Capitolo 6

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"Dove stiamo andando Jared?" Chiedo spazientita del suo silenzio, non è il tipo di parlare molto, eccetto per qualche battuta egocentrica da parte sua.
Ma adesso che non proferisce nemmeno A mi fa innervosire ancora di più.
Ieri sera mi aveva promesso con gli altri ragazzi di andare al lavoro con loro.
Lo guardo mentre guida e non posso fare a meno che guardare le sue iride che si mischiano ai raggi di sole della mattina, formano qualcosa di distruttivo per la mia piccola mente.
Seattle era una città bellissima, poche volte sono venuta ed ogni volta mi promettevo che in un futuro sarei venuta ad abitarci ed eccomi qui in una situazione al quanto strana e complicata.
Mi perdo nei grattaceli quando li guardo, la gente che cammina a passo svelto che parlano al telefono ansiosi di arrivare da qualche parte.
Ma dove?
Dove andiamo? Non lo sappiamo, io non lo so.
La mia vita è così, non so mai come andrà a finire è una ruota la quale non riesco a fermare e ciò mi porta ad andare insieme a quella ruota, che è la mia vita.

"Mia, siamo arrivati. Scendi" mi avvisa Jared.
È finito il gioco del silenzio?
Lo guardo con un sopracciglio alzato e scendiamo dalla mustang.
Mi trovo davanti una meraviglia.
Macchine.
Macchine di alto livello.
Ma dove sono?

"Dove siamo?" Chiedo al ragazzo che sta affianco a me o così credevo.
Jared era scomparso.
Un garage gigantesco con tutti gli attrezzi di meccanica possibile ed immaginabili.
Comincio a camminare verso un'Aston Martin e la guardo innamorata.
Come è finita una cosa del genere qui dentro? Mi guardo attorno e vedo bugatti e Ferrari e non posso pensare che questi gioielli siano qui per caso.

"Anche io guardavo così la prima volta che entrai qui dentro." Sentii la voce di Lily.
Che ci fa lì?
Mi giro di scatto e la guardo, ha una tuta da lavoro sporca ma è sembra bella.
"Lily?" La guardo ancora sorpresa.
"Vieni ti porto dai ragazzi." Mi fa segno di seguirla per tutto il garage fino a delle scale che portavano chissà dove.
Mi dirigo verso queste ultime e salgo fino all'ultimo gradino.
Ci sta un corridoio, da qua sopra si può vedere tutto e sembra un sogno.
Vedo Lily entrare dentro una porta con scritto
"STAFF"
Quando quest'ultima apre la porta, trovo tutti anche Edward e Jared. Ecco dove si era cacciato. È seduto vicino ad Ed ma sembra che ci sia tensione tra di loro.
Un tavolo lungo in legno faceva parte del arredo.

"Ciao Mia" mi saluta mio zio alzandosi per poi venire verso di me baciandomi la fronte.
"Ciao zio." Ricambio il saluto.
Un po' impicciata mi siedo in una sedia qualunque vuota.
"Allora qui è dove lavorate?" Chiedo in generale.
Jared prende parola.
"Si, ognuno ha la sua postazione." Comincia a parlare e io mi perdo nel guardarlo.
Non capisco perché mi fa questo effetto.
"Ognuno di noi ha la sua macchina come lavoro, questo è il nostro lavoro. Gente importante affida a noi quelle auto. Siamo i migliori in questo settore" spiega vantandosi.
Rido al pensiero.
"Stavamo parlando del nuovo meccanico che deve arrivare in questi giorni." Dice Dylan mi pare.
Comincia un dibattito tra di loro e io mi sto lì, zitta a guardarli.
"È arrivato già." Risponde mio zio alle domande multiple che gli porgevano.
"Dove sta? Voglio conoscerlo. È alto e Moro?" Chiede Lily con gli occhi sognanti.
"Lily, tu stai qui per lavorare." Risponde duro Jared.
Che ci sia qualcosa tra di loro? Li guardo e immagino loro due insieme.
Cosa mi deve importare?
"Mi dispiace Lily ma purtroppo non è alto e nemmeno Moro." La informa mio zio e Lily lo guarda delusa.
Tutta questa situazione è divertente.
Vedo Jared con un sorriso a 32 denti e mi guarda, lo guardo anche io ed alzo un sopracciglio non capendo.
"Mi fa piacere informare a tutti voi che la nuova meccanica è Mia, nonché mia nipote." Annuncia felice Edward.

Che cosa?

Tutti i presenti mi guardavano sbalorditi.
Eccetto Edward e Jared, lui lo sapeva.

"Ma zio che stai dicendo?" Mi alzo dalla sedia e mi dirigo vicino a lui e di conseguenza al ragazzo egocentrico.
"Sei qualificata per quel posto, perché no?"
Mi chiede ingenuamente.
"Perché? Mi hai portata via da Detroit per questo?" Comincio ad alzare il tono di voce.
Mi sto innervosendo e tutti i ragazzi mi stanno guardando.
"Mia sei fatta per questo lavoro!" Urla alzandosi anche lui e di conseguenza Jared.
Che lo guarda in cagnesco.
"Non le devi urlare" sbotta Jared contro Ed.
"Tu non ti intromettere. Non c'entri" Lo sgrida girandosi verso di lui.
"C'entro da quando mi hai chiesto di andar a prenderla. È anche affar mio." Urla per la prima volta Jared, non l'avevo mai visto incazzato dopo quella volta nel Montana nel autogrill.
In quel momento però penso alle parole di Jar.

"È anche affar mio"

"Io non sono l'affare di nessuno, e adesso me
Ne rendono conto che dovevo starmene nel mio negozio a Detroit e non qui a Seattle!" Urlo a più non posso ogni singola parola.
Tutti si zittiscono e mi guardano.
Lancio uno sguardo un'ultima volta a tutti coloro presenti in quella stanza e me ne vado.

Scendo velocemente le scale e vado verso la mustang, vedo le chiavi dentro e mi domando se Jared sia idiota o si fa soltanto.
Entro dentro e faccio marcia indietro uscendo da quel garage.
Sfreccio per le strade di quella città e la guardo così bella e perfetta. Non è adatta ad una ragazza come me.
Con poche ambizioni ed opportunità.

Sento vibrare il telefono che ieri Jared mi ha dato per tenermi in contatto e lo prendo dalla tasca del mio jeans.

"Vediamoci all'Alki beach.
Tra 20 minuti.
-J"

Suppongo sia Jared.
Non rispondo, metto il nome del posto sul gps del mio telefono e seguo le indicazioni. Non era molto lontano perciò in meno di quindici minuti ero già lì.

Sento il rumore di una moto, e vedo scendere un ragazzo levarsi il casco, e non mi stupisco quando rivedo quei capelli biondi e ribelli.
Ero appoggiata alla portiera della sua macchina.

"Mia non volevamo che tu prendessi così la notizia." Comincia avvicinandosi a me.
"E come avrei dovuto prenderla? Quando ho saputo di essere soltanto un'affare per voi?" Parlo a bassa voce che a stento mi sento io.
"Non lo sei, Edward voleva e vuole solamente aiutarti. Ti vuole bene come una figlia" difende al amico.
"Se ci teneva ad aiutarmi, mi dava la scelta di decidere per la mia vita, invece no. Mi avete preso e portato via l'unico che mi restava di mia madre!" Urlo alzando lo sguardo verso di lui.
Non proferisce parola, mi guarda soltanto e lo guardo anche io.
C'è qualcosa in quegli occhi verdi che non riesco a capire, sembra che non abbia via di fuga da tutto questo, da lui stesso.

Hell AngelWhere stories live. Discover now