𝕺𝖕𝖆𝖑 ꧁៙Nono capitolo៙꧂

Start from the beginning
                                    

Il bar, dai toni raffinati e luccicanti, era solo un dettaglio che accompagnava l'enorme magnificenza dell'azienda di Siria.
E sotto vi erano anche vari traffici illeciti, ovviamente.
Penso che nessun uomo o nessuna donna sarebbero stati in grado di gestire tutto. Ma Siria era una creatura a parte, l'unione perfetta delle due razze.
E, senza figli o famiglia, tutti credevano che un giorno avrebbe passato a me le redini dell'impero.

Bene, io non volevo proprio nulla. Io avrei fatto fallire tutto nel giro di mezz'ora.

Notai Pier seduto ad uno dei tavolini, con la sua birretta e i suoi stuzzichini. Guardai l'orario: erano le undici e mezza.
Mi bastò attendere qualche istante per capire il motivo che aveva spinto Pier, non solo a bere solo una birretta, ma anche nel presentarsi sul posto di lavoro così presto.
Il Diamond aveva assunto una nuova cameriera, vista la fine della stagione estiva molti erano andati via.

In effetti la ragazzina era molto bella, con un trucco impeccabile, dalle sopracciglia fino al mento. Non un solo capello in disordine nel su codino nero, né imperfezioni nel semipermanente.
Sembrava finta.
Pier non aveva mai smesso di essere il solito Don Giovanni di sempre.

«Nuova vittima del tuo fascino? » domandai sedendomi al suo fianco, con la solita strafottenza e arroganza che mi aveva sempre distinta in ogni occasione.
La ragazzina doveva essere arrossita, nonostante i tre chili di fondotinta nascondessero la sua pelle.
«Gelosa, cherie?» mi domandò con un sopracciglio alzato.

Scoppiai a ridere e la cameriera si allontanò in fretta dal tavolo.
«Non ci posso credere che tu abbia abbandonato davvero il Diamond».
Pier accompagnò la sua frase con un sorso si birra, senza lasciare che i suoi occhi azzurri incrociassero i miei verdi.

«Non ho abbandonato nulla. Semplicemente ho interrotto la mia carriera per una vita un po' più appartata. Mi resta solo il lavoro da modella».

«Almeno quello il tuo padrone te lo lascia fare».

Mi accigliai. Elia non era il mio padrone, era il mio ragazzo. Anche io sarei impazzita di gelosia se lo avessi visto nelle vesti di un Master giocare con una schiava.
Anche se... Elia come master...

Mi sistemai i capelli per scacciare quell'idea non opportuna; almeno in quel momento.

«Pier, non voglio entrare in discorsi che non capiresti. Ho deciso di cambiare la mia vita, non me stessa. Si chiama rispetto».
«Si chiama sottomissione! E la Sara che conosco non si sarebbe mai fatta sottomettere da un uomo!»

Lo fulminai con lo sguardo. Stava urlando davanti a tutti i clienti, voltatisi per osservare il teatrino che stavamo offrendo loro.
«Abbassa la voce» sibilai.
In risposta bevve l'ultimo sorso di birra, sbattendo il bicchiere sul tavolo.

«Hai rotto il cazzo, tu e quel coglione del tuo damerino».
«Pier, ho detto di calmarti».
Mi afferrò per le spalle, io rimasi del tutto impassibile. Non era la prima volta che mi ritrovavo ad assistere ad una sua scenata. Eravamo stati amanti e amici, nonostante sapessi che per lui ero qualcosa di più.
Tuttavia ero stata chiara: tra noi non ci sarebbe stato più nulla.

Pier poggiò la fronte sulla mia, l'odore di birra si era mischiato al suo profumo e questo scatenò in me una moltitudine di ricordi.
Volevo davvero bene a Pier e per nulla al mondo avrei voluto perderlo come amico. Però doveva capire che ormai c'erano dei limiti e non volevo oltrepassarli.

Gli afferrai i polsi per staccarlo dalle mie spalle, ma lui mi baciò. Un bacio che lui cercò di far diventare più profondo, ma a cui io non permisi sviluppi.
Anzi, lo colpii allo stomaco.
Finalmente si allontanò da me con un ansimo.

DiamondWhere stories live. Discover now