L'ondine e l'elfo

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Il sangue schizzò ovunque mentre l'ennesima folgore trafiggeva il corpo martoriato della viverna, la quale stava avanzando lenta verso di lei.

La pelle dell'ondine, violacea per lo sforzo fisico e mentale, si coprì di piccole goccioline di sudore, ma la sola vista del suo compagno di viaggio steso a terra inerme le diede una forte scossa emotiva e, quando la viverna smise di rantolare, un sorriso amareggiato comparve sul suo volto. Osservò poi con distacco il sangue vischioso fuoriuscirle dalla bocca dischiusa in un'espressione contrita, anche se in cuor suo non riusciva a fare altro se non provare pena per lei. Odiava uccidere senza motivo altre creature, anche se queste erano malvagie.

Quando la bestia smise di muoversi del tutto, l'ondine corse subito verso il compagno stesso a terra: gli accarezzò preoccupata il volto, più pallido del solito e contornato dai lunghi capelli biondi appiccicatisi alle guance smunte a causa dei sudori freddi. Appoggiò l'orecchio al petto per sentire il battito del cuore e ne controllò il respiro, accertandosi che fosse ancora vivo. Infine, dopo essersi tranquillizzata, diede una veloce occhiata ai numerosi segni di denti e artigli che gli ricoprivano le braccia, come a tracciargli un ricamo di sangue e terra.

Devono procurargli un dolore intenso, pensò amareggiata.

Tuttavia, quando gli sfiorò di nuovo il viso per pulirlo, l'elfo aprì gli occhi debolmente, fissandola con quel verde smeraldo che contraddistingueva il suo sguardo.

«Maze...» biascicò: «Dov'è quella bestia immonda? »

Al ché l'ondine lo fissò corrucciata.

«Incosciente di un elfo, per poco non ti facevi ammazzare!» lo rimbeccò stizzita, seppur sollevata nel vedere che tutto sommato stava bene.

«Stava uccidendo i cavalli, dovevo intervenire...» borbottò l'elfo tirandosi su a sedere con fatica, mentre Mazarine rovistava nello zaino in cerca della borsa con gli impacchi di erbe per curargli le ferite.

«Mi hai fatto prendere uno spavento enorme, Elros... e poi quando sei nei guai devo pure venire a salvarti la pelle.» Borbottò lei. Elros, invece, la fissava calmo e con un sorriso tenue dipinto in volto.

«Scommetto che non sei così dispiaciuta per questo.»

Maze in risposta lo fissò con occhi inviperiti.

«Se non ti ammazzo con le mie mani ritieniti fortunato, e prega il tuo Dio che questa ferita non peggiori.» Sibilò senza aggiungere altro. L'elfo, invece, la osservò divertito.

«E di cosa dovrei preoccuparmi? Ci sei tu a curarmi queste, no?» Disse, ma dovette ricredersi non appena Maze gli strinse il nodo alla benda più del dovuto, per poi alzarsi subito dopo a rimettere la sacca con le erbe nella bisaccia attaccata alla sella del cavallo.

L'elfo sbuffò seguendola nei movimenti e andò a posizionarsi dietro di lei. Senza pensarci le appoggiò una mano sulla spalla, forse per darle conforto in risposta a quanto successo. 

«Grazie, Maze. Sei stata... brava.» Le disse guardando con distrazione davanti a sè. «Bhe, sembra che d'ora in avanti dovremo viaggiare sullo stesso cavallo.»

L'ondine trasalì a quella frase, guardandosi attorno in cerca dell'altra cavalcatura, ma si diede della sciocca per non aver pensato subito al banchetto della viverna uccisa poco prima.

Elros salì sul cavallo con un balzo atletico, tenendolo saldo per le briglie. «Dai, muoviamoci prima che un'altra di quelle bestie immonde torni per fare di noi il suo prossimo pasto, Wealdath ormai è vicina.» le disse mostrandole un sorriso cordiale.
Maze borbottò qualche parola di dissenso, ma alla fine salì in groppa alla bestia facendosi aiutare dalla forte mano dell'elfo.

Ma perché a me capitano sempre queste cose?, pensò sistemandosi meglio. Quando fu pronta, Elros diede una leggera pacca alla coscia del cavallo con il retro dello stivale, ed esso partì allegro verso il sentiero che avevano appena lasciato. Maze si appoggiò alla schiena del cavaliere, cingendogli il bacino con le esili braccia. Voleva dirgli tutto quello che le era balenato in mente non appena lo aveva visto cadere a terra: gli insulti rivolti verso il compagno che li aveva abbandonati lì, le urla assordanti che le avevano riempito le orecchie non appena la viverna gli aveva attaccato il braccio... il fatto che non avrebbe saputo come andare avanti senza di lui. 

Non voglio restare di nuovo sola... Pensò con le lacrime agli occhi. Non voglio restare senza di lui...

Elros, sentendo il peso di Maze contro la propria schiena, sorrise flebilmente. Senza poterlo sapere stava pensando la medesima cosa: non voleva farla preoccupare e, anzi, voleva tenerla al sicuro. Non avrebbe mai più messo in pericolo la sua dama dai lunghi capelli blu.

Dancing lightsWhere stories live. Discover now