capitolo 21

262 11 4
                                    

Ricoverata, dovevo essere ricoverata.
Non mi avrebbero lasciato partire per la mia amata Inghilterra, perché sarei dovuta rimanere lì, nell'ospedale di quell'isola e patirmi l'inferno.
Mi fu assegnata una stanza, la numero 203. Non avevo un compagno nel lettino di fianco, ma mi avevano assegnato tre infermiere per assicurarsi che stessi bene 24h su 24. Venivano effettuati controlli su controlli e non potevo godermi nemmeno due ore di sonno filate, perché mi sottoponevano ad esami in continuazione.

-Le funzioni sono tutte attive, ma se non interveniamo immediatamente, potrebbe iniziare a degradare e perdere pian piano ognuna di esse. Abbiano analizzato i risultati dei test che ha eseguito il giorno in cui si è presentata qui, ed è perfettamente in grado di compiere anche i rompicapo più complicati, ma abbiamo verificato un problema durante la colorazione dei disegni. Secondo gli psicologi infantili, il fatto che lei abbia colorato all'esterno dei bordi così tante volte in punti in cui di solito è facile mantenersi dentro i limiti, determina una scarsità per quanto riguarda la capacità motoria. So che può sembrare una cosa sciocca, ma da piccoli ed insignificanti dati come questi, possiamo dedurre le sue capacità.

Infatti, la zona in cui è presente il suo tumore è questa, ovvero a cavallo fra la zona motoria e sensitiva. In poche parole, se non ci diamo una mossa a ridurre di qualche millimetro quel tumore, fra meno di due mesi, lei non sarà in grado di muoversi ed avere dei riflessi pronti ed equivalenti alla media.-
Questa era la brutta notizia di cui parlavo. Avevano ritirato i miei disegni ed erano spariti per molto tempo, finché non entrarono a dirmi queste fredde e crude parole. Non sapevo minimamente come reagire, l'unica cosa che fui in grado di fare fu accucciarmi al petto di Harry ed attendere le lacrime, che non arrivarono mai.

-Molto bene Camille, fra poco arriverà il Dtt.Montgomery e potrà visitarla-l'infermiera Eleanor sorrise, posò la mia cartella ai piedi del letto e se ne uscì. Rivolsi lo sguardo verso Harry, che dormire sfinito sulla poltrona al mio fianco. In tutto quel tempo, lui mi era stato sempre vicino.

Si era portato i vestiti dall'hotel ed aveva confessato che sarebbe rimasto con me fino alla fine. Ovviamente non gli fu possibile, perché i medici pretendevano che mi lasciasse sola, ma ottennero solamente la sua costante presenza durante il giorno. La notte, invece, rimaneva a dormire sulla panca fuori dalla mia stanza.

Nei corridoi nessuno poteva dirgli nulla. In realtà, rimaneva sveglio e talvolta entrava a farmi compagnia. Durante il giorno, poi, era talmente stanco che si addormentava per ore ed ore intere.
Forse vi siete chiesti se mia sorella fosse al corrente di tutto questo. Sì, lo è.
Ha preso il primo volo per Malta e si è subito diretta qui, ma arrivò solamente il giorno dopo, perché si era persa una decina di volte nel bel mezzo del traffico.
-Salve!-un uomo basso, con i capelli color grano raccolti in una coda bassa mi sorrise. Pensai a quanto fosse buffo, mentre teneva stretta a sé una borsa vimini enorme.
-Buongiorno-risposi.
-Dunque, mia cara Camille. Come va?-si sedette sulla poltrona alla mia sinistra, ed usò un tono piuttosto basso per non svegliare Harry. Apprezzai la sua attenzione per questo particolare.

-Potrebbe andare meglio-
-Lo credo bene. Mi presento, io sono Charlie Montgomery e sarò il tuo psicologo-
-Psicologo?-
-Non sei pazza, ma ho solo il compito di tener d'occhio i possibili progressi-sorrise sbottonandosi il camice e rimanendo in giacca di cuoio. Aveva caldo e mi aveva chiesto di non dirlo a nessuno. Risi ed annuii, continuando ad ascoltare le sue domande.
-Sai che giorno è oggi?-
-Il quindici marzo-
-Sai dove ti trovi?-
-A Malta-
-Brava. Sai anche dirmi chi è il ragazzo al tuo fianco?-
Mi voltai verso Harry e sorrisi annuendo.
-Si chiama Harry, è un mio stretto amico-
-Amico o ragazzo?-
-Ragazzo-
-Da quanto lo conosci?-
-Tre mesi-
-Da quanto sai di avere questo tumore?-
-Tre mesi-Charlie sospirò ed annuì comprendendo le coincidenze.
-Alza la mano destra, poi quella sinistra ed infine entrambe contemporaneamente. Brava, adesso rifallo per quattro volte-
Pensai che fosse una totale cavolata, ma quando sollevai le mani per la terza volta, mi bloccai e sentii un capogiro alla testa. Montgomery non mi disse nulla, ma gli ultimi due gesti furono eseguiti all'opposto, perché sollevai prima entrambe le mani, poi quella destra e poi la sinistra.

-Ora so che dovremo esercitarci sulla motoria. Lo sapevo già, ma pensavo fossi un caso più grave..-abbassò lo sguardo sulla sua cartellina e scrisse qualche parola nel totale silenzio.
-Che ne dici se coinvolgiamo il tuo amico nell'allenamento?-sorrisi annuendo, poi mi voltai per tentare di svegliarlo, ma Charlie mi fermò dicendomi che se ne sarebbe occupato lui.
-Sveglia ragazzo!-strillò battendo le mani. Mentre ero intenta a sghignazzare, Harry aprì velocemente gli occhi ed assunse uno sguardo spaventato. Non sapeva cosa stesse accadendo, mentre Montgomery era già in marcia verso la sala dove mi avrebbe aiutato ad esercitarmi ed io stavo cercando di sollevarmi.
-Seguici, andiamo in palestra!-
Ero molto divertita dalla situazione, e la cosa più divertente era lo sguardo sbigottito di Harry perennemente presente durante tutto il tragitto verso la sala. Gli fu spiegato tutto più tardi, mentre io stavo già esercitandomi a muovere polsi e mani ritmicamente. Non avevo del tutto perso le capacità di muovermi, ma stava diventando difficile coordinarle perfettamente.
-Potresti farli anche tu questi esercizi-
-Ma io sto benissimo-rispose Harry continuando ad osservarmi.
-Figliolo, il corpo umano non può fare altro che migliorarsi, lo sai?-Harry sospirò ed annuì, iniziando ad eseguire i miei stessi esercizi. Ovviamente li eseguiva con più scioltezza, al contrario io mi fermavo spesso e ragionavo su cosa avrei dovuto fare come gesto successivo.

Non era solo sollevare le mani e coordinarle, ma passammo anche ad esercizi più complicati come il gioco fra pollici e saltare facendo altre azioni nello stesso momento. Mi resi conto di quanto fossero difficili cose che avevo totalmente sottovalutato.
Durante tutto il pomeriggio mi lasciarono riposare, con Harry al mio fianco che continuava a dormire imperterrito. A dire il vero sonicchiava, e una volta o due si svegliava e mi chiedeva se stessi bene.
-Lo sai che oggi sono tre mesi che ti ho conosciuta?-sorrise stringendomi la mano.
-Sì, il quindici gennaio-
-Sembra così tanto tempo fa..-
-Non essere malinconico, altrimenti lo divento anch'io.-
Harry sorrise, scosse la testa e si avvicinò alla mia fronte lasciandomi un lento e caldo bacio che mi rassicurò e mi fece scordare per una frazione di secondo tutto quel che stava accadendo attorno a me.

***

-Buongiorno signorina-il sorriso di una delle mie infermiere di prima mattina mi diede un po' di sollievo. Alle sue spalle c'era Harry, con i capelli scompigliati e gli occhi ancora arrossati per via della notte passata su quella scomoda panca. Erano le nove del mattino e il sole entrava attraverso le tende abbassate. Rosy, l'infermiera, le alzò e permise alla stanza di illuminarsi completamente dando un po' di luce e colori alla morte e tristezza che aleggiava da ore.
-Oggi avrà gli esiti finali dei suoi esami-mi sorrise di nuovo la bionda. Ricambiai ringraziandola, prima che potesse uscire e lasciare la porta socchiusa.
Rimasi sola con Harry che continuava a dirmi che sarebbe andato tutto bene e che avrei potuto continuare la mia vita come l'avevo lasciata; ma solo dopo essermi sottoposta a quell'operazione che avrebbe dovuto rendermi molto più facile la sopravvivenza.
La porta si aprì di colpo, sbattendo bruscamente contro la sedia lì a fianco e sulla soglia comparve la mia dolce sorella tanto gentile e comprensiva.
-Cosa ti hanno fatto?-mi chiese catapultandosi accanto al mio letto. Io non mi sentivo nemmeno la forza di muovere le labbra, perciò fu Harry che spiegò tutto quello che mi avevano fatto in quei giorni. Paris iniziò a piangere all'improvviso, e mi strinse la mano. Le dispiaceva di avermi lasciato andare così lontano da casa e le dispiaceva di non essere stata con me quando mi sono sentita male. Da quando ha saputo del tumore, ha sempre voluto essere al mio fianco lungo tutta questa avventura. Prese un bel respiro, si sedette sul letto e guardò prima me, poi Harry, ed infine di nuovo me.
-Camille, sono incinta-abbassò lo sguardo.
Rimasi pietrificata ad osservarla e cercai di realizzare il concetto con molta calma. Oh mio dio, mia sorella? Paris? Incinta? Non potevo capacitarmene e non riuscivo a capire perché avesse scelto un momento delicato come quello per dirmelo. Forse voleva approfittare della tensione e confessare tutto quello che era un peso in più per il suo povero cuore.
-Paris, è meraviglioso-affermò Harry cercando di smorzare l'aria di paura e commozione che tirava fra me e mia sorella. Paris abbracciò Harry e lo ringraziò, poi si rivolse di nuovo verso di me, che non avevo ancora trovato la forza per dire una singola parola. Mi limitai a sorridere lievemente e stringerla a mia volta, finché non fummo interrotti dall'entrata del mio medico.
-Vedo che ci siamo tutti, quindi posso comunicarvi che le cure che Camille dovrà eseguire saranno ben diverse da quel che credevamo..-sospirò. Iniziammo ad allarmarci.
-Camille dovrà essere sottoposta alla *chemioterapia-

____________________________________

chemioterapia: una serie di iniezioni nel sangue,
con lo scopo di combattere le cellule tumorali.
Provoca caduta dei capelli, indebolimento del
corpo e pallore.

365 giorni per dirti ti amo.Where stories live. Discover now