5. Ferite ancora aperte

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Continuo a correre lungo un sentiero buio, cupo e infinito. Sono circondata da diverse persone che camminano in svariate direzioni senza mai fermarsi. Sento pesanti passi dietro di me. Mi giro e lo vedo.
Quel fottuto uomo con quel maledetto cappuccio, che non rivela la sua viscida immagine, ed in mano il suo grande coltello con il bordo nero tutto sporco di sangue.
Continuo a correre ma ad ogni passo che faccio sento i piedi sempre più pesanti, che si incollano al terreno impedendomi di muovermi. Si sta avvicinando sempre di più..
Chiudo gli occhi e mi ritrovo in quel maledetto stanzino di quel negozio.
Cerco di fare qualche passo indietro, ma lo scaffale colmo di acquerelli e pennelli non me lo permette.
L'unica cosa che vedo sono i suoi occhi marroni: profondi, cupi ed impassibili.
Con il sacco colmo di soldi in mano continua ad avvicinarsi..
Ormai è quasi arrivato.
«Finalmente ti ho ritrovata...» dice.
L'uomo senza volto con quegli occhi di pietra che per tanto tempo è stato causa della mia ansia perenne e che non aveva alcuna intenzione di lasciare la mia mente, era qui davanti a me.
«Ora sarai mia, e nessuno riuscirà a portarti via da me di nuovo...»
Avanza lentamente, facendo piano, come quando un leone deve catturare la sua preda.. io sono la sua preda.
Ormai è qua. Mi afferra per il polso, e prima che io riesca ad urlare mi tappa la bocca con la sua enorme mano coperta dal guanto. Sento freddo, e sto tremando dalla paura.
Mi prende per i fianchi, mi sfila via con forza la maglietta..
Incomincia a lasciarmi una serie di baci umidi sulla collo. Cerco di dimenarmi e scappare, ma è troppo forte rispetto a me.
Si abbassa i pantaloni, mi strattona con forza contro di lui e...

«Ti prego basta!!!» urlo, svegliandomi di sobbalzo. Mi manca l'aria, respiro pesantemente e poggiando la mano sul mio viso mi accorgo di essere bollente.
Ancora tremante mi alzo dal letto e apro la finestra per respirare aria fresca, che riempie subito i miei polmoni. Respiro lentamente cercando di calmarmi.
Ancora traumatizzata mi dirigo verso il bagno.
Mi guardo allo specchio: la mia fronte è imperlata di sudore, le lacrime si fanno strada sul mio viso ed il mio corpo freme dalla paura.
Guardo il mio braccio sinistro e mi soffermo sulla cicatrice che quel mostro mi lasciò quel maledetto giorno. La tocco per un secondo e chiudendo gli occhi mi sembra quasi di sentire il dolore che provai. Guardo l'orologio che segna le 3.38 a.m.
Nonostante l'orario, decido di fare una doccia, nel tentativo di calmarmi leggermente.
L'acqua calda rilassa i miei muscoli e di conseguenza anche la mia mente, ma non completamente. Se osservo il mio corpo noto ancora che trema leggermente.
Terminata la doccia, mi dirigo un camera e controllo l'orario: 4.01 a.m.
Non ho sonno. Ho solo paura di dormire, e fare di nuovo un sogno del genere.
Scendo quindi al piano di sotto e accendo la tv. Visto l'orario non trovo nulla di interessante, perciò guardo una replica di Grey's Anatomy. Per fortuna i miei non mi hanno sentita urlare... non immagino neanche quanto si sarebbero preoccupati nel vedermi in quello stato.

***

Mia madre mi sveglia con bacio. Apro gli occhi controvoglia e guardo l'orario, sono le 7.00 a.m.
Devo essermi addormentata sul divano ed avrò dormito sì e no 2 ore...
«Tesoro che cosa ci fai qui a dormire?» mi chiede dolcemente
«Non riuscivo ad addormentarmi, perciò ho guardato un po la tv e alla fine mi sono crollata senza accorgermene» dico, optando per non raccontarle la verità. Sarebbe un duro colpo per lei e non voglio che si preoccupi maggiormente.
Salgo in camera, mi metto la divisa, preparo i vari libri e vado in bagno per truccarmi.
Non amo tanto farlo per andare a scuola, ma oggi le mie occhiaie sono piu marcate del solito, perciò decido di passare un po' di correttore, uno strato di mascara ed un leggero lucidalabbra. Raccolgo i capelli in una coda alta e scendo al piano di sotto.
Decido di non mangiare nulla, l'incubo di stanotte mi ha fatto passare l'appetito.
Saluto i miei ed esco di casa.
Imbocco sempre la stessa stradina, sperando che non accada ciò che è accaduto ieri.
Fortunatamente fila tutto liscio, ed arrivo davanti all'entrata della scuola in anticipo. Mi guardo un po' intorno ed intravedo il viso familiare di Trevis che sta venendo verso di me.
«Ciao Beck, come stai?» mi domanda sorridendo.
«Tutto bene te?» replico, con un sorriso forzato. Sono ancora molto scossa per stanotte.
«Bene, Anne mi ha mandato un messaggio con su scritto di raggiungere lei e Payton vicino alla mensa.» risponde lui osservando il telefono.
«Va bene andiamo allora».
Raggiungiamo le altre e dopo aver parlato un po' di tutto, la campanella suona e ci dirigiamo tutti nelle nostre classi. Con grande sollievo scopro che Payton è nel corso con me.

***

«Puoi passarmi una forchetta anche a me?» mi chiede gentilmente Anne quando mi vede davanti allo scaffale delle posate.
Gliela porgo e ci riuniamo tutti in torno al tavolo.
«Allora ragazze per la festa di questa sera come facciamo?» chiede Anne. Me ne ero completamente dimenticata...
«Se non è un problema per voi potete venire a prepararvi da me, e poi mio fratello ci dà un passaggio» suggerisce Payton entusiasta.
«Certo!» esclama Anne.
Mentre io rispondo con un semplice
«Sì non c'è problema».
«Perfetto, la festa inizia alle 7.30 p.m. perciò potete venire per le 5.30 p.m.» afferma Payton.
Io e Anne annuiamo sorridendo.
Dall'entrata della mensa vedo Asher che mi saluta con un cenno della mano.
Ricambio con un sorriso e poso lo sguardo sul tavolo, imbarazzata.
Devo ammettere che è davvero un bel ragazzo.
Terminato di mangiare mi alzo, lasciando nel vassoio solo il succo all'uva, che non mi è piaciuto minimamente. Troppo dolce per i miei gusti.
Mi sposto verso i cestini, quando sbadatamente inciampo su un bicchiere di plastica rovesciando il mio vassoio su qualcuno.
Alzo la testa ed è lui. L'idiota del primo giorno. Dylan se non sbaglio...
Non è possibile, tra tutti gli studenti non lui.
«Si può sapere che problemi hai cazzo?» sbraita lui, mentre tenta di pulirsi la maglietta, ormai sporca completamente di viola, con un fazzoletto.
«Calmati idiota. Che c'è? Nessuna delle tue ancelle è disponibile per ripulirti?» replico con tono indifferente.
Si avvicina pericolosamente a me intrappolandomi tra le sue braccia e il muro. I suoi occhi celesti mi scrutano attentamente e guardano il mio viso intensamente. Con un ghigno sulle labbra si avvicina ancora. «Ne ho quante ne voglio di ancelle» mi sussurra all'orecchio facendomi venire i brividi.
«Devo dire che hai un bel caratterino» afferma accarezzandomi con il pollice il fianco lasciato leggermente scoperto dalla camicetta. Il mio respiro accelera a quel semplice tocco.
Questo contatto è troppo... il cuore inizia a battermi all'impazzata, sono ancora troppo scossa per l'incubo di ieri notte.
Prima che si avvicini maggiormente mi scosto di scatto e me ne vado alla svelta.
Arrivo al bagno delle ragazze e mi sciacquo il viso, cercando di far rallentare i respiri, e piano piano raggiungo il mio obbiettivo. Non è un buon segno, e c'è in unica conclusione. Sono tornati i miei attacchi di panico...
Cerco di tranquillizzarmi e ritorno dagli altri.
«Tutto bene amica?» mi domanda Payton preoccupata.
«Si sono solo andata a sciaquarmi le mani.»
«Va bene adesso andiamo»
La pausa prendo è terminata. Andiamo tutti nelle rispettive aule, e per fortuna non incontro Dylan per i corridoi. Meno ho a che fare con quel ragazzo meglio è.

Painted SoulsWhere stories live. Discover now