Era una branca che ben si combinava con l'area di studi di Loura, poiché il Reparto di Strategia e Ingegneria era ciò che costituiva un ponte tra l'Accademia della Guerra e quella delle Scienze, della quale lei stessa faceva parte.

Anche Loura era povera di ambizioni, e tutto ciò che voleva era scoprire sempre di più sul suo mondo, che ogni giorno si dimostrava più intricato e misterioso. Lei e Larenc erano accomunati dal desiderio di conoscenza, e da quello di rendere Zena un posto migliore.

Ma Larenc non si curava di lei. Non l'aveva mai notata. Larenc aveva occhi solo per Rozsalia.

Solo quando uscì dal vortice dei suoi pensieri Loura udì i passi di un'altra persona, dietro di loro. Erano passi timidi, impacciati. Appartenevano a qualcuno che avrebbe voluto non fare rumore, ma falliva miseramente.

Loura si fermò, costringendo la sorella a copiarla.

«Che cosa c'è?» chiese Rozsalia.

I passi che Loura aveva udito si erano arrestati. Ora la giovane aveva bisogno di una bugia per mascherare il suo errore. Non poteva ammettere di essersi sbagliata, non di fronte alla sorella.

Tornò sul discorso che era rimasto aperto. «Ma perché ogni discorso deve sempre virare su quel ragazzo?» finse di sentirsi offesa, ferita da quel nome che non riusciva a pronunciare, forse perché aveva un gusto troppo amaro, o forse troppo dolce.

Si voltò verso la sorella, per ricevere attenzione, mentre era solo una scusa per osservare meglio il corridoio dietro di loro, e sperare di individuare la figura di chiunque le stesse seguendo.

Rozsalia mormorò qualche parola di scuse, e Loura si sentì istantaneamente in colpa, per aver turbato la serenità della sorella.

Era sempre così. La purezza e l'ingenuità di Rozsalia rendevano impossibile farle del male, si trattasse solo di porre un'ipotetica fonte di negatività troppo vicina a lei.

Ma forse Rozsalia lo sapeva, e sfruttava questa sua apparente innocenza a suo vantaggio.

No. Se c'era del male in Rozsalia, era nascosto così a fondo che nemmeno lei stessa avrebbe saputo dove cercarlo.

I passi si fecero di nuovo più forti, e Loura si rese conto che il suo atteggiamento era stato insensato e ingiustificabile. C'era davvero qualcuno, e si stava avvicinando a loro. Era sbucato dall'ombra, e ora si avvicinava alla più giovane delle due sorelle.

«Le sorelle Netis?» domandò una voce alle spalle di Rozsalia.

La giovane si voltò, per trovarsi di fronte a un giovane uomo, con lunghi capelli d'argento raccolti in una coda bassa. Il colore tanto chiaro, sorprendentemente, non lo faceva apparire più vecchio. Il suo viso, privo di imperfezioni, rendeva indubitabile la sua giovane età. Indossava un completo nero e oro. Non era la divisa scolastica, ma era conforme alle norme dell'istituto.

Doveva trattarsi di un nuovo studente, ipotizzò Loura, uno dell'Accademia della Guerra. Era troppo impacciato, e non era da escludersi che avesse rivolto la parola alle due proprio perché non aveva idea di dove andare per raggiungere l'aula in cui si sarebbe tenuta la sua prossima lezione.

L'Accademia delle Scienze, della quale lei stessa faceva parte, esigeva che si indossasse la divisa bianca e argento, o un completo degli stessi colori. Era ciò che Loura stava portando: una semplice camicia bianca, infilata in una gonna corta dello stesso colore ma con orlo ricamato d'argento, e un blazer bianco, con bordatura dello stesso colore.

Rozsalia, invece, faceva parte dell'Accademia della Guerra, e ne indossava l'uniforme, composta da una gonna sopra il ginocchio, nera e bordata d'oro, una camicia nera con fiocco d'oro, e un blazer nero.

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