13. Vecchie amicizie

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La sveglia alle 8.00 a.m.
Scendo dal letto con più energia del dovuto.
Non sto più nella pelle.
Io e Meg non ci vediamo da quest'estate e non vedo l'ora di incontrarla per raccontargli tutto quello che mi è successo.
Mi faccio una doccia veloce senza lavare i capelli e mi vesto.
Indosso dei semplici jeans leggermente strappati sulle ginocchia ed un maglioncino nero a collo alto che lascia scoperta un filo di pancia .
Scendo al piano di sotto e mi accorgo di essere sola in casa.
Mi dirigo verso il frigorifero per prendere l'occorrente per la colazione e trovo appeso un foglio:
Ciao tesoro, io e papà siamo andati in centro per prendere alcune cose per la casa. Ti ho lasciato sul tavolo del salotto i soldi per la metro e per pranzare fuori. Se volete mangiare a casa fammi uno squillo più tardi.
-mamma.
Sorrido leggendo il messaggio e tiro fuori dal frigo il succo all'arancia e lo yogurt al cioccolato.
Prendo un grande fassoio giallo riposto nel mobile in cucina e mi siedo davanti alla tv. Durante queste ore non c'è nulla di interessante e mi ritrovo perciò a guardare un programma di cucina diretto da un uomo di mezza età.
Finito di fare colazione finisco di mettere apposto le ultime cose ed esco di casa.
Il tempo non è dei migliore perciò decido di portare  un ombrello.
Appena arrivo vedo in lontananza due figure familiari. Sono Payton ed Anne.
«Ragazze!» esclamo nella loro direzione.
Entrambe si girano.
«Ciao Beck! Che cosa ci fai qui?» mi domanda Payton dopo avermi abbracciata.
Abbraccio anche Anne e rispondo:
«Sto andando a prendere una mia amica di Denver all'aereporto e poi andiamo a pranzare fuori. Volete venire anche voi?»
Si girano l'una verso l'altra, e come si fossero capiti al volo, entrambe rispondono con un 'si'.
Insieme prendiamo la linea A e ci fermiamo ad Howard Beach, a Manhattan.
Da qui prendiamo un'altra metro per arrivare all'aeroporto di Kennedy, vicino al quartiere di Brooklyn.
«Ragazze siccome sono le 10.30 a.m. che ne dite di fermarci a prendere un caffè nel bar dell'aeroporto?» chiedo rivolgendomi alle mie amiche.
«Buona idea.» esclamano in coro loro.
Il tempo bassa rapidamente tra discorsi su ragazzi e scuola.
L'aereo 2567 proveniente dall'aeroporto internazionale di Denver delle ore 10.50 a.m. sta per atterrare al gate numero 7.
Felice comunico alle mie amiche del fatto che Megan si trova sopra questo aereo, e ci dirigiamo verso il gate numero 7.
Appena le porte si aprono incominciano ad uscire tantissime persone, ma riesco subito a distinguerla. Sembra quasi discutere con un uomo di mezza età che sembra esserle andato addosso. Nel vedere quella scena inizio a ridere tra me e me come una scema. Non è cambiata di una virgola, è sempre la solita, non riesce mai a starsene zitta la mia amica. I capelli a caschetto sono un po' spettinati e i grandi occhiali neri le stanno quasi per cadere. Indossa una semplice salopette in jeans e una maglietta rossa corta che lascia intravedere un filo di pancia. Ai piedi ha le sue solite vans bianche abbinate a dei calzini del medesimo colore. Ha sempre avuto quell'aria sbadata e disordinata davvero comica, ma allo stesso tempo è davvero carina e riesce ugualmente ad attirare l'attenzione di qualche ragazzo. Ogni volta che la guardo riesce sempre a trasmettermi pace e tranquillità con il suo sorrisone che sembra non svanire mai dal suo volto rosato. I nostri sguardi si incontrano e subito i suoi occhi brillano di gioia e il suo viso si apre proprio in quel sorriso adorabile che farebbe addolcire qualsiasi persona la guardi.
Appena mi vede lascia la valigia che teneva con la mano destra e mi corre incontro saltandomi addosso.
Non essendo pronta cado a terra e lei con me, ed incominciamo a ridere come due sceme. Mi era mancata veramente tanto.
«Beeck! Non sai quanto mi sei mancata!» esclama lei.
«Anche a me Meg!!! Finalmente sei qui» dichiaro abbracciandola un seconda volta.
« Comunque queste sono le mie amiche Payton ed Anne. Le ho conosciute a scuola ed abbiamo legato fin da subito» le spiego.
«Oh, piacere ragazze! Io sono Megan» si presenta dando a tutte e due una salda stretta di mano e sorridendo.
Dopo le varie presentazioni usciamo dall'aeroporto.
«Meg hai voglia di andare a mangiare qualcosa?» le chiedo.
«Beck mi leggi nel pensiero! Ho una fame assurda.» spiega lei indicandomi la pancia con una smorfia. Ha sempre avuto un grande appetito, molto più di me. Nonostante mangi un sacco riesce a mantenere un fisico snello e niente male.
«Perfetto allora potremmo andare allo shake shack a Manhattan. Costa poco e ci si arriva prendendo la metro.»
Tutte e tre annuiscono a andiamo mangiare.
Divoriamo in meno di 10 minuti i nostri hamburger con le nostre patatine. È davvero un bel ristorante, ed il prezzo è perfetto.
Parliamo del più e del meno mentre ci ingozziamo di cibo come se non mangiassimo da una settimana.
« Ehi Megan, quel ragazzo ti sta letteralmente squadrando da un'ora» dice Anne indicando con lo sguardo un biondo da paura.
Megan si gira senza dare troppo nell'occhio e nota il ragazzo.
« Mmm si carino» dice con tono indifferente rigirandosi verso di noi. Sembra proprio non interessarle. Eppure quel biondo è davvero bello. A quel punto cambia subito argomento raccontandoci di come abbia trascorso gli ultimi due giorni.

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