Capitolo 10

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I giorni seguenti Phoenix non si presentò a scuola e Dyana non scambiò nemmeno una parola con Isabel, che sembrava evitarla di proposito.

La bionda aveva percepito di essere stata scoperta, ma cercava di convincersi che fossero tutte paranoie.

Tra Isabel e Ryan si era instaurato un rapporto fitto di passionalità, i loro corpi ribollivano dal desiderio. Il professore amava avvicinarsi all'alunna: aveva preso l'abitudine di girare tra i banchi mentre leggeva e quando era di fianco a lei si soffermava un po'di più. Isabel fingeva di non capire la sua spiegazione e lui si abbassava e la circondava con le sue spalle, toccandole la schiena scoperta dalla sedia con il petto, le prendeva l'evidenziatore dalle dita, permettendo alle loro mani di toccarsi per qualche secondo.

La notte pensava a lui mentre la sua mano sgattaiolava tra le sue cosce, velocemente, vergognosamente.

Gli allenamenti erano finiti e Dyana, invece di lasciare andare Isabel come al solito negli spogliatoi, la prese per un polso.

-Che fai, mi eviti?-

-No, per niente, mi comporto normalmente-

-Da quella sera non abbiamo più parlato- si sfilò la maglia e rimase in intimo difronte a lei, che la prese per il braccio e le fece cenno di stare zitta. La portò nell'angolo degli armadietti, Dyana sorrise al pensiero che proprio lì l'aveva vista farsi prendere dal professore

-Solo perché ti ho portato a quell'incontro, non vuol dire che siamo diventate amiche. Ti ho mostrato di cosa può essere capace Phoenix. Si chiama solidarietà femminile e viene prima di ogni altra stronzata-

–Volevo chiederti se sai dov'è Phoenix. Non lo sento più, non risponde nemmeno alle chiamate-

-No, non lo so e non vedo perché dovrei saperlo. Ti conviene farci l'abitudine, lui è come i gatti randagi, scappa sempre-

-Non ti interessa sapere chi ha ucciso lo sceriffo Lee?- le chiese a un tratto, mentre stava per uscire.

Isabel si girò lentamente –No, perché dovrebbe?- la voce ostentava una finta disinvoltura

-Non sei curiosa di sapere chi sia il vero assassino? Hai detto tu stessa che non è stato Phoenix. Allora chi? Voglio trovare una risposta. Lo sento sotto quel tuo nasino alla francese che sei curiosa- Dyana le si avvicinò e le pizzicò la punta del naso –E penso anche che sapresti dove iniziare-

Uscirono da scuola. Isabel alzò svogliatamente gli occhi in su –Ti ho detto tutto ciò che so su quella sera, non so come questo possa farci scoprire qualcosa. Il problema dell'alibi di Phoenix è che non si può stimare l'orario preciso dell'incendio-

-Quindi, ricapitolando: lo sceriffo Lee trova della droga a casa di Phoenix, di lui non si hanno più tracce e, la sera stessa, è avvenuto l'omicidio-

-Esattamente. Quando sono stati chiamati i soccorsi per la casa in fiamme, Phoenix ha dichiarato che era in macchina. Era uscito dalla città non appena aveva saputo della retata di Bred a casa sua. Il suo arrivo all'albergo è posteriore di una decina di minuti dalla telefonata al 911. Non ha nessuno che possa testimoniare cosa abbia fatto prima, a quanto ha detto si è nascosto nel bosco per non essere trovato ed è uscito di notte per scappare-

Dyana andò verso la sua macchina e si mise alla guida, vedendo che Isabel non entrava abbassò il finestrino e si sfilò gli occhiali da sole –Sali o devo farti un invito scritto?-

-Dove dovremmo andare?- si mise le mani sui fianchi

-Da Phoenix, a chiedergli dov'era quella sera-

-E secondo te io ho voglia di andare dal mio ex a indagare se ha ucciso o meno un uomo?-

-Isabel, tesoro, sappiamo entrambe che ti stai consolando in modo fantastico. Tutte le ferite del tuo cuoricino sono state guarite dal professore di letteratura-

Isabel spalancò la portiera della macchina, si sedette e la richiuse –stai zitta- disse con fermezza -Come lo sai?- Dyana si strinse nelle spalle e partì, senza risponderle.

Isabel rimase di stucco nel vedere che Dyana sapeva già dove abitava Phoenix.

-Tu sai dove abita di preciso Phoenix?- sussurrò flebilmente Isabel

-Sì, mi ci ha portato la sera dopo la gara- rispose Dyana –Cosa c'è di strano?- chiese quando arrivò fuori la roulotte di Phoenix, sbattendo il pugno sulla porta

-In tanti anni non mi ci ha mai portato-

Dyana non ebbe tempo di risponderle che venne ad aprire Phoenix. Se lo ritrovò sulla soglia della porta, senza maglia: di giorno il suo corpo scolpito e martoriato da tagli era un quadro a tinte forti di splendida decadenza

-Che cazzo ci fate qua?- domandò, chiudendosi la porta alle spalle –Cosa volete? Chi ti ha detto che potevi venire a casa mia?- chiese rivolto a Dyana

-Calmati- rispose la ragazza –Siamo qui per domandarti cosa facevi il giorno dell'assassinio dello sceriffo Lee, dopo la retata a casa tua-

-Se il problema sono io, posso andarmene- azzardò Isabel. Dopo tutto quel tempo con cui non parlava con Phoenix, quello non era il momento migliore per ricominciare

-No, il problema non sei tu- disse il ragazzo, alzando la voce di poco –Il problema è che vi presentate qui, facendomi una domanda che mi sarà stata posta non so neppure quante volte. Cosa vi aspettate che vi dica? Andate a rivedervi il processo, è stato anche passato al telegiornale. Io non ho nient'altro da aggiungere. Mi basta la polizia, non voglio dare spiegazioni anche a voi- riaprì la porta per entrare. Isabel si era allontanata da sola, Dyana mantenne la maniglia

-Perché fai così? Quella sera, nel bosco, io ti ho parlato e non ho mai pensato, neppure per un secondo, che tu fossi in grado di uccidere. Voglio aiutarti-

-Tu non vuoi aiutarmi, vuoi ficcare il naso nei fatti miei. Io sono un assassino per tutti, non importa cosa abbia fatto in realtà. Non importa a nessuno quando si ha bisogno di un colpevole contro cui puntare il dito. Tu non sai niente e vieni qui a pretendere che le cose cambino, a chiedere chissà quale verità. Allora fammi il piacere, Dyana, stai lontana da me- la scostò violentemente dalla porta, rientrando senza aggiungere altro.

Isabel la guardava da lontano.

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