capitolo 8

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Il mio cervello ha vinto. 


Venerdì mi ha costretto ad alzare il culo dal mio letto e posarlo sul sedile della mia auto. Lo dovetti ascoltare e dargli retta; in quei giorni sentivo la mancanza di Harry più di qualsiasi altra cosa. Più lo pensavo e più mi sentivo ridicola, ma era la verità. Non potevo più reggere la sua mancanza, mi stavo auto distruggendo; mi stavo spegnendo, mi stavo scaricando ed avevo bisogno di un caricatore, già..che cosa ridicola, lo so.

Era il mio alimentatore, la mia medicina, il mio ossigeno, era quello di cui avevo bisogno per sopravvivere.
Non era all'esterno del bar nonostante fossero le nove in punto di Venerdì. Non mi aspettavo davvero di trovarlo, ma avevo riposto un briciolo di speranza. Il barista non seppe rispondermi e fece spallucce dicendomi di non averlo visto quella mattina. Feci per tornare alla mia auto a testa bassa, nonostante non fossi ancora del tutto sconfitta, ma mi sentii chiamare.


-Signorina! Però..è stato qui circa due giorni fa, sì...era Mercoledì!-mi sorrise debolmente e mi riavvicinai velocemente e con foga al bancone per recuperare altre informazioni.


-Che gli ha detto?


-Chiedeva di Camille, ma io non sapevo chi fosse-
Penso che, nonostante non dissi una parola, tutto il mondo in quel momento sentii il mio urlo agghiacciante che suonava nella mia testa. La velocità con cui uscii da quel locale sorprese anche me e la mia scarsa passione per lo sport. Non sentii gli occhi umidi, finché non fui a pochi metri dalla mia auto. Non appena posai la mano sulla portiera persi le forze e mi lasciai cadere a terra, per la centesima volta quella settimana.

Appoggiai la schiena contro la mia auto e nascosi il volto fra le gambe. Piansi qualche lacrime silenziosa e sperai che 
nessuno mi si avvicinasse ad abbracciarmi e chiedermi una sterlina e farmi soffrire per le due settimane seguenti. Poi sentii dei passi farsi sempre più vicini.


-No, non ho soldi-supposi fosse l'ennesimo poveraccio.
Una risata così familiare riempì il mio cuore facendo smettere alle lacrime di scendere. Capii perfettamente chi fosse, ma nonostante volessi stringerle  sussurrargli quanto mi fosse mancato, preferii starmene a testa bassa ed aspettare che dicesse qualcosa.


-Non avrai davvero creduto che volessi una sterlina quel giorno, vero?-non risposi.
-La verità è che volevo abbracciarti..-avevo ancora il viso coperto dalle mie mani che si bagnarono di altre lacrime a quelle parole.


-Perché mai?-balbettai finalmente con un filo di voce fioca. Tirai su con il naso.


-Te l'ho detto; volevi riprendere la tua vita fra le mani e ti serviva un incoraggiamento.-


Me ne fregai del modo in cui mi ha abbandonata e del fatto che prima di farlo mi ha lasciato impresso sulle mie labbra il sapore delle sue. Me ne fregai di quanto avrei potuto soffrire ancora. Me ne fregai dell'opinione di mia sorella. Me ne fregai di tutto quanto. Diedi il via libera ad un pianto isterico ed alzai il volto gettandomi direttamente fra le sue braccia.

Ricambiò subito l'abbraccio e fece si che mi sentissi protetta al cento per cento stringendomi e strofinando la sua mano ripetutamente sulla mia schiena. Mi aveva intrappolato, ma era una trappola talmente piacevole da desiderare di durare per sempre. Il colpo di grazia fu semplicemente il suo 'piccola' sotto voce, proprio a pochi millimetri dal mio orecchio. La sua voce rauca rendeva il tutto ancora più doloroso e dolce del normale.


Rimanemmo in quella posizione per una manciata di minuti finché non mi propose di salire in auto e andarcene da qualche parte per parlare. Annuii ed asciugandomi il volto mi sollevai da terra salii in auto insieme ad Harry. Stetti ferma e in silenzio per circa tre secondi, ma poco dopo dovetti posare la tesa sul volante e prendermi qualche secondo per riflettere; la mia mente non poteva affrontare tutto quella situazione senza rimetterci un po' di pace.


Mi invitò a sollevare lo sguardo e rivolgerlo ai suoi occhi, che mi guardavano tra sparendo fiducia e serenità. Mi sussurrò una serie di parole, ma fra tutte mi rimase impressa la frase 'Ero talmente convinto di non valere nulla per te..ma alla fine valgo come tuo più grande dolore..'. Si sentiva in colpa. Si sentiva in colpa per avermi abbandonato e gli ci sono ben quattro giorni per capire che per me era davvero importante e che se se ne fosse andato io avrei sofferto parecchio. Ha dovuto provarlo per testarlo. Harry è intelligente e sensibile, ma è pur sempre un uomo. 


Attimi di silenzio, attimi di silenzio che valevano più di mille parole s'inoltrarono fra di noi. I miei occhi erano puntati sulle sue dolci labbra a forma di cuore che sembravano chiamarmi ed incitarmi ad unirle con le mie. Mi diedi una calmata prendendo un lungo respiro. -Credo ancora che non ti avrei dovuto baciare-esclamò all'improvviso con voce tremolante. Non mi degnai nemmeno di rispondermi, ma finalmente realizzai il mio desiderio.

Fui io questa volta ad avvicinarmi a lui ed imprimere il sapore delle mie labbra sulle sue. Erano serrate e non permettevano alle nostre lingue di entrare in contatto come avrei voluto, ma alla fine si costrinse a lasciarmi libero l'accesso e potei finalmente dire di averlo baciato con passione. 

Le nostre lingue giocavano a rincorrersi vorticosamente mentre sulle sue guance compariva una leggera tintarella che mi spinse, non so perché, ad aumentare il sentimento afferrando fra le mie mani i suoi capelli per la prima volta liberi dal cappello di lana. 


-Sai Camille, credo di non averti mai detto quanto tu sia bella-sussurrò una volta che si decise di staccarsi per riprendere fiato.

Come risposta mi limitai a ricambiare il sorriso ed affondare di nuovo le mie labbra nelle sue. Le mani di entrambi erano incontrollabili; si muovevano senza un vero e proprio obiettivo o meta.

Io passavo dai suoi ricci, al suo viso o addirittura la mano spesso scivolava sul fondo schiena. Lui faceva lo stesso, fin quando non mi stancai e lo incitai a rischiare posando i suoi palmi sui miei seni. Lo fece e sorrise non appena emisi un leggero ed involontario gemito che mi fece sorridere a mia volta imbarazzata e divertita per via della reazione di Harry.

Mi rifiutavo di allontanarmi da lui e magari ascoltare parole che avrebbero potuto ferirmi di nuovo. Sapevo che se lo avrei lasciato sarebbe finita male, ma avrei dovuto lasciarlo respirare prima o poi, così mi staccai da lui sorridendo. Prima che potessi allontanarmi del tutto mi mordicchiò l'orecchio e lasciò una serie di baci sul collo facendomi il solletico. 

Ripresi fra le mie mani il volante mentre Harry continuava a fissarmi e sorridere, facendomi sghignazzare per tutto il tragitto diretto verso casa mia, dove avremmo potuto risolvere davvero la nostra situazione a modo nostro. 

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