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Fratelli.

«Io e Harad stiamo insieme.»

Non era stata una notizia sconvolgente. Non in un momento simile, almeno, dato che la questione era ormai diventata lampante: un gioco continuo di sguardi, battutine, frasi velatamente melense. Il viso di Layla che arrossiva ogni volta che Harad entrava nella stanza o le si avvicinava un po' troppo.

Sì, decisamente Zero non ne era sorpreso.

«Quindi?» Si limitò a chiederle atono, quasi come se la cosa potesse dipendere da lui. Cercò persino di ignorare con ogni fibra del proprio corpo la morsa che aveva iniziato a sentire al fondo dello stomaco.

Rabbia, preoccupazione, solitudine.

Layla parve accorgersi di questo turbamento, tanto da iniziare a osservarlo con intensa apprensione. La voce bassa, impacciata, le uscì flebile dalle labbra cercando di fare appello a tutto quel che poteva esserci di buono in suo fratello.

«Abbiamo la tua approvazione? Tu sei mio fratello, l'unica famiglia che mi è rimasta, e averla sarebbe come avere quella di mamma e papà...»

Approvazione.

Quella parola rievocò nel chierico un preciso, distinto ricordo: aveva posto la medesima domanda a suo padre molti anni prima, quando aveva deciso di intraprendere la strada voluta da Tymora e da Eliar. Ma lui non era stato comprensivo, tutt'altro.

Zero sospirò greve e guardò verso sinistra, alle spalle di Layla, dove non aveva potuto fare a meno di notare proprio Harad, nascosto in attesa forse del peggio.

«Layla, tu non hai bisogno della mia approvazione... sei una donna straordinaria, adulta e libera di fare le proprie scelte. Io sono tuo fratello in un modo non convenzionale, e non posso impedirti di stare con lui se è questo che vuoi.»

Prese un altro profondo respiro, guardando con malinconia verso il cielo tinto di un nero puntellato di innumerevoli stelle. Lassù, da qualche parte oltre il firmamento, qualcuno aveva deciso il loro Destino manipolandolo in modo crudele.

«Fatti avanti, Harad. Parliamone da uomo a uomo.» Aggiunse rivolgendosi al Calishita nascosto dietro l'angolo. Era stufo di dover portare sulla faccia la maschera del fratello fastidioso e, forse, era arrivato il momento giusto per toglierla e lasciar perdere tutto quell'astio.

Odiava sé stesso per come si era comportato con Harad, per essere stato meschino e offensivo in fin troppe occasioni solo per cercare di tenerlo lontano da lei... o stava cercando di tenere lui lontano da Layla?

Lei morirà e sarà solo colpa tua, chierico.

La ragazza è un errore da correggere.

Tuo padre ha il dono della veggenza, avrà compreso la Profezia e cosa essa comporta.

Non sapeva quanto Harad sarebbe stato in grado di reggere una simile perdita e, alla stregua della follia, Zero aveva deciso per lui: avrebbe impedito ad entrambi di avvicinarsi l'uno all'altra anche a costo di farsi odiare, ma evidentemente aveva fallito.

Tu non puoi salvarla.

L'esperienza gli aveva fatto capire che non aveva senso impedire l'inevitabile. Ogni cosa avrebbe fatto il suo corso, e se anche Layla e Harad dovevano compiere il loro percorso insieme, Zero non era nessuno per intromettersi.

Harad si bloccò a un metro dalla ragazza, immobile sul posto. Era innegabile che l'addestramento militare facesse parte del suo retaggio: le spalle dritte, il portamento rigido, ma al contempo fiero di una guardia reale tutta d'un pezzo. Si era lanciato di fronte a una miriade di nemici e mostri inimmaginabile dall'inizio della guerra, eppure ora aveva paura di parlare faccia a faccia con un compagno di ventura.

«Zero, io-» iniziò Harad, il chierico però lo interruppe bruscamente.

«Promettimi solo una cosa, ti prego. Lei sarà l'unica, siamo intesi? L'unica.» Sperò che il tono brusco bastasse a far comprendere ad Harad quale fosse il messaggio.

Come per lei, anche per Zero Layla era l'unica cosa rimastagli della sua vita precedente alla guerra. Agli stravolgimenti, al dolore. Era convinto che lei fosse l'ultimo appiglio di normalità in tutto il caos che era accaduto, scoprendo poi che non lo era più nemmeno lei.

Layla era un errore da correggere.

Cosa comporta la Profezia.

Sarebbe morta, solo per colpa sua.

Non avrebbe potuto salvarla.

«Avete la mia benedizione, se così si può dire. Non sono nessuno per impedirvi di stare insieme, a patto che Layla sia felice e che tu...» Zero si ammutolì sentendo su di sé lo sguardo della sorella.

E a patto che tu smetta di comportarti come un donnaiolo?

Non poteva dirlo di fronte a lei.

«Ho capito.» Rispose poi Harad sorprendendolo. «Non ti deluderò, lo prometto. Layla è stata l'unica cosa a contare per me non appena l'ho vista. La tratterò come una principessa.»

«Ti ringrazio.» Gli disse con un filo di voce prima di ritrovarsi stretto in un abbraccio fraterno con Harad.

Lei morirà, e sarà solo colpa tua.

Zero deglutì a fondo, cercando di scacciare dalla mente quella frase, invano. Cercò quindi di concentrarsi sullo sguardo addolcito di Layla, in silenzio a poca distanza da loro.

«Grazie, fratello mio.» Gli disse con un sorriso affettuoso prima di incamminarsi nuovamente per la taverna con Harad.

Zero li osservò allontanarsi, sentendo il groppo in gola farsi sempre più intenso. Non poteva permettere ulteriore sofferenza a nessuno dei due.

Dancing lightsWhere stories live. Discover now