19

57 3 0
                                    


«Allora, ho saputo che la polizia ora è arrivata davanti casa di Henry e che lo sta cercando, hanno trovato il corpo di suo padre steso in una pozza di sangue.»

«Sì Vic, lo abbiamo visto anche noi.»

«Lo so, Reggy. Il punto è che ora saranno guai per un po' tutti noi.»

«Perché? Dopotutto non l'abbiamo mica ammazzato noi?»

«Huggins, amico mio, il punto non è questo: essendo noi le persone più vicine a quel sociopatico, verremo sicuramente interrogati e ci serve un buon alibi per tenerci lontani dai guai.»

«Sarebbe meglio se dicessimo la verità...» fece eco Alice, ancora scossa e affranta.

«Non credo.»

«Perché no? Dire bugie...e poi ti scoprirebbero comunque, Vic. È meglio se dici che anche noi siamo stati a casa sua, che abbiamo visto suo padre già morto ma non abbiamo avvisato nessuno.»

«Ma poi ci domanderebbero perché non l'abbiamo fatto e a questo proposito, che diciamo?»

«Sempre la verità: che avevamo paura ed eravamo spaventati, che Henry ci ha aggrediti.»

Victor sembrava perplesso, non poteva credere che proprio la pseudo-fidanzata del suo amico lo stesse 'tradendo'. A quale pro, poi? Provò a spiegarselo, cercò qualche risposta plausibile che poteva spiegare quello strano atteggiamento, ma Alice lo precedette.

«Credimi, è meglio che lo prenda la polizia e non qualcun altro.»

Qualcun altro? E chi? A parte la polizia chi poteva prendere Henry? Altre domande che lo lasciarono ulteriormente basito e confuso. Di cosa stava parlando? C'era qualcosa che non sapeva e che avrebbe dovuto sapere? Si sedette vicino a lei, poggiando i gomiti sulle ginocchia e intrecciando le dita delle mani, tenendole congiunte davanti al mento. Non disse nulla, se avesse voluto, avrebbe parlato lei. Altrimenti avrebbe rispettato il suo silenzio.

«Ragazzi.» disse Belch.

«Cosa, Reggy?» chiese Victor.

«Se non siamo stati noi...e se Henry se ne era già andato...chi ha chiamato la polizia?»

«Henry, potrebbe averlo fatto prima di andarsene.»

«Impossibile.» affermò fermamente Alice.

«Uhm?»

«Il telefono non aveva tracce di sangue.»

«Come lo sai, se non sei entrata nella casa?»

«Io non ero con voi, non ho visto il cadavere di Oscar Bowers, ma conosco Henry e so come agisce o come lo farebbe.»

«Quindi, secondo te, cosa è accaduto?» chiese Belch, guardandola.

«Henry ha solo ucciso suo padre. Non gli importa nemmeno se lo prendono e lo sbattono al fresco. Se non lui, deve essere stato qualcuno...ed io ho una vaga idea di chi può averlo fatto.»

Ci volle un po' affinché prendessi coraggio e raccontassi tutto ai ragazzi, non scesi troppo nel dettaglio, non parlai loro di un clown perché non mi avrebbero creduto. Se l'avessi domandato ad Henry, avrebbe negato di essere stato plagiato da lui, avrebbe riso di me e mi avrebbe dato della pazza e tutto mi si sarebbe ritorto contro. L'ultima opzione rimasta era Patrick, ma fare il suo nome, allora, era ancora presto. In qualche modo li convinsi a recarci tutti e tre a Neibolt Street, nei pressi di quella vecchia casa abbandonata e di entrarci dentro. Come sapevo che Henry potesse essere là? Non me lo disse nessuno, ma feci un sogno che, in qualche modo, lasciava presagire delle cose... cose che poi accaddero davvero.

Scansando diversi oggetti impolverati e facendo attenzione a non restare incastrati con i piedi nel pavimento legnoso e mal ridotto, Victor, Belch e Alice si avventurarono nella vecchia abitazione in stile vittoriano che sorgeva a Neibolt Street. Notarono l'automobile di Huggins parcheggiata davanti alla recinsione della casa. Henry era lì. Quando furono dentro non pensarono immediatamente ad andare giù, furono tentati dal salire sopra, ma Alice dubitava che Henry avesse qualcosa da fare ai piani superiori; inoltre c'erano tracce che rimandavano al sottosuolo della casa, tracce di sangue che erano delle scarpe di quello scellerato. Scesero giù per una vecchia scalinata traballante, Victor ironizzò con Belch di fare attenzione o col suo peso avrebbe potuto cedere. Belch non la prese benissimo, ma si fece una risata anche lui. Alice, per quanto preoccupata fosse per Henry, ringraziava il cielo di avere accanto quei due: in fondo erano buoni e l'unica 'bestiolina' da rieducare era proprio il suo Henry. Qualora l'avesse rivisto, quando se lo sarebbe ripreso e portato via, la prima cosa che avrebbe fatto è di prenderlo a schiaffoni fino a renderlo insensibile al dolore. Ma la sua forza, seppur notevole, non avrebbe mai eguagliato quella di un maschio ed Henry poteva soltanto ridersela. Per lui quegli schiaffoni erano un solletico. Nella sua mente scorrevano diverse scene, immaginava quando l'avrebbero trovato, tutto quello che gli avrebbe detto e sperava che anche lui avesse le sue da dire, anche litigare le andava bene. L'importante è che stesse bene e che, in qualche modo, sarebbero riusciti a trascinarlo via, distogliendolo dalle sue azioni malate. Le andava bene tutto, pur di riavere Henry indietro, vivo e illeso. Se la polizia ancora non lo aveva preso non era un buon segnale per loro, per Alice soprattutto che più degli altri due si rendeva conto quale pericolo il ragazzo stesse correndo.

Si ritrovarono davanti al pozzo. Un pozzo profondo e nero, completamente buio.

«Non ditemi che dobbiamo scendere giù...» disse Belch con fare remissivo.

«Non sei curioso di andare ad esplorare i meandri del cervello del tuo amico?» domandò ironico Victor.

«Somiglia di più al vuoto che ho quando non mangio qualcosa da due ore.» rise Belch, seguito da Victor.

«No, non possiamo calarci di sotto.» affermò Alice.

Gli altri due si guardarono. Ormai il capo-team era lei, avrebbero fatto tutto quello che lei diceva. Ogni sua richiesta era un ordine. Per lo meno non li maltrattava come faceva Henry, questo lasciava già un po' più di dignità per i due ragazzi.

«Se non sbaglio questo pozzo dovrebbe essere collegato-»

«Ai condotti fognari della cittadina?»

«Sì, esatto. Cosa facciamo?»

Alice si voltò verso Victor, prima di indicargli le scale che avevano sceso. Victor rimase non molto sorpreso: non si sarebbero calati giù, anche perché i condotti erano lunghi e bui da attraversare e loro non erano muniti di torce o altri strumenti che li avrebbero aiutati in qualche modo. Inoltre Alice zoppicava ancora per via della ferita, non era profonda, ma le faceva discretamente male. Un dolore sopportabile, ma ogni tanto Belch doveva caricarsela sulle spalle o fungere da appoggio per aiutarla.




! A V V I S O !

La pubblicazione dei capitoli riprenderà il 1 marzo 


"Like lambs to a slaughter..." | IT - 2 0 1 7Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora