Capitolo 8

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Stamattina fa troppo freddo, ma non di quelli che ti ghiacci solo al pensiero, solo freddo e basta.
Sono interdetta davanti al armadio senza capire cosa mi devo mettere per il mio primo giorno di lavoro.
Esatto, lavoro.
Dopo quasi tre giorni dentro la mia stanza senza parlare con nessuno eccetto con il gatto che viene tutte le sere nel mio balcone.
Ho capito che non dovevo reagire così con mio zio, devo essere ringraziata per tutto quello che ha fatto, ma in quel momento ero troppo accecata dalla rabbia.
Non so come farò a lavorare con Jared nei paraggi, dopo quello che è successo non l'ho più rivisto, lui perché non si è fatto vedere e nemmeno io.
Lily ogni sera mi lasciava un piatto delizioso che io nemmeno toccavo.
Ero confusa e la fame era scomparsa del tutto.
Dopo aver perso quasi dieci minuti, prendo una tuta nera classica,
Si vedevano le curve che mai avevo visto eccetto in altri corpi.
Presi una felpa grigia scura con il cappuccio e per finire delle AirMax nere.
Presi un giubbotto nero della Nike anche esso con un cappuccio ed ero pronta.
Sembravo un maschio, ma ero comoda.
Prendo il telefono che stava caricando sopra la scrivania e scendo.
Percorro Il corridoi fino ad arrivare alle scale.
"Ciao bellezza." Mi giro per vedere chi è, e trovo Dylan.
"Dylan." Lo saluto con un segno di capo, e comincio a scender le scale, e sento i suoi passi dietro di me.
Arriviamo giù tutti e due insieme, e prima di arrivare in cucina, mi sorpassa e mi tocca il culo.
Non ci vedo più e lo prendo dietro al colletto della maglietta.
"Ma che cazzo fai Mia." Ringhia e si gira, mi guarda e io sono incazzata.
"Azzardati solo un'altra volta e ti ammazzo." Lo minaccio sorpassandolo alla mia volta.
"Hai un sedere da favola bambola" Mi Grida dietro.
Mi giro di scatto e lo fulmino con lo sguardo.
"Che hai detto bastardo?" Le domando per sentirlo un'altra volta.
"Dai Dylan che hai detto?" Sento la voce di Travis uscendo dalla cucina.
"Non ti ci mettere pure tu Trav, vattene." Lo guarda torbo.
"Mia vai in cucina, Dylan e Travis dovete andare all'officina vi sta aspettando Ed, ci vediamo là." La voce forte e possente che non sentivo ormai da giorni fa irruzione in quella situazione assurda.
Tutti e tre lo guardavamo.
La sua figura muscolosa e piena di tatuaggi ha la capacità di farti intimidire.
"Ora!" Urla e io scapo in cucina.
Mi siedo in uno sgabello guardando la tv accesa.
Sento qualcuno che entra ma non mi giro so già che è lui.
"Lui mi ha provocata." Dico a voce alta girandomi verso ovviamente Jared.
"Ok." Mi risponde freddamente, sedendosi affianco a me.
"Ti porto io al lavoro" Dice dal nulla.
"Va bene, pensavo che cominciavi a giocare il gioco del silenzio." Rispondo facendolo ridere, è fottutamente bello quando le sue fossette si fanno largo nelle sue guance, sembra un bambino spensierato e tranquillo, ma non lo è realmente.
"A cosa?" Ride ancora per poi fermarsi e guardarmi seriamente.
"Cos'è il gioco del silenzio?" Mi domanda e quella che adesso scoppia a ridere sono io sotto il suo sguardo interrogativo.
"Jared veramente non conosci quel gioco?" Domando al ragazzo che forse non sa l'esistenza di questo gioco.
"No" Risponde guardandomi sempre più stano e meno convinto.
"Il gioco persiste nel non parlare per un tot di tempo che ti chiedono le altre persone, se parli ha perso una vita delle 3 che ti danno, avvolte quando non parli e fai tutto in assoluto silenzio sembra che stai giocando a questo gioco da solo" le spiego mangiando un toast con la marmellata.
"Non mi piace questo gioco!" Esclama per poi mettere il broncio.
Io scoppio nuovamente a ridere.
"Andiamo a lavorare Burton." Mi informa a voce alta come un generale
"Andiamo Myers" rispondo con il timbro di voce più alto.
Dopo quasi quindici minuti siamo arrivati all'officina, nemmeno il tempo di entrare che Jared mi sta raccomandando.
"Mia non devi urlare e non devi parlare con nessuno che tu lavori qui. Hai capito?" Mi chiede infine ed io annuisco.
"Va bene papà." Lo guardo e sorrido.
Prima di entrare mi stampa un bacio sulle labbra e io rimango interdetta per la terza volta oggi.
Ma che cazzo ha appena fatto?
Non so quanto tempo sarà passato che decido di entrare.
Ci sono Dylan e Travis che lavorano su una macchina e discutono tra di loro.
Mentre Lily guarda un computer e ogni tanto tocca qualche tasto, sembra concentrata.
Jared? Sfumato nel nulla.
"Buongiorno." Dico timidamente e tutti i presenti si girano a guardarmi.
"Ciao piccolina." Urla mio zio dalle scale
"Mia!" Si gira di scatto Lily e corre verso di me e poi mi abbraccia.
Ci guardano come se fossimo tenere.
Jared ci guarda con una espressione tenera in volto, non l'avevo mai visto con i tratti rilassati.
"Come stai?" Chiedo staccandomi dal abbraccio.
"Va tutto bene a te?"Comincia a camminare davanti a me io di istinto la seguo.
"Un po stanca." Rispondo seguendola.
"Tutto si può risolvere, vai alla tua postazione." Indica una Jaguar nera e non posso fare a meno di guardarla con due cuoricini in volto
"Q-quella?" Chiedo balbettando indicando l'auto.
"Si" Mi risponde ovvia sedendosi di nuovo davanti al computer.
"Ma non posso, devo andare dallo zio io non ci riesco" vado in panico, non sono pronta per tutto questo, dovevo rimanere a Detroit senza dare conto a nessuno.
Comincio a sudare freddo, la vista si offusca e mi sento svenire.
"Mia, mia!" Sento le urla di Jared e dopo le sue braccia che mi prendono prima che io tocchi terra.
Mi appoggio a lui perché non ho le forze per farlo da sola, prendo le sue spalle e lo abbraccio.
Tutta questa situazione è troppo pesante per me.
Sento che cammina un po' e si siede e io sopra di lui, mi accarezza i capelli e mi calmo.
Il mio battito cardiaco scende, batte di meno e riesco ad aprire gli occhi.
"Tranquilla piccola" mi bacia la fronte e non posso fare a meno di guardare ogni suo lineamento.
"Grazie, sto bene" sussurro e mi alzo da lui, mi sento vuota senza le sue braccia che stringono il mio piccolo corpo, è una strana sensazione.
Quando sono in piedi tutti quanti guardano la scena che si era creata, ma non guardavano me ma Jared.
Mi giro e lo guardo anche io.
Tiene i vomiti appoggiati alle ginocchia, il capo basso con le mani nei capelli.
Respira profondamente e poi si alza bruscamente ed esce dall'officina e ci lascia tutti lì.
"Scusatemi." Dice Travis dal nulla e segue Jared fuori.
Tutto questo è colpa mia.
"Continuate a lavorare" ci dice mio zio e io guardo la Jaguar.
Mi avvio e vedo la scheda meccanica sopra il tavolo di lavoro, molti ricordi mi sfiorano la mente quando ero ancora piccola e mio zio mi spiega tutto questo.
"Sei pronta per questo Mia, devi solo darti tempo." Dice mio zio appoggiandomi la mano sulla mia spalla.
"Sono pronta." Dico più a me stessa e mi dirigo a guardare il motore di quella meraviglia.
Sono pronta, sono pronta a ricominciare.

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