꧁𖢻Primo capitolo𖢻꧂

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Non ero mai riuscita ad essere pienamente me stessa, costretta a reprimere la rabbia e l'odio, maturati a causa di ciò che mi era successo

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Non ero mai riuscita ad essere pienamente me stessa, costretta a reprimere la rabbia e l'odio, maturati a causa di ciò che mi era successo. Celavo gli occhi al mondo per impedire che vi scorgessero ciò che essi nascondevano.

Cos'altro poteva essere la pupilla di un occhio se non la voragine dove l'anima risiede?

Aspettavo solo qualcuno che potesse accettare e accogliere ciò che ero e ciò che bramavo fare senza giudicarmi.
Dentro covavo rabbia e rancore verso il genere maschile, e mi eccitava vederli soffrire, osservarli docili e obbedienti l volere di una donna.
Per anni avevo evitato qualsiasi relazione proprio per questo, da quando scoprii il sesso a quattordici anni con brutalità. E questo accadde poco dopo i miei diciotto anni, in un pub poco frequentato del centro di Milano.

«È affascinante notare come riesci a farti valere con i tuoi amici maschi » mi sorprese una voce femminile appena aspra. Ero ferma al bancone, il mio gruppo di amici era rimasto seduto al tavolino mentre io ordinavo i nostri cicchetti.

«Cosa, prego? » domandai voltandomi. Al mio fianco c'era una donna bellissima, slanciata, con lunghi capelli rossi e due occhi azzurri troppo belli per essere naturali. Erano lenti colorate, ci avrei giurato. Sembrava quasi la principessa Ariel, la dolce sirenetta invaghita del principe umano. «Scusami se ti ho osservata» si curvò sensualmente sul bancone e il barista le mise davanti un Manhattan, un cocktail con vermouth e whisky e una ciliegia rossa come i suoi capelli, facendomi pensare ai miei amici, soliti prenderne alla frutta, come a dei ragazzini.

«Sai, mi piace il modo in cui non ti fai sottomettere dagli uomini. Sembri avere un talento naturale per la dominazione» concluse regalandomi un sorriso magnifico.

«Beh, grazie... » ero appena imbarazzata, non sapevo cosa rispondere a un complimento del genere.

«Non è bello che un talento del genere vada sprecato».

Ero confusa, terribilmente confusa. E la luce soffusa del locale non mi aiutava a capire quale fosse lo scopo di quella donna.

Mi fu vicina, troppo. Stranamente la sua presenza non mi infastidiva. Forse era merito dell'alcol, forse di quel modo sensuale che aveva di parlarmi. Il suo viso era incredibilmente vicino al mio, sentivo l'odore di alcol del suo drink arrivarmi direttamente nei polmoni.

«Vorrei proporti una cosa, che ne diresti di farlo per soldi? »

Quell'idea mi lasciò spiazzata, se fossi stata abbastanza lucida mi sarei sentita anche sconcertata. «Non credo sarebbe...» tentai di rispondere, ma lei non mi lasciò terminare.

«Cara, è facile. Devi sottomettere degli uomini, umiliarli, distruggerli. I clienti che ti fornirei vogliono solo questo e in cambio avrai un sacco di soldi. Soldi per schiacciare i loro cazzettini sotto i tuoi deliziosi piedini » mi spiegò, guardando le mie scarpe aperte, e io arretrai di qualche passo. «In molti ti vorrebbero. Cosa ne pensi? »

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