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Rachele



<<Quindi Joshua e tua sorella si sposano?>> Chiede Carmen.

<<A quanto pare.>>

<<Noah verrà con te?>> Domanda.

<<Mi sembra ovvio.>> Sintetizzo.

Chi lo avrebbe mai detto che Joshua e mia sorella sarebbero durati così a lungo.
In fondo come potevo saperlo. Chiamo mia madre una volta al mese e non ho mai chiesto di Brianna.
Forse perché mi sento in colpa, sporca, o forse perché gli invidio il fidanzato.

<<Lo sai vero che la tua famiglia morirà di crepacuore quando vedrà Noah?>>

<<Carmen non ho altra scelta. Cosa dovrei fare secondo te?>>

Lo so, lo so che dopo cinque anni, tornare a casa, con Noah, non sarà affatto facile. Né tanto meno riuscirò a spiegarlo, ma ormai è inevitabile.
Non posso più fuggire. Neanche se volessi.

<<Mi dispiace, non dovevo insistere.>> Ammette mortificata.

Allungo una mano sulla sua e gli sorrido. Non voglio che pensi sia arrabbiata con lei. Non potrei mai esserlo, non dopo tutto quello che ha fatto per me.

<<Ti va una pizza? Noah sarà qui a momenti e devo ancora preparare le sue cose.>>

<<Tu inizia a preparare che io ordino per noi quattro. Le solite pizze?>>

<<Le solite.>> Asserisco prima di correre in camera per finire di prepare l'occorrente per il viaggio.


Il mattino seguente

<<Allora, chiama appena arrivi. Se hai problemi avvisami subito che prendo il primo aereo e vengo a riprendervi. E pretendo di vedere te e Noah almeno una volta al giorno su skipe.>>

<<Uno, vado ad un matrimonio, non in guerra. Anche se credo che qualcosa succederà dopo che vedranno Noah. Due, devi stare tranquilla. Ti chiamo e vedrai me e Noah in videochiamata tutti i giorni. Tre, pensa a te e alla piccola Aurora. Quattro, torno tra due settimane, no tra due anni.>> L'abbraccio.

Carmen è il mio punto fermo, la mia roccia, la mia spalla, la mia migliore amica, la mia collega e mia sorella.

Quando sono arrivata a New York, ero triste, sola e depressa.
La mia "depressione" è aumentata tre mesi dopo, quando per puro caso ho scoperto che da lì a poco la mia vita stava per cambiare.

E devo ammettere che senza Carmen, che poco a poco si faceva spazio nella mia vita, oggi non sarei qui, e non sarei neanche capace di affrontare i miei problemi, i miei dubbi e le mie paure.

Carmen mi ha resa orgogliosa e forte, e a lei devo tutto.

<<Ci vediamo presto.>> Le bacio la guancia, raggiungo Noah che fino a pochi istanti prima era con Mike il ragazzo di Carmen, ed insieme ci avviamo all'imbarco.

Non ho paura, affatto. Ma spero comunque che vada tutto bene.
Anche se mi sono preparata al peggio.

La voce metallica del comandante di bordo ci da il benvenuto e ci prega di allacciare la cintura di sicurezza dato che siamo pronti al decollo.

Faccio come mi viene chiesto e dopo un grande sospiro, decolliamo.

6 ore dopo

San Francisco.
La mia casa, la mia terra.
Non immaginavo neanche che mi sarebbe mancata così tanto.
Ma ora eccomi qua.
Pronta a godermi, più o meno, la mia città.

<<Rachele.>> Da lontano intravedo una mano tesa verso l'alto che saluta felice nella mia direzione.

<<Mamma chi è quella signora?>>

<<Quella è la tua nonna amore.>> Ammetto prima di accorciare definitivamente le distanze tra me e la mia famiglia che smette di ridere appena vedono Noah.

<<Rachele....>> Mio padre sbianca e forse deve avere già capito tutto.

Infono Noah mi somiglia tantissimo, tranne per la carnagione, il colore dei capelli e degli occhi.
Io ho la pelle chiara, gli occhi azzurri e dei lunghi capelli neri.
Noah invece ha la pelle leggermente più scura rispetto alla mia, e gli occhi e i capelli di un castano scuro.
Come suo padre..

<<Io... Io... Non ci credo. Perché? Perché lo hai tenuto nascosto?>> La voce delusa di mia madre mi fa sentire male.
Tutto volevo, meno che deluderli.

<<Ero giovane, sola, inesperta, lontana da casa e appena 19enne. Non volevo essere una delusione. Quando trovavo il coraggio di chiamarti per dirtelo il solo pensiero di una vostra brutta reazione mi avrebbe fatta morire, così ho evitato. Volevo farcela da sola. E volevo che foste orgogliosi di me nonostante vi abbia nascosto vostro nipote per quasi cinque anni.>>

<<Noi non ti abbiamo mai giudicata, né lo avremmo fatto in quel momento.>>

<<Lo so papà, e so che da un giorno all'altro è difficile da accettare. Ma vi prego. Accettate Noah. È mio figlio, vostro nipote, ed è tutto ciò che ho.>> Cerco di trattenere le lacrime.

<<Mamma.>>

<<Cosa c'è Noah?>> Mi abbasso alla sua altezza e sorrido.

<<Piangono perché non mi vogliono bene?>> Domanda.

<<No, no tesoro. La nonna piange perché è felice di conoscerti.>> Mi anticipa mia madre.

Sapevo che avrebbero capito. Ora devo solo dirlo a Brianna e far credere a Joshua che questo è suo nipote.
Tra due settimane tutto sarà finito, ed io e il mio piccoletto torneremo a New York alla vita di tutti i giorni.

<<Benvenuti a casa.>> Annuncia mio padre con un sorriso smagliante.

<<Brianna è a casa?>> Domando.

<<No. È a casa sua. Lei è Joshua si sono trasferiti circa 7 mesi fa e questa sera siamo invitati a cena da loro per festeggiare il vostro arrivo.>> Spiega mia madre.

Bene. Così spiegherò ai miei genitori la storia che io e Carmen abbiamo inventato per non destare sospetti sul presunto padre di Noah.

Incrociamo le dita.

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