🎄12🎄

3.8K 203 12
                                    

"Troglodita, villano e zotico. Mettimi giù immediatamente!"
Appena la porta fu chiusa Simon la rimise a terra e guadagnò un occhiataccia.
"Ti ha dato di volta il cervello? Sempre che tu ce l'abbia un cervello. Ormai comincio seriamente a preoccuparmi!"
Simon tolse i guanti e li sbatté sul tavolo.
Sembrava arrabbiato.
"Adesso stammi bene a sentire piccola stronza dalla lingua lunga. Finora mi sono divertito e ti ho lasciato perdere ma ora ne va della mia dignità dolcezza, quindi avrai una lezioncina che ti ricorderai per un bel pezzo!"
Moonshiny spalancò gli occhi.
"Non vorrai sculacciarmi? Saranno oltre venticinque anni che non vengo sculacciata!"
Iniziò a indietreggiare.
"Oh no. Sarà molto peggio. Non ti conviene scappare Luna splendente."
Moonshiny si trincerò dietro al divano e per intralciare Simon gli tirò i cuscini che trovò sopra.
Simon scansò i cuscini e scavalcò il divano raggiungendola.
Moonshiny lanciò un urlo e tentò di scappare ma Simon fu più scaltro, la acchiappò per polso e la tirò a se.
"Insomma che vuoi da me, musone incartapecorito!"
Simon la fissò a lungo negli occhi.
"Quello che aspetto da dodici anni."
Le chiuse la bocca con la sua.
Moonshiny si lasciò andare con un gemito di soddisfazione.
Finalmente Simon Cornwell la stava baciando.
E che bacio.
Simon aveva aspettato così tanto che non gli sembrava neanche vero.
Quando la sentì gemere la strinse di più e approfondì il bacio.
Quando si allontanarono per mancanza di ossigeno si guardarono negli occhi continuando a restare stretti.
Simon deglutì e Moonshiny gli toccò il collo.
"Ora puoi andare in giro a dire a tutti che ho imparato a baciare!"
Si allontanò di scatto recuperò i guanti e la lasciò lì sbattendo la porta.
Moonshiny sussultò quando la porta sbatté e si riprese dal suo stato di trance.
L'aveva baciata solo per quello?
Solo perché si era sentito oltraggiato nella sua mascolinità?
Non perché voleva davvero baciarla?
E che cavolo.
Lei aspettava da una vita praticamente e lui si era solo preso una rivincita?
Che stronzo!
A passo di marcia uscì dalla stanza e andò a cercarlo.
"Cornwell? Dove diavolo sei?"
Un uomo con un cappello di lana in testa le fece cenno verso una delle stalle.
Andò nella stalla e lo trovò a sistemare balle di fieno.
"Che vuoi!"
"Che voglio? Ma sai che sei un grandissimo stronzo? Cos'è volevi punirmi?"
"Senti se vuoi andartene chiama tuo fratello o quel tuo amico imbalsamato e fatti venire a prendere, non ho tempo da perdere."
"Ah! Non ha tempo da perdere dice! Chi ti ha chiesto di prendermi all'asta? Te l'ho chiesto io? Se non mi volevi dovevi lasciarmi a qualcun altro!"
"Mi stai facendo innervosire è meglio che te ne vai, ho bisogno di sbollire un po' di rabbia, quindi ti conviene lasciarmi perdere o finisce male!"
Moonshiny non era mai stata una che davanti a una minaccia scappava a gambe levate anzi, infatti mise le mani sulla vita e assunse una posizione di protesta.
"Credi che mi fai paura? Le tue minacce non mi fanno ne caldo né freddo!"
Simon si girò per spostare un altra balla e lei gli diede uno spintone.
"E va bene l'hai voluto tu!"
La prese per i fianchi e la gettò sulle balle imprigionandola con il suo corpo.
Prese a baciarla con foga per punirla ma entrambi sapevano che non si trattava di punizione ma bensì di una dolce tortura.
Il cuore di Moonshiny mancò un battito, baciare Simon era esaltante e al tempo stesso gratificante, la faceva sentire sulle montagne russe ma allo stesso tempo a casa.
Gli avvinghiò le gambe intorno alla vita e lo strinse per il colletto della camicia di flanella per non farlo muovere.
Continuarono a baciarsi per un tempo infinito, le mani cercavano i corpi e i corpi cercavano l'affinità e la completezza, ma non erano ne il momento ne il luogo adatto.
Un lamento li fece ritornare sulle balle di fieno dove erano stesi.
"Cosa è stato?"
"Tenerti tra i piedi può causare parecchi danni dolce Luna."
A malincuore si alzò e la aiutò a tirarsi su, le tolse dei fili di paglia dai capelli e le sistemò il maglione mentre lei gli abbottonava la camicia.
"Vieni ti mostro una cosa."
La prese per mano e la portò a un piccolo recinto.
Un alpaca se ne stava steso su un fianco muovendo le zampe davanti.
"Che succede?"
"Dovrebbe partorire, ma ancora non è pronta. Il piccolo deve essere piuttosto grosso, ci vuole più tempo."
"Oh. E non possiamo aiutarla?"
Simon scosse la testa.
"Dobbiamo solo aspettare."
"Posso avvicinarmi?"
"Si. Basta non le tocchi il ventre. Potrebbe innervosirsi."
Moonshiny entrò nel recinto mormorando parole dolci all'animale.
Poi sedette a terra e accarezzò la testa riccioluta.
"Da brava, vedrai che tra poco sarà tutto finito. Il tuo piccolo verrà fuori e ti starà intorno per i primi tempi."
Simon sorrise e scosse la testa.
Questa era la Moonshiny Campbell per cui aveva perso la testa tanti anni prima.
Verso tardo pomeriggio tornò nelle stalle e la trovò fuori dal recinto che si asciugava le lacrime.
"Ehi Luna splendente perché piangi?"
Si strinse nelle spalle.
"Guarda, è uno spettacolo. Nonostante ha sofferto tanto per metterlo al mondo ora si prende cura di lui. Diventare madre deve essere l'esperienza più bella che una femmina o una donna possa vivere nella sua vita."
Simon sorrise e la tirò a se per stringerla tra le braccia.
Le diede un bacio sulla testa e rimase con lei a guardare il piccolo cria stare sulle zampe da solo.
"Andiamo lasciamo che lei si prenda cura del suo piccolo, mentre io mi prendo cura di te."
Moonshiny guardò l'alpaca con il suo piccolo e si lasciò guidare fuori dalla stalla.
"Un momento che vuol dire che ti prenderai cura di me? Non vorrai mica farmi il bagno?"
Simon scoppiò a ridere.
Fuori dalla stalla fischiò per chiamare Douglas che corse felice per raggiungere il suo padrone, ma invece di mettersi al suo fianco cercò le mani di Moonshiny.
"Sporco traditore, sono io che ti do da mangiare!"
Moonshiny rise.
"Si ma io gli faccio le carezze vero cagnone?"
Grattò il cane dietro le orecchie e le rispose scondinzolando felice.
Entrarono in casa e Simon aveva acceso il fuoco e messo qualcosa in forno per cena.
"Hai fame?"
Moonshiny si riscoprì affamata.
"Mh si. Come datore di lavoro non sei attendibile. Nello stomaco ho solo sue biscotti e una tazza di thè. Che c'è di buono?"
"Lasagne. Ti piacciono?"
"Mmhhh. Altroché!"
Simon la guardò e scosse la testa.
"Come mai hai scelto proprio gli alpaca?"
Gli tolse i piatti dalle mani e apparecchiò il tavolo.
"Le mucche ormai erano superate. L'allevamento di mio padre andava rinnovato, ma la richiesta di latte negli ultimi anni è calata. Sono uscito fuori dalla Pennsylvania per regolarmi un po'. Inizialmente volevo allevare cinghiali e maiali. Sai rispetto a mucche e pecore sono più versatili. Carne, strutto, prosciutto, salame. Però poi sono andato in un allevamento e sono rimasto rapito da questi animali. La loro lana è pregiata e quindi mi sono detto perché no. Ho comprato cinquecento esemplari e da lì ho iniziato la mia avventura."
Moonshiny lo ascoltava rapita mentre continuava ad accarezzare Douglas.
"E adesso quanti ne hai?"
"Con quello nato oggi sono tremila duecento e due."
Moonshiny spalancò gli occhi.
"Così tanti? E come fai a gestirli da solo? Insomma voglio dire devi dargli da mangiare, accudirli."
Simon aprì il forno e tirò fuori le lasagne, un profumo invitante si sparse per la cucina.
Moonshiny si avvicinò e dopo aver aspirato il profumo prese posto.
"Gli alpaca non hanno bisogno di molte cure, sono animali coccolosi che mangiano due volte la giorno. Sono al pascolo tutto il giorno e la sera, ora che fa freddo, entrano nelle stalle e questo è il compito di Douglas. Per il resto ho due uomini che ogni mattina vengono ad aiutarmi."
Le servì le lasagne e Moonshiny portò subito una forchettata in bocca mugolando di piacere.
Simon la guardò mangiare affascinato.
Moonshiny spazzolò le lasagne che aveva nel piatto e si leccò le labbra.
Poi si accorse che Simon non aveva toccato niente.
"Non hai fame?"
"Si e anche tanta. Ma non di lasagne. Sei seducente e stuzzicante mentre mangi. Sarei curioso di vederti tra le lenzuola lucida per constatare se sei ugualmente provocante."
Moonshiny arrossì e si alzò per togliere il suo piatto.
Si sentiva accalorata e per la miseria anche eccitata, non poteva certo lasciarsi andare con Simon.
Insomma tra un paio di settimane massimo lei sarebbe tornata a New York e non era il caso di invischiarsi in una storia di sesso per divertirsi un po'. Tanto più che Simon non le era indifferente.
No. Nel modo più assoluto non era il caso.
"Stai scappando Luna splendente?"
"Chi io? No affatto. Ho messo il piatto nel lavello. Allora..."
Cercò un argomento che li portasse lontano dall'imbarazzo che si era creato.
"Ecco. Davvero vuoi ristrutturare? Perché se l'offerta è ancora valida, potrei buttare giù qualche idea."
Simon prese la forchetta e iniziò a mangiare nascondendo un sorriso.
Fare l'amore con lei lo avrebbe portato a perdere la testa, era meglio seguire il suo esempio e cambiare discorso.
"Hai carta bianca, ti avviso solo che non mi piacciono i tessuti a fiorellini e il rosa. Per il resto mi fido della tua esperienza."
Moonshiny lo guardò stupita.
"Sul serio? Posso fare quello che voglio? Ho davvero carta bianca? Voglio dire, una donna, nel momento in cui gli viene detto che non ha limiti di spesa si sbizzarrisce. Sei proprio sicuro?"
Simon annuì.
"Più che sicuro, ma bada che non trovi un fiorellino o del rosa o non ti darò un dollaro chiaro?"
Moonshiny esultò.
"Affare fatto. Ho un po' di idee che prevedono l'ampliamento della casa, un paio di stanze in più e un bagno qui a piano terra. Quella scala è tetra, la farò fare a vista, manterrò sempre il legno come materiale ma sceglierò un legno chiaro. Questa cucina ha bisogno di innovazione, quindi elettrodomestici di nuova generazione e anche nuove stoviglie."
Simon mise il suo piatto nel lavello e prese una torta di mele dal forno.
Ne tagliò due fette e fece cenno a Moonshiny di servirsi.
"Ah a proposito devo tenere conto delle esigenze di qualcuno? Che so, una fidanzata, una donna. O anche tuo padre."
"Mio padre non torna a casa da tempo ormai e no, non devi tenere conto di nessuno. La casa è mia e chi ci abiterà con me si dovrà adeguare a quello che la casa offre. Vuoi sapere altro?"
"No. Quando posso cominciare? E soprattutto a chi ti rivolgeresti per fare dei lavori? A New York so a chi rivolgermi ma qui no."
Simon le porse un bicchierino con un liquido ambrato e andò a sedere vicino al fuoco con il suo bicchiere.
"Intanto sei di mia proprietà fino a domani a mezzogiorno. Dopo di allora puoi andare e venire quando ti pare. Per quello che riguarda la ditta potresti chiamare Chris Masterson, ha circa una ventina di persone che lavorano con lui ed è affidabile."
"Bene, alla salute allora. Da domani pomeriggio mi metterò all'opera. Se per la mia partenza non dovesse essere terminato il progetto farò un salto qui a metà gennaio."
Simon scosse la testa.
"I lavori dovranno essere sorvegliati da te dall'inizio alla fine altrimenti lascia tutto così com'è. Solitamente le ditte quando non hanno un referente fanno come gli pare. "
"Ma.... Io non posso restare qui a lungo."
Simon si strinse nelle spalle.
"Che vuoi che ti dica. Sarebbe solo pubblicità per te. Se dovrò darti un voto sul lavoro dovrai essere presente. Altrimenti il mio giudizio sarà negativo per quello che ti riguarda."
"L'ho detto io che sei stronzo! E va bene accidenti a te. Domani sera ti porterò il progetto e tu dovrai firmarlo altrimenti non se ne fa niente."
"Sia. Domani sera suggelleremo il nostro rapporto di lavoro. Ora vado a lavarmi, devo uscire."
"Cosa? E io che faccio!"
"Tu resti qui. Semplice. "
Moonshiny lo guardò allibita.
Cosa avrebbe fatto in una casa vuota?
Si sarebbe annoiata da morire e sarebbe stata in assoluta solitudine.
"Potrei venire con te."
Simon scosse la testa.
"Negativo Luna splendente. Ti ho comprata all'asta ma non per farti fare vita mondana."
"Che stronzo."
Simon si tolse la camicia e la gettò sul divano, la canottiera che portava segnava i suoi addominali scolpiti e Moonshiny deglutì.
Lo seguì con lo sguardo finché sparì di sopra.
"Il tuo padrone è uno stronzo cagnone."
Lavò i piatti e rassettò il tavolo, poi mise altra legna al fuoco e si stese sul divano.
Quando Simon scese la trovò stesa sul divano con il broncio e le braccia conserte.
"Suvvia Luna splendente non essere triste, giusto il tempo di fare qualche strike al bowling e sono di ritorno."
"Fottiti Cornwell. Questa sta sicuro che me la paghi!"
Simon rise e uscì di casa.
Moonshiny sentì che metteva in moto il pick up e sbuffò.
"Che noiaaaa! Dio perché mi fai questo? In un altra vita sono stata una malefica condottiera che appendeva i ladri a testa in giù? È per questo che adesso me le mandi tutte in una volta?"
Douglas che era steso accanto a lei si mise sull'attenti e la ascoltò nel suo delirio.
"Che vuoi cagnone. Mi sto rompendo ok? Ti pare che una ragazza di neanche trent'anni possa passare la sera in casa? A New York ogni sera sono in un pub diverso, si certo torno a casa alticcia ma questa è un altra storia. Il problema è che questa non è casa mia, non so che fare, che depressione! "
Parlare con un cane era sempre molto efficace per la sanità mentale.
Dopo un po' era stanca di fissare le pietre del camino, si alzò e uscì di casa seguita passo passo dal cane e si diresse alla stalla.
Il cucciolo di alpaca stava accovacciato accanto alla madre, era carino con quegli occhietti piccoli e i riccioli sulla testa piccola.
"Ehi pecorella, vieni avvicinati. Cagnone non credi dovremmo dargli un nome? Che ne pensi di Alpha? Mh no non mi piace. Toby?"
Douglas guaì.
"Ho capito, non ti piace Toby. Che ne dici di Don Chisciotte? Naaa, troppo lungo. Aspetta, come facciamo se non è un maschio? Potrebbe essere una femmina. Dobbiamo scegliere un nome femminile."
Douglas guaì di nuovo.
"Quanto sei noioso cane. Mi stressi più del tuo padrone. Sai che ti dico? Mi è venuto sonno, io schiaccio un pisolino tu fa la guardia."
Si stese accanto al cucciolo e appoggiò la testa sul dorso di mamma alpaca.
"Oh, cerca di non spostarti potrei sbattere la testa. Però sei morbida, mhhh che bello."
Simon non era andato da nessuna parte, era rimasto in macchina ad aspettare per vedere cosa avrebbe combinato e quando la vide uscire di casa e correre trafelata alla stalla si mise a ridere.
Dopo circa un oretta mise di nuovo in moto il pick up e lo riportò davanti casa, scese e andò dritto alla stalla.
La trovò che dormiva accucciata a terra nel recinto abbracciata al cucciolo.
Entrò piano e accarezzò le teste ai due animali poi la prese in braccio e intimò a Douglas di restare a fare la guardia .
Entrò in casa e la portò di sopra, la mise sul letto e le tolse stivali, pantaloni e maglione.
La coprì con il piumone e si spogliò lui stesso, poi le si stese accanto.
La guardò e le sfiorò la fronte con le labbra, averla tra i piedi era snervante e pericoloso ma non poteva farne a meno.
Le due ore passate in macchina gli erano servite a fare chiarezza nella testa.
Non riusciva a starle lontano.
E se a lavoro finito fosse andata via l'avrebbe seguita.
Era stanco di giocare al gatto e il topo con lei. Erano dodici anni che la controllava da lontano.
Ora gli uomini intorno a lei si facevano più frequenti e questo non andava per niente bene.
Era diventata di una bellezza disarmante e non se ne rendeva conto.
Continuava a combinare disastri e aveva quell'aura di angelico che le permetteva di farsi perdonare tutto.
Le spostò una ciocca dal viso e la tirò sul suo petto.
Dormire con lei in quel momento era l'ultima cosa che voleva fare ma doveva accontentarsi.

Un amore sotto l'alberoWhere stories live. Discover now