prima che mi ha fatto cambiare idea. E se tu torni lì non ci saranno problemi. Io so che sbancherò con la mia musica, dopo il diploma ti raggiungerò, te lo prometto e ti porterò via da lì se sarai infelice." Dice in tono quasi supplichevole.
"Devo pensarci. Non che non voglia stare con te, ma non voglio farmi male."

"Sicuramente ti farò male, ma non lo farò con cattiveria e tu ne farai a me. Non ho mai avuto una relazione e non so come funzionano queste cose, abbiamo due caratteri che quando ci si mettono, si fanno la guerra. E so per certo che di male me ne farai anche tu, l'ho messo in conto e io decido di rischiare, per te ne vale la pena. Tu ne vali la pena. Se preferisci non vivere per paura di star male, va bene. Ti auguro di trovare qualcuno con cui valga la pena rischiare."

E dopo questa frase, se ne va, lasciandomi da sola nel bel mezzo della cucina.

Dimmi di noi.||CapoplazaOnde as histórias ganham vida. Descobre agora