capitolo 23

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-Un matrimonio? Questa è un'idea peggiore della vacanza, Camille..- Paris mi vuole bene, e lo so. E' che mi è difficile non avere il desiderio di risponderle male, quando mi nega tutto quello che potrebbe rendermi felice. Ha difficoltà a lasciarmi andare, ed anche a comprendermi. Peggio di nostra madre.

-Hai ventunanni-disse poi, continuando a sistemare maniacalmente le mie lenzuola. Le afferrai le mani tenendole ferme e la costrinsi a guardarmi negli occhi. -Accetta il fatto che voglio essere felice gli ultimi momenti della mia vita-le ho detto. 

-Tu non stai morendo, Camille-affermò seria.

-Non riuscite ad accettare la realtà..-sbottai coprendomi il volto con le mani. Ero disperata. Io ero pronta, più che pronta. Sapevo da parecchio tempo ormai che mi sarebbe spettata questa tragica fine, ed anche se ci soffrivo ogni giorno, ero mentalmente preparata all'idea di lasciare tutti. Loro no. Non mi permettono di andarmene in pace.

-Realtà o non realtà, se vuoi il mio parere, non puoi sposarti-

-Non ho bisogno del tuo permesso, Paris-

-Allora fallo, ti sarò accanto, ma sappi che un atto così importante non farà altro che darti un altro motivo per disperarti poi-Non voleva essere cattiva. Nelle sue parle c'era sincerità e amore; un amore incondizionato che mi ha cresciuto per tutto quel tempo. Mia sorella era tutto quello che avessi mai posseduto in quegli anni; capisco la sua preoccupazione.

-Quando te lo ha chiesto?-

-Due giorni fa-

-E tu?-

-Ho detto sì-

-E che altro vi siete detti?-

-Niente-

-Pensate di farlo qui, in ospedale?-

-Direi..non posso staccarmi da questi affarri-sbottai tiracchiando quei maledetti cavi. Paris sospirò ed annuì, poi mi accarezzò la fronte dolcemente e si sforzò in un sorriso. Mi sarebbe stata accanto.



Il mio corpo soffriva sempre di più quelle maledette cure. Non credevo che sarei arrivata al mese successivo, quello in cui Harry mi aveva promesso che mi avrebbe sposata. 

Disegnava di fianco a me torte nuziali, e ci rideva sopra cancellando dettagli che credeva fossero risultati male. Chiedeva il mio parere su tutto, anche sulla struttura dell'altare che occupò una pagina intera di un quadernetto a righe. Paris ci aveva comprato delle matite colorate e passavamo i pomeriggi a colorare i capolavori di Harry. 

-E pensare che tutto avverrà su un lettino d'ospedale-sospirai sghignazzando, mentre tenevo la testa china su un disegno di un mazzo di fiori che Harry mi promise avrebbe recuperato identico, per il nostro sedici aprile. 

-Tu chiudi gli occhi, e pensa che avverrà in un altro posto-fu la sua risposta in tutta serenità.

-E dove?-

-Ah non lo so, dovrai essere tu a immaginarlo..-

-E se lo disegnassi?- Harry sghignazzò ed acconsentì alla mia proposta. -Che dovrei disegnare?-mi domandò recuperando un nuovo foglio.

-La spiaggia è banale..-pensai ad alta voce.

-In una piscina-consigliò ridendo. Storciai il naso ed aggrottai la fronte. Una piscina? Ma da dove gli è uscita?

-Un castello?-proposi.

-Banale il doppio-fu la sua risposta. Sorrisi dandogli ragione. Ci furono molte proposte, una più bizzarra dell'altra. Rideva e faceva schizzi di ogni nostra singola idea, ma alla fine le pasticciava tutte. -Sulla luna-dissi poi io. Gli si illuminarono gli occhi.

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