-due- 🌼

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-cosa stai leggendo hyung?- sorrisi aspettandomi quelle parole.
Nell'ultimo mese avevo scoperto che Jisung, a differenza di come dimostrava, era tanto timido quanto curioso.
Ci avevo messo giorni per riuscire ad avere una vera e propria conversazione con lui, a volte sembrava che parlassi da solo, ma lui era sempre lì ad ascoltarmi, e lentamente cominciò anche lui a ridere alle mie battute e raccontare qualche avventura o fantasia, emozionandosi sempre e gesticolando in tutte le direzioni e con lo sguardo di un bambino.
-é solo un libro di storia, fra poco ci saranno gli esami all'università- lui annuì voltandosi verso la strada trafficata.

-anche io vorrei andare all'università- la sua voce triste ruppe il silenzio e io sentì un peso al cuore vedendo i suoi occhi lucidi e i denti mordere le labbra che tremavano.
-puoi ancora farlo- lui mi guardò male, solo un attimo, poi tornò a ignorarmi.
-dico sul serio Jisung, quanti anni hai? Non penso più di diciassette- gli posai una mano sulla spalla, invitandolo a voltarsi verso di me.
-ne ho sedici- sussurrò.
-ecco, perfetto! Puoi ancora diplomarti e andare all'università- chiusi il libro e lo appoggiai accanto a me dando la priorità a Jisung.
-oh certo, perché non c'ho pensato prima?- ridacchiò qualche secondo, poi tornò a guardare la strada triste.
-non vedo nessun motivo per il quale tu non lo possa fare-
-no? Quindi per te basta che vada in una scuola e chieda al preside d'iscrivermi e magari anche di farmi dormire a casa sua, giusto?- sospirai guardandolo, poi gli presi le spalle girandolo finalmente verso di me.
-non sono stupido, so che ci sono dei motivi per i quali non hai potuto proseguire i tuoi studi, ma sei ancora minorenne, hai il diritto di avere qualcuno che si prenda cura di te, di avere una casa e di andare a scuola, se tu andassi che ne so... Dalla polizia, gli assistenti socia- mi fermai quando mi spinse allontanandolo da me.
-neanche io sono stupido, conosco i miei diritti e so perfettamente quello che potrei fare-
-e perché non lo fai? Preferisci restare su questa panchina per sempre?- lui non mi rispose, continuando a guardare la strada.
-non so perché tu sia qua ok, non me l'hai mai detto e non te l'ho mai chiesto, ma non penso che sia una tua scelta, che tu un bel giorno abbia deciso di trasferirti in questa panchina. Non penso neanche che tu sia entusiasta all'idea di vivere così tutta la tua vita, quindi davvero non capisco perché non fai niente per cambiare le cose-
-esatto, non sai perché sono qua, quindi non puoi dirmi niente- mi guardò male e io sospirai.
-non me lo puoi dire? Non mi prenderei gioco di te, voglio solo aiutarti- lui scosse la testa e io annuì.
-ok, hai i tuoi motivi- sorrisi leggermente sconsolato.
-ora vado, ci vediamo- ripresi il libro di storia e lo salutai, per poi attraversare la strada ed entrare in casa.

-guarda- sorrisi al minore mostrandogli lo schermo.
-uhm... Cosa dovrei guardare di preciso?- storse il naso cercando sullo schermo.
-tutto? È un corso online per prendere il diploma. È come andare a scuola, ma al computer, certo, per gli esami si deve andare alla sede, ma il resto è online- lui roteò gli occhi e mi guardò male.
-non ho un computer sai? E non ho soldi per farlo, e non ho neanche dei genitori che mi iscrivano-
-lo so! Ma io ho un computer, ho anche i soldi- poco dopo mi ritrovai la sua mano marchiata sulla mia guancia.
-perchè mi hai schiaffeggiato?- mi lamentai accarezzandomi la guancia.
-stai delirando. Non voglio dipendere da te, tanto meno farti spendere tutti quei soldi per nulla- quasi urlò continuando a guardarmi male.
-non ti sto dicendo di dipendere da me, ti sto solo offrendo il mio aiuto, e potrei anche spendere tutti i miei soldi per te, sono miei e ci faccio quello che voglio, e di certo non sarebbero sprecati. Odio vederti così... Non sopporto il fatto che gli altri ragazzi della tua età passino le notti nel loro letto, al caldo, dopo aver avuto un vero pasto con la loro famiglia, mentre te stai su una cazzo di panchina da solo-
-non sono solo- si limitò a rispondere.
-no? Chi c'è oltre a me che ti dà vestiti puliti, ti porta la colazione, il pranzo e la cena e ti fa compagnia? Non ho mai visto nessuno qua- mi pentì della scelta di parole. Non volevo farglielo pesare, ero felice di quello che facevo con lui, ma non abbastanza.
-hai un computer, no? Perché non cerchi cos'è successo qua due anni fa?- indicò il pc.

-ok. Cercherò cos'è successo. Non cambierò idea, ma se vorrai passare il resto della tua vita così, non cercherò di farla cambiare neanche a te. Avevi detto di non essere stupido e di conoscere i tuoi diritti, quindi hai la piena potestà di decidere per il tuo futuro, e io non sono nessuno per obbligarti a cambiarlo, ma non ho intenzione di restare in contatto con una persona che invece di lottare per i suoi diritti, la sua libertà e anche la sua vita in realtà, perché continuando così non penso che andrai avanti molto a lungo, ha preferito restare su una panchina a non fare nulla. Non ti sto sgridando, non sono arrabbiato con te, voglio solo che tu capisca che hai ancora tutta la vita davanti, puoi cambiarla completamente, se vorrai potrai dimenticare questo ed essere una persona nuova, vivere come gli altri, se non lo vorrai potrai ricordarti di questo ed essere fiero di quello che sei riuscito a fare, perché è difficile, lo so che è difficile, ma se resterai semplicemente qua, a poltrire su una panchina in una comune strada, passerai tutti i giorni a pentirti delle tue scelte, forse ti odierai, ma questo dipende tutto da te- ripresi il computer e tornai dentro casa.

𝙃𝙤𝙢𝙚𝙡𝙚𝙨𝙨 // 𝙈𝙞𝙣𝙨𝙪𝙣𝙜Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora