Capitolo 2

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"Buona fortuna. Arrivederci."

Buona fortuna davvero Alba.

Controllo che la mia gonna non abbia alcuna piega, schiarendo poi la voce.

Andrà tutto bene.

Con un respiro, mi sistemo sul posto, picchiettando ripetutamente il pugno contro la grande porta bianca.

Così pulito che riesco a vedere il mio riflesso.

"Avanti."

Poggio le dita tremanti sulla maniglia, piegandola sotto di esse.

"Buongiorno." Mormoro, sbattendo gli occhi di fronte all'accecante luminosità della stanza.

L'ufficio sembra immenso. Una lunga e liscia scrivania spicca al centro, accompagnata da poltroncine in pelle scure.

La vista è sensazionale: il vetro proprio come nel resto dell'edificio ha preso il posto dei classici mattoni e delle tradizionali costruzioni in cemento.

Sento schiarire la voce, così lascio che i miei occhi ritornino sul motivo per cui sono qui.

"La prego si accomodi." Mi sorride la donna alla scrivania, stirando il tailleur color carne lungo il corpo magro.

Aggrotto le sopracciglia osservando la signora, che mi sorride invitandomi con una mano a raggiungere la seduta di fronte a se.

Non ci sarebbe dovuto essere il Signor Styles?

Poggio la borsa sulle ginocchia, accomodandomi.

"Alba Romero, giusto?" Fa oscillare una mano lungo i capelli ramati, perfettamente boccolati, stringendo fra le mani il mio curriculum.

Annuisco, sorridendole.

"Piacere Lily Donald, sono il general manager dell'azienda, ed oggi mi occuperò io del suo colloquio." Mi stringe la mano, con fare cordiale, poggiando sulla superficie in marmo i fogli.

"Si starà chiedendo perché ci sono io qui, ma il Signor Styles è dovuto andare urgentemente in riunione. Non si preoccupi, ci sarà occasione di fare la sua conoscenza se verrà assunta."

"Certamente." Lascio uscire un respiro nervoso, mentre gli occhi di Lily seguono a ispezionare i miei dati.

"Vedo che si è laureata all'Earlham University, in" Economics and communication for management and innovation", con il massimo dei voti. Inoltre per due anni ha prestato lavoro alla Comcast. Devo ammettere che il suo curriculum è sorprendente, Signorina Romero. " Mi guarda, allontanando i fogli, e poggiando i gomiti sulla scrivania.

"La ringrazio." Carezzo timidamente il ginocchio lasciato scoperto in parte, dalla gonna, cercando di frenare i brividi.

"Ma mi dica, perché secondo lei dovremmo darle questo lavoro?" Incrocia le braccia, con uno sguardo serio, lasciandosi andare con la schiena lungo lo schienale dell'imponente seduta.

"Penso di avere le caratteristiche giuste per questa mansione. Sono una perfezionista, odio lasciare lavori incompiuti o realizzati in maniera affrettata o errata. Sono diligente e sicura di poter dar molto al The New York times." Affermo sicura, reprimendo il tono tremante.

Sembrano secondi interminabili quelli che accompagnano la fine del mio monologo.

Le iridi scure di Lily mi scrutano minuziosamente, mentre annuisce leggermente col capo.

"D'accordo Signorina Romero. Verrà contattata in giornata, le verrà riferita la decisione presa nei suoi confronti." Si alza con uno scatto felino, allungando la sua mano, dalle unghie curate.

La afferro in una stretta sicura.

"D'accordo, la ringrazio Signora Donald. Buona giornata e buon lavoro." Raccolgo la borsa dal pavimento, portandola oltre la spalla.

"Buona giornata anche a lei. Arrivederci." Ricambio il saluto, chiudendo la porta alle spalle.

Lascio uscire un respiro di sollievo, sorridendo.

Ce l'ho fatta, sono sopravvissuta.

Fischiettando, svolto l'angolo, intenta a raggiungere l'ascensore, e finalmente fare ritorno nel mio appartamento, per poi dedicarmi un'intima cenetta di fronte ad uno dei tanti talk show americani.

Picchetto l'unghia lungo il bordo d'acciaio, premendo il pulsante "0".

Le porte dell'ascensore eseguono il mio ordine almeno finché uno stivaletto in pelle, non si intromette, infilandosi tra le porte in vetro.

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