꧁𖢻Trentaseiesimo capitolo𖢻꧂

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Non mi sembrava ancora di essere viva e di aver portato a termine il mio piano folle

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Non mi sembrava ancora di essere viva e di aver portato a termine il mio piano folle. Mi ero vendicata anche di Vincenzo e avevo scoperto che a violentarmi erano stati solo in due. Non avrei potuto saperlo con certezza, ma sapevo solo che mi bastava. Mia sorella era salva.

Quando,appena un quarto d'ora dopo, sentii citofonare, aprii immediatamente.

Olimpia mi era di fronte, spaesata, incredula, felice.

Non riuscii a trattenere le lacrime e piansi ancora, gettandomi su di lei e abbracciandola.

«Sara...»sussurrò soltanto, ma poi ricambiò l'abbraccio, lasciando che piangessi sulla mia spalla.

Sei anni... Erano passati sei anni da quando non la toccavo. E fu come stracciare tutto quel tempo, ritornare indietro e riallacciare ciò che eravamo.

Quando mi calmai la feci entrare. Rimase impressionata da casa mia, dal mio cagnolino.
Naturalmente voleva risposte, tante risposte. E io gliele diedi. Le raccontai del mio lavoro, della mia vita, di Elia. Lei rimase appena interdetta, ma non scandalizzata come avevo ipotizzato.

Le raccontai anche di Vincenzo, delle sue bugie e di come voleva solo approfittarsi di lei.

«Sara quello che mi stai dicendo è assurdo» si mise sulla difensiva.Ero certa non mi avrebbe creduta, per questo accesi il computer e le mostrai tutto. Perfino i video delle loro notti d'amore che lui inviava a quella vecchia senatrice.

Quella verità la lasciò scandalizzata e allibita. Sentii chiaramente il muro delle sue convinzioni infrangersi e crollare. Si lasciò cadere sulla poltrona e guardò il vuoto in silenzio.

«Ma ha avuto il suo Olympia».

Vidi le lacrime rigarle il volto, ma nessun altro movimento mosse il suo volto.

«Mi dispiace. » cercai di consolarla. Ma lei stava metabolizzando ciò che le avevo mostrato e non riusciva a reagire.

«Come ho potuto essere così stupida...» sussurrò dopo un pochino,abbandonata sulla poltrona.

«Quando si ama è difficile guardare al di la del proprio naso».

Consolare Olimpia fu quasi impossibile, di Vincenzo era davvero innamorata. Dormimmo abbracciate, come quando eravamo piccole. La verità era che ormai eravamo due donne che della vita dovevano ancora imparare molto.

***

Al dolore emotivo ci si può proteggere solo in due modi: costruendo una barriera o distruggersi totalmente. Ho sempre pensato che la seconda scelta fosse la migliore, dalle macerie si può ripartire da zero per ricostruire tutto da zero sperando che i fantasmi del passato se ne restano al loro posto. Un po' come le case dei film horror costruite su antichi cimiteri. Sono sempre fantasmi a cui ci si può opporre e sconfiggere con la forza del presente.

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