capitolo 7

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La sue dita passarono dalla mia mano ai miei capelli. Le intrecciò fra di loro avvicinandomi sempre di più a lui che nel frattempo non perdeva il contatto dolce e caldo con le mie labbra. Non feci a tempo per ricambiare in qualche modo la stretta dato che non sentii più il suo bacio, le sue carezze e il suo respiro così vicino a me.

Riaprii gli occhi notandolo a testa china, tenuta ben stretta con le sue mani grandi. Giurai di averlo sentito singhiozzare, ma non ebbi alcuna forza di dirgli nemmeno una parola così me ne stetti ferma a divorarmi il cuore di dolore mentre lo osservavo disperarsi. E mentre lui era perso in lacrime io non potevo fare a meno che sentire i fuochi d'artificio esplodere nel mio stomaco nel ricordo del sapore delle sue labbra posate sulle mie. 

-Mi dispiace così tanto-non seppi come reagire, e d'istinto mi avvicinai a lui stringendolo fra le mie braccia. Non servì a nulla perché continuò a tenere lo sguardo basso e coprirsi il volto, ma seppi che il mio gesto lo fece per lo meno tranquillizzare un po' perché non lo sentivo più singhiozzare, si limitava a tirare su con il naso qualche volta.

-Perché dovrebbe dispiacerti..?-sussurrai con un filo di voce. Lui alzò lo sguardo e mi sorrise amaramente. Aveva gli occhi gonfi ed il suo bellissimo sorriso serviva a contornare tutto così tristemente e perfettamente allo stesso modo.
Si alzò dal letto e iniziò ad incamminarsi verso l'uscita. Lo fermai chiamandolo e si fermò, voltandosi e guardandomi negli occhi. Diceva che era tutto sbagliato, che era stato un idiota e continuava ad insistere con questa stupida storia del 'tu meriti di meglio'. Sembrava la scusa più grande che avessi mai sentito per dire 'non mi piaci'. Notare il dolore circondato di lacrime nei suoi occhi mi faceva solo che male e più cercavo di rimediare più lui insinuava che fosse solo un emerito deficiente. 

-Tu non puoi lasciarmi così. Tu non puoi farmi credere di essere qualcuno, farmi sorridere, farmi dimenticare tutto, farmi sentire...viva e baciarmi per poi dire che è tutto uno sbaglio, no, non puoi..tu semplicemente non..-la mia vista si stava offuscando e sentivo il fatidico magone salirmi in gola disperatamente-non puoi-terminai la frase appena in tempo per versare un marea di lacrime infinite. Mi lasciai cadere a terra e mi coprii il volto. Stavo mandando a quel paese tutto quanto in questi secondi perché si sa che nei momenti di sfogo, di pianto o di rabbia quei fottutissimi e orrendi ricordi ti tornano in mente e cercano di farsi spazio per farti sentire uno schifo totale. Non me lo sono mai spiegata, non mi sono mai spiegata come fosse possibile che nei momenti di debolezza il mio cervello debba mostrarmi tutte le delusioni della mia fottuta vita.

-I-io..mi dispiace Camille, mi dispiace davvero-potei alzare lo sguardo un'ultima volta per poter notare il suo viso bagnato dalle lacrime. 

-Hai intenzione di andartene, quindi?-a stento trattenevo le lacrime e la mia voce tremolava.

-Non era mia intenzione farti del ma..-

-Ma è quello che stai facendo!-alzai un po' troppo la voce e questo lo portò e far cadere l'ultima lacrima prima di tirare su di nuovo con il naso e guardarmi con uno sguardo dolorante.

Si coprì la bocca con una mano per trattener altri pianti ed uscì dalla stanza. Potei sentire i suoi passi lungo le scale; ero distrutta.
Ascoltai ogni singolo rumore, dal cigolare della scalinata allo sbattere della porta di casa ed ognuno di questi mi faceva impazzire sempre di più. Avrei voluto correre per raggiungerlo, ma dopo non avrei saputo se urlare il mio odio per lui o in realtà quanto io lo desideri. Rimasi così accucciata a terra, permettendo al mio cervello di divorarmi completamente il cuore. Non avrei potuto fare altro che piangere e lacerarmi all'interno. 

La mattina seguente ci pensò una chiamata di mia sorella a darmi il (buon)giorno. Erano le nove di mattina e lei già doveva chiamarmi e frantumarmi le palle con le sue storie. L'idea era ignorare la telefonata, ma lei è così insistente che dovetti allungare un braccio e   risponderle con un verso simile ad un muggito. Era la solita solfa: 'ma dove sei finita?' 'ieri ti ho chiamato duecento volte' 'con chi eri?' 'mi senti?'.
Quanto avrei voluto urlarle che il giorno precedente anche la mia speranza mi ha letteralmente abbandonato e che non avevo nessuna fottutissima voglia di stare a parlare di cose inutili come i suoi discorsi.

Ma non potevo, così mi dovetti sorbire ogni singola parola ed ogni singola lamentela. Una sigaretta mi aiutò a dimenticare tutto, per almeno un quarto d'ora.Avevo dormito per un giorno intero e per dormito intendo pianto, pensato, ragionato, bestemmiato, fumato. Lanciai un ennesimo sguardo alla sveglia digitale alle mie spalle e sospirai; a quell'orario di solito sarei dovuta essere già pronta e da Harry. Tutta una serie di imprecazioni mi accompagnarono per tutta la mattinata trascorsa a leggere riviste e fumare, come è mio solito fare durante le giornate di merda come quella.

Solo nel pomeriggio, mentre mi mangiavo un misero panino, mi venne in mente la pizza del giorno prima. Evidentemente nonostante il fattorino abbia suonato varie volte io non mi sono svegliata per aprirgli la porta e ciao ciao pizza. Non mi importò più di tanto, di soldi io non ne ho dati quindi non avevo perso niente. La mia intenzione non era affatto piangermi addosso per il giorno intero, avrei voluto uscire, anche se non ne avevo le forze morali e fisiche. 

Mercoledì, invece, fosse stato tutto regolare avrei semplicemente dovuto svegliarmi alle otto, darmi una sistemata e raggiungere Harry al bar, ma i piano cambiarono quel giorno. Dato che la sera precedente me ne stetti da sola e depressa a digiuno, quel pomeriggio decisi di invitare Noemi e di mangiarci qualcosa insieme guardandoci un film insieme alla televisione.

Non appena mi raggiunse tolse da una borsa di carta due vaschette di gelato di vario tipo e la pizza calda. Passammo così tutto il giorno; mangiando e chiacchierando fra di noi. La sera invece hanno trasmesso un mieloso e romantico film che la mia amica rossa volle vedere con tutta sé stessa. Io amo i film romantici, li ho sempre adorati..ma più lo seguivo e più pensavo ad Harry. Non sapevo il perché, ma ogni bacio scambiato dai protagonisti mi ricordava il sapore delle sue labbra.

Lo volevo di nuovo al mio fianco, ma allo stesso tempo non volevo rivederlo mai più in tutta la mia vita. Avrei voluto vederlo ridere e piangere, avrei voluto vederlo in ricchezza e in miseria. Dio, sentivo di odiarlo e volergli tutto il bene del mondo allo stesso tempo, era una sensazione così estranea al mio cuore. Lo odio per avermi fatto passare giorni interi con quel tormento nello stomaco e nel cuore.

Il giorno dopo non fu da meno dato che mi prese un'enorme depressione che mi costrinse a legarmi al letto con la scusa di un malore allo stomaco per via di tutte le schifezze divorate il giorno precedente.
Noemi fece spallucce e mi lasciò in pace per il resto della giornata, ma Paris mi conosceva troppo bene per cascarci.

Dovetti spiegarle tutta la situazione e ne rimase completamente pietrificata avvertendomi di non combinare qualche guaio.

'Non innamorarti in un periodo del genere Camille, potreste uscirne entrambi feriti.' dopo aver detto quelle parole se ne era andata lasciandomi sola, mentre il mio cuore divorava la mia anima e la mia anima il mio cuore. 

Ho già detto che fra me ed Harry non potrebbe mai accadere nulla, mi sforzai di imporre al mio cervello anche se quest'ultimo si rifiutava di crederci davvero.

365 giorni per dirti ti amo.Where stories live. Discover now