Capitolo 13

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La mattina passa velocemente, indaffarata con il da farsi in officina nessuno guarda l'altro.
Mio zio è rinchiuso dentro al suo studio ormai da quasi 3 ore.

Vorrei scusarmi, lascio la chiave inglese sopra al tavolo insieme agli altri strumenti e cammino spedita verso lo studio.
So di essermi comportata da irresponsabile ieri, ma non può tenermi custodita.
Mi sono sempre salvata da sola per diciassette anni, non può cambiare questo.

"Non voglio andarmene mo, non adesso che l'ho incontrata di nuovo." La voce di Jared entra dentro la mia testa come una dolce melodia.

"Hanno bisogno di te tenete Myers." Tuona mio zio.

In quel momento qualcuno apre la porta.

I suoi occhi verdi incontrano i miei, e non posso fare a meno di ripensare le parole dei minuti precedenti

Se ne va?
E perché?

Ma perché mi interessa del suo destino?

"Mia aspetta!" Urla dietro di me, ma io ho voglia solo di fuggire, perché mi sento l'aria mancare.
Scendo di fretta e furia quelle scale del cazzo e ritorno alla mia postazione prendo il mio cellulare e la mia borsa e mi dirigo fuori dal grande garage.

Saranno passate ore, da quando sono seduta su questa panchina a guardare quel lago che non ha niente di significante.
Guardo ormai il cielo tinto di un azzurro scuro, stasera è pieno di stelle che si riflettono sull'acqua.

Quanto mi manchi mamma..

"Quando tenevo 7 anni fuggì per la prima volta da casa mia, come un codardo mi arrampicai ad un albero vicino alla finestra del bagno e me ne andai."
Sapevo che prima o poi mi avrebbe trovata, ma non lo degno di uno sguardo, lo sento sospirare quasi afflitto e si siede vicino a me.

"Ero stanco di sopportare quelle urla, di sentire mia sorella piccola piangere pregando a mio patrigno di smetterla." La sua voce incrinata mi fa male, sentirlo così è uno strazio, ma non rispondo continuo ad ascoltarlo incitandolo a continuare con il mio silenzio.

"Sai a volte ci aggrappiamo talmente tanto al passato Mia che non riusciamo a distinguere il presente da esso." Continuó
Prese un pacchetto di sigarette dalla sua tasca e me ne porge una, accetto riluttante e l'avvicino alle labbra, mi copia il gesto subito dopo mi fa accendere.

"Quando tenevo 4 anni, mamma mi venne a prendere all'asilo, teneva un aspetto orribile.
Mi portò a mangiare il mio gelato preferito e capii anche a quella giovane età che qualcosa non andava.
E non avevo torto."
"Mio padre era un Marines, era stato mandato in missione in Iraq, e non ne fece più ritorno.
Un raid notturno finito male."
Mi girai per guardarlo e mi stupii quando osservai una lacrima scendere per la sua guancia.
Istintivamente lo sfioro con il palmo per toglierla.

"Perché mi stai dicendo tutto questo Jared?"
Gli chiedo dolcemente, so che parlare del passato fa male.
E io lo so molto bene.

"Ho il dovere di dirti la verità prima di andarmene, non voglio tu pensi male di me." Mi guardò anche lui.

"Non l'avrei fatto a prescindere." Rispondo appoggiando la mano che prima era a contatto con la sua guancia sul mio grembo.

"Da lì cambiò tutto, mia madre aveva smesso di preoccuparsi per me e lily, portava uomini a casa fin quando non conobbe Tod.
Lurido porco, che si scopava mia madre nella casa che mio padre aveva costruito con tutti i suoi sacrifici." Sputò quelle parole con tanto di quel disprezzo che non potei immaginare quanta rabbia avesse quel ragazzo dentro al cuore.

"Tod iniziò a comportarsi in modo violento con mia madre, io essendo troppo piccolo non potevo difenderla.
Quasi ogni sera era la solita storia, un giorno decisi di andarmene e promisi che sarei ritornato a prendere mia sorella.
Così conobbi la famiglia Carrington, mi trovarono dormendo fuori alla porta."
Io ero incredula a ciò che sentivo, cosa ha dovuto passare.

"Quindi tu hai conosciuto i miei nonni?." Chiedo come una bambina

"Christopher e Bety sono stati la mia salvezza, senza dubitare, senza chiedersi chi io fossi mi diedero un tetto e un posto a tavolo. Ti ho visto nascere Mia, eri l'orgoglio di quella famiglia e continui ad esserlo, perciò non essere così dura con tuo zio."

"Mi hai sempre conosciuto fin dal principio, e dopo quasi un mese, adesso ti è venuta l'idea di raccontarmi di te?" Allora quel viso così familiare, quel bambino che giocava con me ogni volta andavo a Seattle.

Il bambino che si prendeva cura di me e giocavamo a sposarci era proprio Jared.
Il nomignolo che gli avevo sempre riservato.

"Jar.." dissi quasi stupita.

"La mia piccola e dolce mia, sei sempre stata così forte e audace. Quando seppi di tua madre ero in missione, avrei voluto esserci." Sentire quelle parole in un certo senso mi avevano turbato ma decisi di non rovinarmi il momento.

"Perché te ne vai Jared?" La mia ultima domanda era forse la peggiore da svelare per la mia testa ma soprattutto per il mio cuore.

"Quando ho compiuto diciotto anni mi sono arruolato per onorare mio padre, capii che era il mio mondo, e adesso il mondo ha bisogno di me."
Poggia i gomiti sulle sue ginocchia e non posso fare a meno di osservare ogni suo dettaglio.

"Quando parti?" Le parole stanno diventando poche e anche la voglia di sapere quando se ne andrà..

"Domattina." Se credevo che potesse andare peggio, adesso va decisamente una merda.

Mi alzo di scatto facendolo spaventare, complimenti Mia, ti prenderà per una psicopatica.

"Andiamo!" Esclamo contro il ragazzo degli occhi verdi che è ancora seduto ad osservarmi.

"Dove?" Chiede quasi retorico alla mia esclamazione.

"Ovunque, prima dell'alba." Gli porgo la mano e lui senza esitare l'afferra con fermezza e andiamo verso la Mustang.

03:17
posto lontano da tutto ma vicino al cuore.

"Veramente l'hai fatto dormire dentro al bagno!?" Sto ridendo da mezz'ora, le storie buffe di Jared e Travis mi hanno dimostrato che si vogliono un bene che va oltre all'amicizia, direi più una fratellanza.

"Lui aveva buttato il mio cellulare dentro la piscina e non si è manco scusato." Ribatte offeso il ragazzo sul sedile affianco.

"Lui sa della tua partenza?"
"Gli unici che lo sapete siete tu e tuo zio, loro lo sapranno domani, non è la prima volta." Sospira sconfitto pensando ai suoi cari.
Poggia una mano sulla mia coscia e si gira per incastrare i suoi occhi con i miei.
"Promettimi che non ti metterai nei guai."
"Croce sul cuore Jar." Poggio la mia mano sulla sua.
"Tu starai attento lì?" Provo a leggere cosa mi dicono quei smeraldi, ma sono indecifrabili.
"Ritornerò." Si rabbuia
"Quando ritornerai mi porti un regalo del posto?" Lo guardo con un sorriso a 32 denti come i bambini felici.

Scoppia in una fragorosa risata e non posso fare a meno di seguirlo.

Improvvisamente si ferma, mi guarda e prende il mio viso tra le sue mani.

"Ritornerò sempre da te, a qualsiasi costo." Sussurra prima di baciarmi con una delicatezza che poco a poco viene sostituita da un fuoco che accende entrambi.

"Lo so." Sussurro a malapena staccandomi di poco per osservare le sue labbra gonfie.
Non so con quale coraggio ma il mio lato audace mi procedette e salii a cavalcioni su di lui.

Il suo sguardo sorpreso è impagabile, ma è l'ultima e forse anche unica notte che lo avrò per me.

"Mia stai esagerando." Si muove di poco sotto di me per accomodarsi.

"Ah si? Perché?" Mi struscio contro i cavalli dei suoi pantaloni ormai in risalto la sua erezione.

"Ah fanculo" mi bacia con desiderio e passione, in quel bacio ci mette tutto ciò che non ha mai saputo spiegarmi manco davanti al lago.

Succede che a volte con alcune persone non c'è il bisogno di parlare ma solo di guardarsi, noi abbiamo bisogno di toccarci, di baciarci e di desiderarci.

Io e Jared eravamo la perfetta dimostrazione che due corpi potevano combaciare alla perfezione, forse due carattere ingestibili ma il passato ci ha distrutto, il presente non ci ha aiutato, ma se fossimo capaci di cambiare il futuro?

Hell AngelWhere stories live. Discover now