Capitolo 17

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Phoenix andò via quando l'orologio della cucina scoccò le tre di notte.

Il giorno dopo Dyana raggiunse Isabel a casa sua. Doveva parlarle di ciò che era successo e non si curò di risultare inopportuna. Era sabato e non poteva aspettare il lunedì per vederla.

Si alzò di buon ora, scese le scale e si presentò in cucina. Frank era davanti a una tazza di caffè, con due cerchi neri attorno agli occhi. Si vedeva che non aveva dormito per nulla

-Il lavoro ti uccide, zio. Dovresti rilassarti. Ti vengono le rughe- gli disse, mentre si riempiva una tazza di latte. Non immaginava dove fosse stato Frank la sera precedente, lo credeva dietro la sua scrivania a lavorare, o per le strade della città per il turno di notte.

-Ne subirò le conseguenze. Dove vai a quest'ora, di sabato?-

-Da Isabel. Non puoi neppure immaginare quanto abbiamo legato. E non aspettarmi per pranzo, starò via tutto il pomeriggio- uscì di casa.

Frank la guardò andare via, scuotendo la testa in disappunto. Sapeva che gli stava nascondendo qualcosa.

Quando suonò il campanello di casa Grayson, le venne ad aprire una donna che era la fotocopia della sua amica: alta, sinuosa, capelli biondi, occhi azzurri, naso all'insù e lunghe ciglia svolazzanti. Portava un completo elegante femminile con giacca e pantaloni color panna, con sotto una camicia nera di pizzo, dello stesso colore delle scarpe col tacco.

-Desidera?- chiese la madre di Isabel

-Sono un'amica di Isabel. È in casa?-

-Sta prendendo il sole in giardino. Ora la chiamo- raggiunse la portafinestra che, infondo alla cucina moderna, dava sul giardino.

Fu in quel momento che Isabel, fasciata da un costume intero e con un paio di occhiali da sole in testa, fece il suo ingresso, ciabattando sul pavimento di marmo lucido.

-Ma ciao, vedo che sei sempre pronta a disturbare- l'accolse tagliente, aprendo il frigo -stavo giusto per prepararmi un'aranciata. Vuoi favorire?-

-Non chiederei di meglio- rispose Dyana, sedendosi dietro il tavolo.

La madre di Isabel salutò freddamente entrambe, prese un mazzo di chiavi dal mobile del corridoio e uscì di casa.

-Perché sei qui?- tagliò corto la bionda

-Ieri sera Andrew ha portato in casa mia Phoenix, sanguinava: è stato accoltellato e picchiato da Ashton e dai suoi amichetti. Non pensi sia il caso di fare qualcosa?-

Isabel stava spremendo la prima arancia -Del tipo? Non abbiamo nessun potere e Phoenix non vuole essere aiutato-

-Penso che dopo ieri abbia cambiato idea. E poi tu sei la figlia di un avvocato, non puoi impegnarti un po'?-

-Da mia madre non riuscirei a sapere niente, ma dal suo fidanzato sì. È anche lui un avvocato e ha difeso Bred Lee in un altro processo, anni fa. Ho un certo ascendente su di lui, è molto riservato su questi argomenti, ma sono sicura che toccando le corde giuste, potrei anche convincerlo- Isabel parlava con un tono sicuro e spedito, ma il tremore delle sue mani la tradiva. Dyana notò quell'improvviso nervosismo.

-Per quanto riguarda la storia tra me e il professor Daves...-

-Quale storia?- Dyana si alzò di scatto, premendo i palmi sulla superficie del tavolo. Non aveva nessuna intenzione di rovinare Isabel, tutt'al più si sarebbe divertita a punzecchiarla.

Tutti nascondiamo dei segreti, e Isabel ne aveva più di quanti sembrava.
Non avrebbe mai immaginato cosa quegli occhi azzurri e puri potevano nascondere.

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