Capitolo XX - Lettere di un Concerto

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Seduto sul divano, con i capelli quasi asciutti, Eren stringeva tra le mani le cinque buste che tanto aveva sognato di consegnargli. Al momento di porgerle a Levi, però, sentì una sensazione di rifiuto totale all'altezza del petto: il suo cervello stava - semplicemente - respingendo l'idea di mandare gli input nervosi necessari al movimento delle dita, in modo da lasciare andare quelle lettere. Sapeva di non poter sfuggire a quella situazione, ma non poteva nemmeno ignorare le sue emozioni; era consapevole del fatto che si sarebbe imbarazzato nel sentirle leggere al maggiore, ma ne era anche sollevato. I suoi sentimenti, anche se i peggiori, l'avrebbero raggiunto; inoltre, non poté nascondere una certa soddisfazione nel notare come Levi se ne fosse ricordato.
«Ecco a te. Buoni cinque compleanni in ritardo, amore. Non... non dare molto peso a ciò che c'è scritto, okay? Ero un ragazzino e, lo sai, compi gli anni proprio a Natale, perciò...»
Levi non lasciò completare la frase al ragazzo, veloce nello sfilargli le lettere dalla mano una volta che ebbe abbassato la guardia. Le osservò attentamente, notando come la più vecchia si stesse già ingiallendo, decidendo così di iniziare a leggere, ad alta voce. Eren si strinse nelle spalle, agitato, ascoltando attentamente il tono del maggiore spezzarsi fin dalla prima riga.

Primo anno
"Caro Levi,
Mi chiamo Eren Jaeger, piacere di conoscerti. Sono il ragazzo a cui hai prestato la giacca in quel giorno di pioggia, quando la professoressa Hanji dirigeva l'orientamento per gli studenti e tentava di far procedere per il meglio l'open day della nostra scuola.
Forse dovrei chiamare anche te così, 'professor Ackerman', come faccio ogni giorno a lezione. Ma sono tranquillo, perché questa lettera non varcherà mai la soglia di casa mia, quindi scusami se ti do del 'tu' e prendilo come un momento tutto nostro.
Ho deciso di scriverti perché ho scoperto che oggi è il tuo compleanno; quindi tanti auguri! Spero tu abbia passando una splendida giornata. Avrei tanto voluto essere con te, vederti sorridere. Lo so, è stupido, ma penso sempre a come tu possa essere al di fuori del tuo ruolo di insegnante... magari sei l'opposto di come sei in classe, chissà.
Non riesco a smettere di pensare a te, sembra quasi che tu mi abbia stregato.
Sei terribile, davvero. Non ti sei ricordato di me. Ma non te ne faccio una colpa, va bene così, davvero. Non mi importa, giuro, ma fa male.
Sarà colpa della notte, che mi rende debole ai ricordi. O magari sei tu a rendermi debole, crudele. Se non ho una maschera ed uno scudo antisommossa, posso salvarmi solo con il sarcasmo e l'acidità. Levi, mi rendi una cattiva persona.
Sono così stanco di farmi chiudere il cuore dalle delusioni.
Ma non mi illudo, perché so che per le persone sole è sempre la stessa storia: bramiamo sogni che non si avverano, e a nessuno importa come va a finire. Se non continuassi ad andare avanti, rischierei di ricordare... ed io non voglio... voglio solo dimenticare. Non piangerò neanche un po', quindi... ti prego, ricordati di me.
So che è un desiderio stupido ed egoista, ma per favore, non dirmi che anche questo sentimento è una bugia, che non hai provato nulla incrociando il mio sguardo nel cortile. Non dirmi che era solo un'illusione senza fine, che ride tristemente di me, non puoi farmi questo! So che non mi devi nulla, che non sono nessuno, ma... devo pur trovare un modo per continuare verso il domani. Anche per questo ti scrivo: perché mentre penso a quale potrebbe essere la prossima bugia che mi racconto, per mantenermi lucido, mi aggrappo all'emozione che mi hai fatto provare.
Non immagini nemmeno quanto mi batteva forte il cuore. Ogni giorno, entrato in classe, non aspetto altro che la tua lezione, anche se spesso e volentieri discutiamo. Mi fai provare qualcosa di diverso dalla tristezza, e per questo ti ringrazio. Vorrei tanto abbracciarti, anche se tu dovessi continuare a rimproverarmi mentre lo faccio.
Magari ti riscrivo anche il prossimo anno; su questo mio sentimento, prometto che ci sarò. Levi, per te ho deciso di non perdermi!
Cavolo... so cosa ho scritto, e di solito non mi rimangio mai la parola, ma... posso piangere, solo per questa volta?

Per sempre tuo,
Eren".

Secondo anno
"Caro Levi,
Buon compleanno. Come vedi non ho mancato alla promessa, e spero tu ne sia sollevato.
Sai, quest'anno ho capito di amarti. Solo a scriverlo mi tremano le gambe... sono pietoso. Ma va bene così, in fondo sto sprofondando così tanto nell'abisso della mia solitudine, che anche solo aprire gli occhi, in mezzo al buio... non so se ne vale davvero la pena.
In casa mia non capisco più se è giorno o notte; ho pensato tante volte di chiedere aiuto, ma sai, sono anni che vivo da solo, e ormai penso che la famiglia non sia più un posto adatto a me. Come dovrei chiamarla questa sensazione?
Come è possibile che in tutto questo tempo non mi abbia trovato qualcuno, che nessuno si sia accorto che sono solo, che mio padre mi ha abbandonato? Sono davvero così bravo a fingere?
Comunque, sai che ho anche ripreso a suonare? Non lo facevo dalla morte di mamma, e il professor Erwin è stato davvero gentile. Non mi ha posto domande, ha solamente accettato me e il mio violino, quasi come ci conoscesse già, ci capisse. Mi sento davvero fortunato, ma... alla fine tu sei l'unico che dovrebbe ascoltare la mia musica, Levi. Secondo me ci capiremmo molto meglio di quanto non facciamo con le parole.
Ci sono tanti brani che parlano di noi; dovrei smettere di ascoltarli, ma sarebbe come chiedermi di rinunciare sia alla musica che a te: ed io amo entrambi.
In classe sorrido sempre con gli occhi lucidi. Rido, guardo prima in alto, poi in basso, scaccio via le lacrime. Mi ripeto "sono felice, non piangerò". Rido, e penso che in realtà non fa un cazzo ridere, e che sono un gran bugiardo.
Non mi importa di te, ma fa male. Non mi manchi, ma darei qualsiasi cosa per tornare indietro a quel giorno di pioggia. È okay.
Tu mi pensi, ogni tanto? Anche solo come... tuo studente? Sì, no?
Devo smetterla di pormi domande che non avranno mai risposta... anche perché sono certo che se continuassi a preoccuparmi su quale sia quella giusta, finirebbero per essere entrambe sbagliate.
Le ore scorrono veloci. Apro gli occhi, e nel momento in cui cerco un modo per scaricare questa rabbia, la giornata è già finita. Mi scoppia la testa, i pensieri si sovrappongono, le mie mani sono vuote... non ho nulla da offrirti, vorrei scomparire, ma... sono felice che tu non sia una bugia.
Dio, sono un fallimento totale. Queste lettere sembrano solo un flusso di coscienza senza capo né coda, perdonami, ma è difficile sorridere quando tutto è distorto.
Perché quando i miei sentimenti taciuti fuoriescono, vengono sciolti in questo mare che mi affoga? Sei lì, davanti a me, ogni giorno. Allungo la mano, ma... quando sto finalmente per afferrarti, sei già scomparso.
Non andartene. Almeno tu, lasciami sentire il tuo calore, prenditi cura di questo cuore annegato, affondato.
Per favore, stringimi forte. Lasciato questo mare, ti prometto che volerò.

Se solo tu mi amassi || Ereri 〜 Riren #Wattys2019Where stories live. Discover now