꧁𖢻Quattordicesimo capitolo𖢻꧂

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Nyx era andata via verso le sei di mattina, dopo l'ennesima scopata per cui la mia vicina di casa avrebbe nuovamente minacciato di chiamare i carabinieri

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Nyx era andata via verso le sei di mattina, dopo l'ennesima scopata per cui la mia vicina di casa avrebbe nuovamente minacciato di chiamare i carabinieri. Certe volte mi balenava l'idea di comprarle un'altra villa mille chilometri lontana da casa mia ed esiliarcela. Però non sarebbe più stato divertente.

Certe volte io e Nyx lasciavamo le finestre aperte appositamente perché vedesse quello che facevamo; forse le dava semplicemente fastidio che non la invitassi ad unirsi a noi, oppure che al marito diventasse troppo duro.

Avrei voluto che lei dormisse con me quella mattina, io ed Elia ci saremmo visti per le sei, avevamo tutto il tempo per fingere un semplice pigiama party. E invece lei era corsa a casa dicendomi che doveva dormire e prepararsi per una maratona di sesso con il suo rockhettaro.

Quando sentii suonare il campanello saltai dal letto come se fossi stata punta da uno scorpione. Il campanello suonava e io mi stavo ancora strofinando gli occhi mezza rincoglionita.

Guardai l'orario, le sei erano passate già da alcuni minuti. Merda, Elia.

Corsi giù cercando di sgrovigliarmi dalle lenzuola, conoscendo quanto lui fosse poco propenso al ritardo.

Quando arrivai al citofono il display mostrava il viso di un Elia abbastanza corrucciato. «Scusa, entra » gli dissi aprendogli il cancello.

«Mi stavo iniziando a preoccupare».

Avevo circa venti secondi per togliere almeno i piatti sporchi, il tempo che lui percorresse il vialetto del mio giardino e lo avrei trovato dietro la porta.

La signora Jenna, la mia governante, era influenzata da due giorni e da due giorni casa era completamente abbandonata a se stessa. Per fortuna vivevo più al Diamond, altrimenti il macello sarebbe stato inquantificabile.

Li impilai tutti e quattro e li lanciai nella lavastoviglie. Naturalmente non avevo la minima idea di come funzionasse; mi limitai a chiudere il cestello con forza sentendo un grosso crack. Sperai che non fosse nulla di troppo grave.

Elia suonò alla porta e mi precipitai ad aprire. Non mi ero neanche guardata allo specchio, ma non mi importava.

«Stavi ancora dormendo? » mi chiese sconcertato. Beh, mi stancavo parecchio a lavoro. Solo dire che ogni settimana mi toccava sopportare Anastasia e le sue suppliche era tutto un dire.

«Beh... Potremmo dire così» mi appoggiai alla porta prima di spostarmi e farlo entrare. Era la prima volta che lo invitavo a casa mia e lo lasciai guardarsi intorno, osservare il mio splendido salotto pieno di souvenir portati dai miei viaggi nei luoghi più pericolosi della terra. Rimase ad osservare la mia enorme rosa del deserto, una roccia che il solo trasporto mi era costato quattromila euro. L'avevo trovata io nel deserto del Sahara, non potevo lasciarla la.

Aveva una busta di carta con sé, sembrava pesante e non so cosa contenesse. Ero curiosa.

«Wow, casa tua è magnifica» si complimentò osservando i quadri, gli arazzi e le anfore romane. Una era perfino antica di duemila anni. Qualcosa che mi sarebbe potuto costare la galera.

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