𝐔𝐧'𝐚𝐫𝐭𝐢𝐬𝐭𝐚 𝐥𝐨𝐧𝐝𝐢𝐧𝐞𝐬𝐞

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°•°𝐀 𝐋𝐨𝐧𝐝𝐨𝐧 𝐚𝐫𝐭𝐢𝐬𝐭°•°

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°•°𝐀 𝐋𝐨𝐧𝐝𝐨𝐧 𝐚𝐫𝐭𝐢𝐬𝐭°•°

Per i seguenti tre giorni di Jungkook non ce ne fu traccia. Taehyung non diede molto peso alle prime ventiquattr'ore ma, successivamente ad esse, cominciò a preoccuparsi; ed i soliti pensieri colpevoli gli affollarono la testa, riferendosi alla sua improvvisa voglia di baciarlo su quella panchina.

La sua schiena scivolò a contatto con le pareti quasi sbiadite, di quella che, ancora per poco, sarebbe stata casa sua. Spostò lo sguardo alle valige preparate in un angolo: se ne sarebbe andato da quel posto, dalla quotidianità frenetica e dall'aria contaminata di festività. Si sarebbe trasferito in un piccolo e tranquillo paesino alla periferia di Londra. Non si sentiva appartenente alla comunità coreana, nonostante i suoi tratti fossero tipicamente asiatici. Per colpa, o grazie a sua nonna, aveva scoperto la calma ed il tempo lento della campagna; un mare di pace ed armonia: pochi cittadini, piccole botteghe caratteristiche ed abitazioni tipicamente rustiche.

Si era spesso immaginato mentre, una delle tante mattine uggiose, prendeva i mezzi alla fermata di fronte casa per raggiungere i particolari musei londinesi. Si sistemava la sciarpa al collo, accomodandosi alla prima seduta che avesse adocchiato, lasciando che le dita maneggiassero la nuova Canon. Taehyung era, oltre ad un collezionista, anche un'artista: catturava gli attimi in pixel per poi riproporli su carta - o tela, quando capitava. Al di fuori dell'arte vista come opere e sculture antiche, amava circondarsi dei più rari fiori della natura, di curiosità e storia.

E poi il cortometraggio continuava: scendeva dal bus rosso ed attraversava i quieti parchi, sorridendo mentre due dita tracciavano linee immaginarie, seguendo il contorno delle venature di un albero secolare. Entrava di buon umore nelle caffetterie, stringendo legami con individui che molto probabilmente non avrebbe mai rivisto, esercitando il suo accento, tastando con palmo culture ed esperienze totalmente nuove.

Ritornò alla realtà ed il suo sorriso si corrose, si spense come la fiammella di una candela alla prima folata di vento. Abassò gli occhi, rialzando la mano, che, precedentemente, era acasciata tra le gambe incrociate, avvertendo un orribile peso allo stomaco. Aveva ancora tra le dita il regalo di Jungkook, di quel moro che gli stava facendo scalpitare le cellule dall'ansia.

Un sospiro ruppe la barriera del silenzio, seguito da un piccolo spostamento degli arti inferiori, ove il viso del grigio andò a poggiarsi. Stringeva a sè le sue stesse ginocchia, lasciando che immagini ed idee gli deturpassero lo spazio libero e candido della sua psiche, depositandovi i fondi di caffè ed il sapore amaro del ferro. Più pensava a quel ragazzino, più il suo cuore accelerava il passo, correndo e sbattendo contro le costole. Il sangue gli scorreva veloce nelle vene mentre sprofondava con una guancia tra il tessuto lanoso che ricopriva le sue braccia.

Forse si era innamorato e non voleva più partire.

𝗦𝗽𝗿𝗶𝗻𝗴 𝘀𝗻𝗼𝘄𝗳𝗹𝗮𝗸𝗲 ; 𝗍𝖺𝖾𝗄𝗈𝗈𝗄Donde viven las historias. Descúbrelo ahora