Capitolo 22

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Lo guardo negli occhi.
Io.
Lui.
Il mondo, si è fermato solamente per noi.
La risata in un attimo si spegne, la rabbia ribolle... "Perché te ne sei andato...?" Sospiro esasperato da questa surreale situazione.
Lui abbassa gli occhi.
"Perché te ne sei andato?" Domando con voce più dura.
"Perché te ne sei andato?!" Sto urlando.
Lui non accenna ad alzare lo sguardo, ciò non fa altro che alimentare la mia ira...
"Perché te ne sei andato da casa mia, come se fossi solo una puttana? Ci mancavano i soldi sul comodino e avresti fatto tutto in modo impeccabile..." continuo con tono schifato. "Abbi almeno il coraggio di alzare lo sguardo..." la voce è aspra. Lui lentamente alza gli occhi su di me, una lacrima riga il suo viso...
L'ho fatto piangere?
Rimango sconcertato...
Lui sta piangendo, per me?
In un attimo asciuga quel piccolo rivolo di amaro sconforto...
"Park..." comincia serrando la mascella.
"Ti ricordi cosa ti avevo detto il primo giorno che ci siamo visti?
Te lo ripeto, forse te lo sei scordato:
Devi farti i cazzi tuoi." Scandisce odiosamente l'ultima parte del suo insulso monologo. La rabbia si riaccende in un attimo, le mani tremano dalla collera...
Lui non può parlarmi così.
Lui non può trattarmi così.
Non può.
"No, i cazzi miei non me li faccio. Tu sei venuto a letto con me quin-" "e quindi vuoi anche i soldi? Visto che mi hai paragonato ad un puttaniere." Mi interrompe così, questa fa male.
"Io vorrei semplicemente sapere il tuo nome..." rispondo deluso, non è lui il ragazzo di ieri sera, non è il solito ragazzo che ieri notte sfiorava la mia pelle... non può essere il solito ragazzo di cui mi sono innamorato...
Siamo in piedi uno davanti all'altro, lui si avvicina con sguardo minaccioso a me...
Sento odore di alcool.
Ha bevuto.
È ubriaco.
Continua ad avvicinarsi a me, in strada non c'è nessuno... avanza inesorabilmente, oramai sono con le spalle al muro. Mi guarda fisso negli occhi, l'odore di alcool è nauseabondo... le sue mani si muovono su tutto il mio corpo, cerca senza timore di sbottonare i miei pantaloni.
No, non puoi farmi questo...
Mi intrappola sotto il peso del suo corpo, sento il fiato mancare.
Sono impotente sotto di lui.
Senza pudore sfiora il mio corpo, il percorso delle sue dita creano solo fiamme sulla mia pelle...
Perché mi fai questo...?
Tu non sei questo...
Ti prego...
Dov'è il mio ragazzo misterioso?
All'improvviso... buio.
Buio.
Buio.

Apro gli occhi.
Sento la fronte sudata.
Dove sono?
Cosa è successo?
Sono steso su una superficie morbida, mi metto a sedere... sono in una camera da letto.
Non è la mia, questo è sicuro.
Con sguardo spaesato osservo l'ambiente circostante... era forse un sogno? Ormai non riesco più a distinguere la realtà da ciò che il mio cervello produce.
Sembrava tutto così vero...
Che ore sono?
Chi mi ha portato qui...?
"Ti sei svegliato..." una voce delicata attira la mia attenzione, in un attimo luce.
Osservo meglio ciò che mi circonda: una vecchia stanza da letto, le mura sbiadite, l'arredamento senza dubbio datato, alle pareti sono appese vecchie foto dai volti a me sconosciuti...
Dove mi trovo?
Mi volto verso la sorgente della voce, è lui.
Allora non era un sogno...?
"Quando ci siamo scontrati hai battuto la testa e sei svenuto... ti ho portato a casa mia..." abbassa gli occhi, la tensione è palpabile. "Come ti sentiresti se io ora me ne andassi senza dire niente...?" Lui non alza lo sguardo. "Come ti sentiresti se io ora non ti dicessi niente e sbattessi la porta in silenzio?" Domando deluso, ormai la rabbia è svanita, sovrastata da un senso di disgusto... "Allora, rispondimi... come ti sentiresti?" "Starei male, malissimo... maledirei il mondo ed in particolare la persona che mi ha provocato tutto quel dolore... probabilmente non le rivolgerei più la parola, probabilmente non la guarderei più negli occhi..." risponde tenendo lo sguardo fisso sul pavimento di parquet rovinato dal tempo. "Io invece sono qui..." rispondo con un filo di voce, mi alzo barcollando dal letto... le molle producono un rumore stridulo. Mi avvicino a lui, siamo uno davanti all'altro... non osa alzare gli occhi.
Delicatamente appoggio le mie mani sulle sue guance, mi avvicino... posso percepire il suo respiro, il suo profumo.
Appoggio la fronte sulla sua, essendo molto più alto di me mi ritrovo in punta di piedi con dei calzini imbarazzanti ai piedi.
"Guardami negli occhi..."
Nulla.
"Alza lo sguardo..."
Niente.
"Amore...ho bisogno di vedere i tuoi occhi."
Eccoli.
Pietre preziose, i miei lapislazzuli color pece, i miei pozzi di enigmaticità, i miei occhi preferiti.
"Perdonami..." sussurra sulle mie labbra.
"Dimmi il tuo nome..."
"Non posso..."
Un singhiozzo.
Sta piangendo...
"Dimmi il tuo nome"
"Non... posso..."
Due singhiozzi.
"Dimmi il tuo nome"
"Non poss-" lo interrompo con un bacio a stampo. Sento le sue guance bagnate sotto i miei palmi, lacrime silenziose rendono imperfetto il suo viso perfetto.
"Perché non puoi dirmelo...?"
"La mia vita è difficile, terribilmente complicata... non è colpa mia o tua... ti prego capiscimi..." biascica tra un singhiozzo e l'altro.
Lo guardo fisso negli occhi, non posso certo continuarlo a chiamare "ragazzo misterioso"...
Ho bisogno di un nome...
Idea.
"Ti troverò io un nome" sorrido.
"Cosa?" Chiede confuso.
"Beh se tu non vuoi dirmi il tuo, vuol dire che ti troverò io un nome che fa per te" rispondo sincero... un timido e meraviglioso sorriso si fa largo sul suo volto, le lacrime momentaneamente spariscono... "Come pensi di riuscirci?" Domanda visibilmente divertito.
"Semplice... guarderò il tuo viso." Affermo convinto... "in che senso?" "Beh ogni volto ha un nome, c'è chi ha il viso da Namjoon e chi da Yoongi... beh il tuo viso è da Jungkook."
Mi fissa incredulo "Quindi secondo te io mi chiamo Jungkook?" Domanda dubbioso...
"Esatto, tu per me d'ora in poi sarai Jungkook" rispondo ridendo.
"Bene, allora... piacere mi chiamo Jungkook, tu sei Jimin giusto?" risponde stando al gioco.
Nasce inesorabilmente un dolce bacio.
Le sue labbra si muovo senza pudore sulle mie, comincia a spingermi dolcemente verso la superficie molleggiante del letto... Infila le sue mani sotto la mia maglietta, accarezza dolcemente i fianchi, brividi incontrollati percorrono la mia spina dorsale... "non possiamo..." tristemente mi allontano dalla sua bocca, molto invitante... "perché...?" Domanda triste "È tutto il giorno che sono fuori casa... Tae si sarà preoccupato..." ragiono a voce alta. "Aspetta, sei fidanzato...?" Chiede sconvolto "No no" comincio a ridere "È il mio migliore amico, dopo...dopo un brutto incidente, abbiamo deciso di andare a vivere insieme..." abbasso lo sguardo.
No, non posso... non voglio ripensarci.
"Incidente?" Sussurra "si... è una parte della mia vita che non amo rivivere... voglio mostrarti una cosa, però." Mi guarda incuriosito, lentamente sposto il lembo inferiore della maglietta, un sorrisetto malizioso si forma inesorabilmente sul suo viso... "non è
come pensi!" Mi giustifico io con voce gracchiante... tiro su la maglia fin sotto il pettorale destro, lascio scoperta la parte alta del fianco... alzo gli occhi verso di lui. "Hai un tatuaggio?" Domanda sorpreso... "Non l'avevo notato l'altra sera..." continua. "Sì, ho un tatuaggio... è stata una delle cose più dolorose da fare dal punto di vista psicologico... sai cosa c'è scritto?" Alzo lo sguardo.
"Nevermind..?" Bisbiglia
"Non importa..." sussurro.
"Perché, non importa se ho rischiato di morire, non mi importa se ho passato un anno combattendo tra la vita e l'oltretomba, non mi importa se ho rischiato di non essere più accecato dalla luce del sole, non mi importa se ho rischiato di non sentire più il confortevole venticello estivo che ti scompiglia i capelli... non mi importa perché adesso sono qui. La vita mi sta regalando emozioni impagabili, adesso, sono qui con te... ed è tutto quello che desidero più al mondo..."
Mi fissa senza respirare...ho forse esagerato a dirgli tutto questo?
Il mio piccolo sorriso in un attimo si spegne... "Sarà meglio che tu vada adesso..." pronuncia queste parole con un tono di voce grave, strano... non riesco a capirlo... "Allora... ciao Jungkook..." lo saluto leggermente deluso dal suo repentino cambio d'umore... lui non mi rispondo, cinge i miei fianchi e con fare frettoloso mi accompagna alla porta... gli lancio uno sguardo confuso, lui prende il mio giaccone che aveva riposto sull'attaccapanni sull'ingresso e mi sbatte la porta in faccia.
"Perché mi fai tutto questo...?"
Troppo tardi, ha già chiuso la porta.

~Spazio Autrice~
Buon pomeriggio a tutti, come prima cosa voglio ringraziarvi per 1k di letture... è un traguardo  davvero alto e davvero importante per me, grazie a chi c'è stato dall'inizio e grazie a chi si è unito dopo...
Come sempre se il capitolo vi è piaciuto lasciate una stellina o un commento, noi ci rivediamo martedì alle 15:30
~Bea❤️

Euphoria                                                               ~Jikook~Where stories live. Discover now