Capitolo 29

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Quelle immagini.
Quei ricordi.
Quei dannati momenti.
Tutto dentro di me si riaccende.
Sento le ferite riaprirsi.
Il bruciare del sangue ancora caldo.
Le lacrime che come fiumi scorrevano sul mio viso.
Rivedo il riflesso di un me quindicenne nello specchio, lo sguardo vacuo...
Il peso del mondo sulle mie spalle.
Un adolescenza butta.
Gli anni migliori della mia vita andati in fumo.
Dettati da un stupida malattia, che come un parassita, ha mangiato dall'interno ogni parte di mia madre...
Fino a farla scomparire.
Per sempre...
Perché siamo qui?
Una scena struggente si presenta davanti ai miei stanchi occhi...
Una donna stesa su un letto.
La pelle pallida come il latte, qualche ruga trapassa il sottile strato di tessuto cutaneo che ricopre il suo stanco volto.
Le labbra serrate.
Gli occhi chiusi.
Un turbante la sovrasta, probabilmente per cercare di coprire il capo spoglio.
Rivedo mia madre.
Stringo in un attimo la mano del ragazzo accanto a me...
"Perché siamo qui...?" Sussurro, non vorrei mai disturbare una donna mentre dorme.
"Lei...Lei è mia madre."
Mi volto di scatto verso di lui.
Il suo sguardo torna ad incupirsi.
Piccole lacrime cominciano a formarsi agli angoli dei suoi occhi...
"È ricoverata in questo ospedale da quasi due mesi.
Due fottuti mesi, in cui la mia vita ha deciso di fare retro marcia... due mesi che cerco con tutto me stesso di aiutarla.
Non ci sto riuscendo...
E probabilmente non ci riuscirò mai..."
La sue voce è flebile, cerca di non scoppiare a piangere...
"Il messaggio che mi è arrivato prima, era il cambio sorveglianza... ora devo occuparmi io di mia madre."
Il tono di voce è freddo, la presa sulla mia mano va piano piano ad affievolirsi, fino a scomparire.
In poche falcate attraversa la stanza, con le mani si appoggia alle sponde del letto che circondano l'esile corpo di una donna portata al limite...
Io resto allo stipite della porta, non riesco ad avvicinarmi.
Non posso.
Lui è voltato verso di lei, l'osserva in silenzio...
Si gira di scatto.
Incatena i suoi occhi nei mei.
"Tutte quelle volte che ho dovuto abbandonarti, tutte quelle volte che sono dovuto scappare via da te...
Tutte quelle volte che tu ritieni solo misere sconfitte...
Io venivo qui.
L'ospedale mi chiamava.
Mia madre stava male, ed io dovevo andare... tutte quelle volte che ho lasciato un bacio in sospeso con te, era perché volevo regalare un giorno in più di vita a lei... alla mia mamma." Biascica stancamente queste parole.
La gola si annoda e lo stomaco si contrae.
Un senso di colpa invade il mio corpo, dopotutto come potevo saperlo...?
Con passi felpati, torna verso di me.
I suoi occhi, sono ancora nei miei.
"Quell'anno in America, mi sono iscritto a medicina... lì le cose sono diverse.
Ho dato tutti gli esami che mi era possibile dare...
Passavo i giorni a studiare.
Volevo ripulire le mie mani dall'inchiostro indelebile degli errori.
Quando sono tornato, mi è stato comunicato che per prendere la laurea in medicina dovevo dare degli ultimi esami, che qui sono obbligatori. Quindi mi sono iscritto e sorte ha voluto che ci incontrassimo, in quel periodo avevo scoperto da poco che a mia madre era stato diagnosticato un tumore in fase molto avanzata.
Non riuscivo più a vivere.
Poi sei arrivato tu, con quel sorriso che irrompere, quel tuo modo di fare, quella testardaggine... quel tuo essere perfetto.
Le tue mani.
Il tuo profumo.
Il tuo amore...
Hai ridato alla mia vita l'euforia che qualcuno aveva rubato...
Vorrei dirti "Grazie" ma mi rendo conto che sarebbe inutile...
"Grazie" è solo una parola...
Nessuna frase, nessuna poesia, nessuna lettera, nessuna melodia potrà racchiudere tutta la mia gratitudine...
Sei speciale, non scordartelo mai."
Termina il suo discorso che sottili lacrime che bagnano le sue guance.
Termina il suo discorso guardandomi negli occhi.
Termina il suo discorso, aprendo un piccolo spiraglio della sua vita di fronte a me.
Alzo lo sguardo, verso il piccolo orologio che scandisce ogni secondo di queste vite appese ad un filo.
Le 1:25 del 3 gennaio.
"È tardi." Sussurro tenendo lo sguardo sul vecchio orologio...
"È tardi ed io non vorrei essere qui.
Tu mi hai appena detto quello che io è da una vita che aspetto, vorrei rapirti... portarti via, respirare aria nuova.
Respirare una nuova vita.
Partire, lasciare questa città troppo stretta. Non voglio più vedere lacrime nei tuoi splendidi occhi... ti prometto che ti farò sorridere ogni giorno, ogni mattina quando ci sveglieremo nel nostro letto ti darò un bacio sulle labbra e ti sussurrerò tutto l'amore che provo per te.
Tu sorriderai... e sarai felice.
Felice come mai stato..."
Appoggia le sue soffici mani intorno al mio viso, si avvicina sempre di più...
Ci baciamo.
Sensazioni magiche, nuove, diverse... splendide.
Tutto sembra ovattato, è il momento ideale per fuggire da una realtà che sa solo incatenare sul suolo senza dare la possibilità di volare...
Già... volare.
"Devo tornare da Tae..." sussurro ad un soffio dalle sue labbra.
"Ha bisogno di me."
"Ti accompagno."
"Sei sicuro, devi stare con tua madre, riuscirò a trovare il reparto... è giusto che tu sti-" comincio a farfugliare una miriade di parole senza senso.
"Ho detto che ti accompagno" sorride avvicinandosi sempre di più, accarezza i miei fianchi e prima di uscire da quell'ennesima porta si volta verso sua madre che riposa nel letto...
Ricominciamo a camminare silenziosamente in questi tristi e bui corridoi, l'unico suono percettibile sono i nostri passi.
Uno.
Due.
Tre.
Passo dopo passo, mi avvicino verso il mio migliore amico.
Io ci sono e ci sarò per sempre.
"Tutto questo un giorno finirà..." sospira il ragazzo accanto a me.
"Tutto questo un giorno sarà solo un brutto ricordo..." rallentiamo il passo.
"Tutto questo un giorno farà parte della nostra storia..."
Ci fermiamo.
"E sarà la storia più bella fra tutte..." continuo la sua frase, ormai ne avevo capito la fine.
Passano i secondi, passano i minuti ed alla fine eccolo...
"Terapia intensiva e medicina d'urgenza"
Semplici parole che ogni volta che si presentano davanti ai miei occhi, le mie gambe tremano, lo sguardo si annebbia e la voglia di fuggire è tanta.
Apro la porta.
Subito un frastuono mai sentito si fa largo nelle mie orecchie... lancio uno sguardo confuso al ragazzo accanto a me.
Cosa sta succedendo?
Continuiamo a procedere cautamente.
Io ho rallentato il passo, dopotutto io non sono autorizzato a stare qui...
Più ci addentriamo nel corridoio e più i rumori si amplificano.
Il cuore comincia ad accelerare.
Conto le stanze.
215a
Il rumore aumenta.
215b
Possibile che provenga da una di queste stanze?
216a
Riesco a vedere delle ombre muoversi freneticamente.
216b
Stringo la mano al ragazzo.
217a
Un passo.
Due passi.
Tre passi.
217b
Uomini, donne vestiti di bianco entrano ed escono dalla camera del mio migliore amico.
Cosa sta succedendo?
"È meglio che tu resti qui..."
Lo guardo negli occhi.
Io devo vedere Tae.
"Torna in dietro, andrò a vedere io cosa succede..."
Si sporge verso di me e deposita un soffice bacio sulle mie labbra, lo guardo un'ultima volta negli occhi...
Mi fa cenno di tornare indietro.
Mi volto e con passo svelto percorro nuovamente tutto il corridoio.
Cosa sta succedendo?
Ho paura.
Il cuore batte all'impazzata.
L'ansia logora ogni parte di me.
Le gambe tremano.
Lo stomaco si contorce.
Il fiato manca.
Ho paura.
Terribilmente paura.
Esco dal reparto e sulla destra noto un corridoi secondario, ci sono delle vecchie panchine...
Ho bisogno di sedermi.
Stancamente mi dirigo verso quei scrostati e sudici pezzi di plastica.
Aspetto il mio ragazzo.
Lo vedrò uscire da quel maledetto reparto, avrà il sorriso sulle labbra, mi guarderà negli occhi e mi dirà che è andato tutto bene, non è successo niente di grave...
Ma soprattutto, che Taehyung sta bene.
Il tempo passa.
La paura e tanto meno l'ansia non accennano a diminuire...
Cerco di percepire ogni più minimo rumore, ma tutto ciò che mi circonda è solo un assordante silenzio.
Passano i secondi, passano i minuti...
Ormai non ricordo più da quanto sono qui.
Punto lo sguardo sull'orologio sul mio polso...
Sono le 2:15
La stanchezza in un attimo mi sovrasta.
Sento le palpebre pesanti.
Lancio un ultimo sguardo verso la porta...
E poi...
Buio.

Lentamente apro gli occhi, una fastidiosa pressione causa il mio risveglio.
Mi guardo in torno.
Incontro degli occhi...
Quegli occhi.
Sorrido istintivamente.
"Piccolo, ti sei svegliato..." il tono della sua voce è dolce, soffice... leggero.
"Che ore sono?" Sussurro, stiracchiandomi la schiena alzando le braccia.
"Le 3:12"
Produco un mugugno con la voce...
"Piccolo..." la sua voce trema.
Mi volto di scatto.
"A volte ti trovi davanti a momenti difficili... quando ho deciso di iscrivermi alla facoltà di medicina ho sempre pensato che facendo questo sarei riuscito a cancellare le macchie dei miei errori dal passato... ho sempre pensato che questo genere di lavoro si concentrasse, essenzialmente, sul bene delle persone..." il suo sguardo è fisso nel muro, non osa incrociarlo nel mio.
"Cosa intendi dire?" Non riesco a capire...
"Taehyung è morto."
Tre parole agghiaccianti.
Taehyung è morto.
"Quando sei tornato in dietro mi sono avvicinato alla porta della camera...
Ha avuto un infarto fulminante...
Non c'è stato modo di salvarlo."
Il suo tono è freddo.
Lo sguardo fisso nel muro scrostato.
Mi alzo in piedi.
"Dove vai?"
Non sento niente.
Le gambe si muovono da sole, comincio a correre...
Spalanco la porta di quel maledetto reparto.
Devo vederlo.
Corro.
Il polmoni sono stretti.
La testa pulsa.
Non può essere.
Corro come il vento.
Un passo alla volta.
Guardo tutti i numeri, che schedano ogni paziente di questo fottuto ospedale...
217b
La porta è chiusa.
Sono fermo.
Il respiro irregolare.
Le gambe tremanti.
La gola secca.
Appoggio il palmo sudato della mia mano sulla maniglia.
Entro.
Il letto è vuoto.
Freddo.
Dov'è il mio migliore amico?
Mi avvicino.
Osservo in silenzio quella maledetta superficie...
È morto.
Non potrò più sentire la sua voce.
Non potrò più sentire il suo profumo.
Nessuno potrà più consolarmi.
Con chi canterò a squarciagola?
Chi mi obbligherà ad andare alle feste?
Chi mi aiuterà a scegliere i vestiti?
Con chi decorerò la casa?
Con chi farò le più interminabili giornate di shopping al centro commerciale?
Le sue mani non asciugheranno più le mie lacrime.
La sua risata.
Il suo sguardo.
Non riesco nemmeno a piangere.
È morto.
Il respiro comincia a mancare.
La vista si annebbia.
Il mondo gira.
Sento tutte le emozione sopraffare il mio essere.
Aiuto.
Il cuore batte forte.
La testa esplode.
Il mio migliore amico...
È morto.
Urlo.
Urlo come non mai ho fatto.
Sento tutto uscire fuori, tutte le mie emozioni, tutto il mio dolore, tutto il fiato è andato.
Piango forte, piango così forte che rischio di soffocare per la mancanza d'ossigeno...
Sono solo.
Taehyung è morto.
Ed ora sono solo.
Taehyung...
Perché mi hai lasciato?

~Spazio Autrice~
Ci stiamo inesorabilmente avvicinando alla fine di questa avventura...
Come sempre se il capitolo vi è piaciuto lasciate una stellina o un commento noi ci rivediamo martedì alle 15:30 con un nuovo capitolo!
~Bea❤️

Euphoria                                                               ~Jikook~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora