Ero sempre stato ubbidiente, rispettavo tutte le regole, ero un bravo studente e per quanto mi avessero viziato, non avevo mai sbandierato in giro la mia ricchezza.

Non volevo creare dei problemi al nonno, non quando grazie a lui non ero finito in orfanotrofio, anzi vivevo una vita invidiabile: vivevo da solo in una reggia.

In casa, al secondo piano, avevo ben quattro stanze da letto, di cui solo una occupata da me; due bagni spaziosi di cui uno aveva all'interno una vasca idromassaggio che usavo la maggior parte delle volte.

Al primo invece piano vi era tutto il resto: una sala giochi dove tenevo il biliardo, la playstation con mille video giochi di qualunque genere, un vecchio flipper di proprietà di mio padre che proveniva dalla mia vecchia casa.

Ero talmente tanto affezionato a quell'oggetto che avevo pregato il nonno di farmelo avere, e così fece.

Alla destra del biliardo vi era un bancone del bar con molti alcolici che non avevo mai toccato se non una volta con Jimin per ubriacarci dopo una brutta serata che avevamo passato.

Ed infine alla sinistra vi era un tavolo da gioco, il posto preferito dal nonno, dove le poche volte che era passato a salutarmi avevamo fatto un paio di partite che naturalmente persi.

La cucina era arredata in uno stile moderno e il color crema regnava in quello spazio da me usato solo per mangiare.

Poco distanti dalla cucina, collegati da un lungo corridoio, vi erano due grandi salotti dove potevi perdertici dentro.

In entrambi vi erano varie televisioni e delle casse potenti collegate ad esse: a volte ascoltavo la musica così forte che Mina doveva venire a richiamarmi, non perché dessi fastidio a qualcuno, ma perché lei riusciva a sentirmi dalla dependance.

Abitavo in periferia e la prima casa nelle vicinanze era a 20 minuti a piedi, proprio quella di Jimin.

Nel primo salotto vi erano due divani in pelle bianca posizionati in modo parallelo con un tavolino di vetro nel mezzo una grande libreria ricoperta da libri che non avevo neanche mai toccato se non per i grandi classici che avevo letto per la scuola; mentre nell'altro soggiorno i due divani erano neri ed erano posizionati a forma di V davanti ad un camino; le pareti bianche erano ricoperte da antichi quadri con delle semplici cornici in avorio e alla destra dei divani c'era una scrivania in legno massiccio con una poltrona nera in velluto.

Il soggiorno era la mia stanza preferita, passavo lì, a volte, delle infinite giornate di studio che mi trasmettevano tanta tranquillità.

Una parete di entrambi i salotti era fatta da delle vetrate che davano su un grande giardino, con diversi alberi di ulivi e un salice piangente proprio in mezzo ad essi.

Alla sinistra della casa mio nonno aveva fatto costruire per i miei 15 anni una piscina lunga 25m, un piccolo campo da calcio e un campetto da basket, con la scusa che mi sarei dovuto tenere in forma e che in casa non sarebbe dovuto mancare niente.
Dall'altra parte del prato vi era la dependance dove risiedeva la servitù, inclusa Mina.

Da quando avevo iniziato a crescere, oltre agli orari che avevamo stabilito per pulire casa, nessuno si presentava se non per sbrigare le loro faccende, compresa Mina che veniva ormai solo per assicurarsi che mangiassi qualcosa di sano.

A parte in quel giorno speciale, dove tutti erano entrati in casa per farmi gli auguri, lo avevo apprezzato tanto.

Baciai sulla guancia l'anziana signora sempre con il sorriso sulla bocca, ringraziai tutti con un piccolo inchino e quando uscirono dalla stanza per tornare alle proprie faccende, mi diressi in camera per prepararmi ad andare a scuola.

Loyal Swan | VkookWhere stories live. Discover now