Capitolo 12

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Mi guardo per quella che sembra essere l'ottava volta contro il riflesso del vetro. Trascino le dita sul ventre piatto, raggiungendo la cintura e sistemandola di qualche centimetro, sulla tuta intera di MiuMiu.

Quando penso sia sufficiente, lascio dondolare le mani lungo i fianchi, aspettando frustrata che l'ascensore raggiunga il mio piano

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Quando penso sia sufficiente, lascio dondolare le mani lungo i fianchi, aspettando frustrata che l'ascensore raggiunga il mio piano.

Va tutto bene Alba.

Cerco di incanalare il mio nervosismo sulle mie unghie lunghe, a forma di mandorla, perfettamente colorate di un color carne; pizzicandone le falangi tra pollice e medio. Non appena il ding dell'ascensore risuona, come una bestia tenuta troppo tempo al chiuso, mi catapulto sul corridoio. Cerco di assumere un passo tranquillo mentre raggiungo il mio ufficio, che non sembra mai esser stato più lontano di così.

Respiro di sollievo non appena la mia schiena sprofonda sulla seduta dietro la scrivania. Mi trovo col fiatone, come se avessi corso una maratona.

8:35, tra cinque minuti la colazione del Signor Styles deve trovarsi sulla sua scrivania, assieme all'agenda della settimana.

Abbandono la borsa sul pavimento, sapendo perfettamente che Joey il cameriere del bar accanto, sarà in piedi col cartone in mano, come ogni giorno. Gli sorrido, ringraziandolo e augurandogli una buona giornata. Ripercorro la strada all'indietro, tenendo con una mano il piccolo vassoio.

Di nuovo. Non appena mi fermo davanti la porta del suo ufficio, ritorna il battito accelerato. Poggio una mano sul petto, cercando di acquietare in qualche modo la sensazione angosciante che mi pressa la gabbia toracica. Faccio un respiro profondo, ingoiando la saliva.

Non mi sono mai reputata una persona particolarmente emotiva. Ho sempre goduto di una buona capacità di gestione delle mie emozioni e di un ottimo self-control. Ma oggi sembro essere allo sbaraglio.

Possibile un dannato bacio, mi abbia mandato così in tilt?

Mi decido a bussare alla porta, col capo chino. Dopo aver sentito il solito avanti, non con poca difficoltà apro la porta. Nell'immediato la forte luce proveniente dalla stanza, completamente finestrata, mi illumina di un raggio caldo. Sollevo lo sguardo, avvicinandomi alla scrivania.

Il Signor Styles cammina avanti e indietro al centro della stanza. Una mano nascosta all'interno della tasca del pantalone sartoriale. I capelli ricci più ribelli del solito, e un auricolare all'orecchio. Dal cipiglio sul suo viso capisco che non è giornata. Sicuramente la conversazione telefonica non lo sta allietando. Mormoro un buongiorno, nella speranza di essere piccola sufficientemente da non farmi notare. I suoi occhi chiari saettano su di me, mentre silenziosamente appoggio il caffè americano amaro e la brioche alle more, sulla scrivania. Un piatto con uova e bacon accanto. Continua ad osservare ogni mio movimento mentre prosegue a parlare con il suo interlocutore. Srotolo il tovagliolo, piegandolo pacatamente di fianco al cibo, poggiandovi poi sopra le posate argento.

Silenziosamente poi mi ereggo, spalle all'indietro e mani unite sulla schiena, aspettando che come ogni mattina mi dica i piani della giornata e a suo modo visioni i suoi impegni. Fin troppo a disagio, faccio viaggiare gli occhi ovunque tranne che sulla figura maschile che continua a fissarmi. Il sangue poi si gela nel momento in cui lo sento concludere la telefonata.

Lo vedo sfilarsi l'auricolare con la coda dell'occhio, e lasciarlo cadere sul tavolo.

"Buongiorno anche a te Alba." Si sedie sulla poltrona, senza mai staccare le iridi da me.

"L'agenda è aggiornata. Oggi ci sono due riunioni, una tra due ore e una questo pomeriggio. La compagnia Nancy inoltre voleva incastrare un incontro con te, ma ho risposto che non era possibile." Dico cercando di rimanere il più professionale possibile. Lo vedo andare sull'email e e seguire quanto detto sul pc. Annuisce successivamente, riportando l'attenzione su di me.

Dunque entrambi stiamo fingendo che non sia successo mai nulla.

"Bene c'è qualcosa che posso fare per te?" Domando, quasi strappandomi in segreto con le unghie, la pelle dal palmo della mano.

Lui sbatte gli occhi dalle ciglia lunghe e scure, fissandomi per un momento.

"No va bene così Alba, grazie." Vedo la sua visuale scendere lungo il mio corpo, come se stesse seguendo delle linee immaginarie dalla fine non ben precisa. Annuisco, lasciando poi il suo ufficio sotto al suo sguardo pressante.

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