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Diede appuntamento alle amiche da Anton e si apprestò ad andare in quella direzione.
"Signorina Campbell."
Nel sentirsi chiamare alzò gli occhi al cielo e imprecò, solo una persona la chiamava in quel modo nasale, il pusillanime.
"Mrs Williams, ha bisogno di qualcosa?"
"La prego mi chiami pure James o Arthur o come diavolo le pare."
Moonshiny represse un sorriso.
"Va bene James cosa posso fare per lei?"
Lo vide fare una smorfia .
"Senza il lei ti prego. Ho solo trent'anni non ottanta."
A quel punto Moonshiny non poté fare a meno di ridere di cuore.
"Ok James, dimmi cosa posso fare per te."
"Magari parlare un po' davanti a un caffè ti va?"
Moonshiny si strinse nelle spalle.
"Certo stavo andando giusto da Anton a prendere qualcosa. Puoi venire con me. Ma che fine ha fatto la tua...ehhm fidanzata?"
James alzò gli occhi al cielo.
"Ti prego caffè!"
"Ok ok. Andiamo."
Lo prese sottobraccio e lo portò con sé da Anton.
"Buongiorno Anton il solito per me e un caffè per il mio ..."
Guardò James in cerca di una parola per definirlo.
"Amico?"
"Mmh mi piace, un caffè per il mio amico."
Si guardò intorno e vide che Darlene e Stacy non erano ancora arrivate.
"Dai vieni sediamoci quì."
Poco dopo arrivò Anton con il vassoio.
"Buongiorno piccola fata ecco il tuo ordine."
"Grazie Anton sei sempre il migliore. Un giorno ti sposerò."
Anton si mise una mano sul cuore e le fece un piccolo inchino.
"Sarò lieto lì ad arrenderti mia cara. Ora però vado a servire gli avventori."
Sorrise e gli mandò un bacio volante, quello era il loro saluto speciale.
"Bello questo posto, non ci ero mai stato."
Moonshiny lo guardò di traverso.
"Ti prego non portarci la tua fidanzata, potrebbe rovinare la tranquilla atmosfera che si respira qua dentro con la sua presenza. "
Troppo tardi si rese conto di quello che aveva detto.
"Oddio scusa. Mi dispiace è pur sempre la tua fidanzata."
James alzò una mano e la tranquillizzò.
"Non ti preoccupare. E stai certa che lei quì non ci entrerebbe mai."
A quel punto la curiosità di Moonshiny ebbe la meglio.
"Posso farti una domanda ?"
James sbottonò il cappotto in cachemire e tolse la cravatta .
"Certo fai pure."
"Ma come fai a sopportarla, cioè voglio dire è ....sembra che... insomma."
James a quel punto scoppiò a ridere e Moonshiny restò basita, credeva che non sapesse farlo.
"A parole tue Moonshiny, tanto non ho fretta."
"Ok, quanti cavolo di anni ha? Insomma è vecchia per.... accidenti alla mia boccaccia. Scusami ancora."
James arrossì e si allentò il colletto della camicia.
"Ha quarantadue anni. E non scusarti. Anche io lo penso. Sono costretto a sopportare che mi faccia passare come un bamboccio senza spina dorsale proprio per l'enorme differenza di età. Il mio nome e l'etichetta mi impongono di prendere in moglie qualcuna che sia blasonata. Anche se a me non me ne frega niente, io voglio una moglie che sia moglie non madre sovrana. Voglio dei figli perché mi piacciono le smorfie dei bambini piccoli. E voglio il profumo di ciambella o torta di mele in casa . So che tutto questo è troppo ma sono cose che mi sono mancate durante la mia infanzia e-"
"Eccoci Moon scusa per il ritardo ma Darlene non riusciva a decidere se mettere il pantalone o la gonna."
"Stacy potresti fare a meno di mettermi in imbarazzo?"
James alzò lo sguardo e guardò le due ragazze fissando con un certo interesse Darlene.
"Ciao ragazze, su sedetevi non importa se siete in ritardo, avevo ottima compagnia."
Le ragazze presero posto e Anton arrivò a prendere l'ordine.
"Stacy, Darlene, vi presento il mio nuovo amico Arthur James Theodore Williams III."
Stacy gli porse la mano e si presentò mentre Darlene lo guardò dritto in faccia e se ne uscì con una delle sue.
"Ma chi il pusillanime?"
Moonshiny diventò bordeaux dall'imbarazzo, Stacy colpì l'amica con il gomito sul braccio con cui mescolava il the e la tazza si versò sul tavolo inondando il povero James.
"Oh merda mi dispiace così tanto."
Darlene era realmente dispiaciuta che non si rese conto di quello che stava facendo. Aveva preso i tovaglioli e tamponava il pantalone di James all'altezza inguine.
Il poveretto ebbe la sua reazione che lo portò a vergognarsi e chiudere il cappotto.
Darlene dal canto suo era in notevole imbarazzo.
"Ok dopo l'increscioso inizio sarà meglio che noi leviamo le tende."
Stacy si alzò e fece per tirare su Darlene che continuava a nascondersi dietro la sua massa di boccoli scuri.
"Suvvia ragazze non è successo nulla di che, restate. Posso offrirti un altro the, Darlene giusto?"
Darlene alzò a malapena gli occhi per annuire e Stacy tornò a sedere.
"Grazie James e perdona il mio modo di definirti alle mie amiche ma fino a ieri pensavo lo fossi sul serio."
"Non importa Moonshiny almeno sei onesta e sono contento che tu abbia cambiato idea. "
"Moon noi domani mattina partiamo per tornare a casa, devi mandare qualcosa a tua madre?"
"Mmh no Stacy, tanto mi tocca venire per Natale . Non ti preoccupare."
"Non siete di New York?"
La domanda di James fece finalmente alzare la testa a Darlene .
"No Pittsburgh. Ci sei mai stato?"
"Mh no. Credo proprio di no."
"Sul serio? Cioè voglio dire quì a New York avrete anche la neve e il freddo, ma a Pittsburgh tutto sembra magico a Natale. Dovresti farci un salto. Si organizzano i tornei di palle di neve, le gare dei pupazzi di neve e la lunga notte sul ghiaccio a pattinare. Per non parlare dei dolci fatti a casa, le cene infinite e poi i nostri alberi non hanno le solite decorazioni. Noi usiamo arance candite, biscotti, noci e poi intagliamo dei legnetti . È molto bello e suggestivo."
"Sembra molto interessante e invitante."
James era quasi rapito da Darlene.
"Già specie perché Darlene ama il Natale . Fosse per lei festeggerebbe il natale tutto l'anno."
In quel momento il cellulare di James trillò e il poverino alzò gli occhi al cielo.
Rispose docile come un cagnolino e lo rimise in tasca con un sospiro rassegnato.
"Mi spiace ragazze ma devo proprio andare. Mi chiedevo se stasera siete libere. Potremmo andare a cena tutti insieme."
Moonshiny storse il naso.
"Con la tua fidanzata? No grazie, io passo."
"Oh no no! Lei stasera è impegnata con non so quale associazione. Saremmo solo noi e se siete fidanzate, sposate non so... cioè potete portare i vostri accompagnatori offro io. "
"Owwnn che carino. Io accetto volentieri . E stai tranquillo che non ho alcun accompagnatore."
Stacy era sempre la più sfacciata ma in quel caso le sarebbe andata male, James era fidanzato e difficilmente la vecchiaccia lo avrebbe mollato.
Alla fine anche Darlene e Moon accettarono e lo salutarono dandogli appuntamento per la sera.
"Però è carino."
Darlene lo osservava andare via con aria desolata.
"Mbhe si se ti piacciono i tipi impostati che non sanno divertirsi. Io personalmente lo reputo uno smidollato."
"E dai Stacy! Darlene ha detto che è carino non che lo voglia sposare anche perché è già preso."
"Dall'aria con cui lo dici sembra che non sia felice."
Moonshiny voleva spiegare alle amiche la situazione di James ma in quel momento il suo cellulare prese a squillare.
"Tra poco vi spiego, mamma all'attacco . Devo rispondere è da ieri che mi chiama. "
Fece segno ad Anton di portarle un altro coffemoo e aprì la chiamata.
"Mamma ciao."
"Moonshiny Noël non rispondere con quella tua vena sarcastica che non attacca. Sai da quanti giorni ti chiamo?"
"Sto bene anche io mamma."
"Mi chiedo perché dovevi andare a stare a New York. Per poterti parlare bisogna prima fare domanda al presidente. Possibile che tu non abbia tempo per rispondere? Cos'è il tuo lavoro ti tiene troppo impegnata?"
"Mamma mi hai chiamato solo ieri."
"Ieri, l'altro giorno o la settimana e il mese scorso per te non fa differenza. Tanto non rispondi!"
"Si però-"
"E non stare lì a scervellarti per trovare una scusa che tanto non attacca."
"Mamma non stavo-"
"Mi chiedo sempre in cosa ho sbagliato con te ma tuo padre dice sempre che devo lasciarti crescere. Ma quanto ancora devi crescere? Alla tua età io avevo già messo su famiglia da un bel pezzo."
"Mamma, ascolta me adesso. Ho un appuntamento di lavoro tra dieci minuti, quindi se ti è possibile venire al nocciolo della chiamata forse è meglio."
"Oh si giusto. Oh tesoro sono così emozionata."
Moonshiny alzò gli occhi al cielo, solo due secondi prima le stava inveendo contro e adesso la chiamava tesoro, roba da non credere.
"Moon devo darti una notizia bellissima, stupenda, fantastica e...Oh mio dio non mi vengono le parole per l'emozione. Quando me l'ha detto sono quasi svenuta, non sto nella pelle. Così presto. Abbiamo poco tempo ma ce la faremo. Ne sono sicura. E-"
"Mamma! Qual'è questa notizia strabiliante?"
Sentì sua madre singhiozzare e per un attimo si preoccupò, poi ricordò che sua madre era solita piangere per qualsiasi cosa, anche una ciambella più gonfia rispetto alle altre.
"Venus, la nostra Venus ....si sposa."
Che?
Venus si sposava?
Questa era la notizia strabiliante?
Bhe certo la piccola di casa convolava a nozze, era giusto che sua madre frignasse. Solo quando lei aveva conferito la laurea di interior designer non aveva versato una singola goccia.
Ma ora che Venus, la fantastica Venus, la docile Venus, la figlia perfetta Venus si sposava le lacrime sarebbero state il pane quotidiano.
Intanto che lei elucubrava sua madre era partita con lo spiegare nei minimi dettagli questo matrimonio.
Un momento.
Ma con chi cavolo si sposava Venus?
"Mamma devo andare, ci sentiamo presto."
"Aspetta Moon non osare chiudere o vengo a New York a prenderti a sculacciate. Devi venire ad aiutarmi."
"Cosa? Mamma vorrei ricordarti che ho un lavoro e delle scadenze inoltre non sono io la sposa. Fatti aiutare da Venus."
"Venus è impegnata con il programma di svaghi e divertimento di Pittsburgh, non puoi aver dimenticato che fa parte del comitato. Lei non può aiutarmi. Quindi sposta i tuoi appuntamenti, i clienti capiranno se gli dici che si sposa tua sorella . Ti ho già prenotato il volo, partirai mercoledì alle due."
"Cosa ! Non ci credo. Mamma ho quasi trent'anni non puoi organizzarmi la vita. Decido io quando venire a Pittsburgh e se Venus ha deciso di sposarsi che si rimbocchi le maniche e si dia da fare. Ora devo andare! Salutami papà e zia Prue."
Chiuse la chiamata e gettò il cellulare sul tavolino nello sconforto più totale.
"Ehi  a quanto pare hai avuto la notizia bomba dell'ultima ora."
Guardò le sue amiche con aria scioccata.
"Voi lo sapevate? E che cavolo, perché non mi avete detto niente? Che razza di amiche siete?"
Stacy e Darlene si guardarono.
"Tesoro noi siamo le tue migliori amiche e volevamo dirtelo ma appena tua madre ha saputo che venivamo a fare un salto a New York è venuta a dirci con sottile e velato tono minaccioso che se ti avessimo rivelato qualcosa sarebbe stato meglio non fare ritorno a Pittsburgh."
"E tu sai benissimo che tua madre nel minacciare qualcuno è unica. Basta che ti ricordi quando minacciò il sindaco di rendere pubblico un accaduto di tempi passati per far sì che lasciasse stare i boschi in periferia e costruisse quella specie di centro commerciale da un altra parte. Progetto poi sfumato perché nessuno lo voleva il centro commerciale. Ma l'unica a mettersi contro è stata tua madre. Come potevamo dirti qualcosa?"
"Lei non lo avrebbe scoperto."
Le amiche la guardarono con aria critica.
Non c'era nulla che sfuggisse a Lorraine Fawry Campbell.
Il suo cellulare emise un fischio simile ad un sibilo di vento. Segno che era arrivato un messaggio.
Prese il telefono controvoglia e vide chi era.
Ancora sua madre.
Le intimava di non farsi venire in mente una qualsiasi febbre o malattia improvvisa perché era capace di andare a New York con suo padre a prenderla. Poi modificava leggermente il tono chiedendo il suo aiuto di interior designer.
"Approfittatrice! Ora usa il mio lavoro per attirarmi all'amo. Maledizione."
"Ci dispiace molto Moon. Quindi parti con noi?"
"Macché. Parto mercoledì alle due!"
Lasciarono la caffetteria con il magone, essendo Moonshiny giù di morale per le disastrose settimane che la aspettavano anche le altre due ne risentivano.
"Ti va se andiamo a fare un giro per i negozi?"
"No ragazze vi prego. Ho bisogno di starmene un po' per i fatti miei e deprimermi. Voi andate pure e non vi preoccupate."
Stacy annuì e si tirò dietro Darlene che continuava a guardare Moon in attesa che cambiasse idea.
Rientrò a casa e gettò la borsa sul divano, tolse il cappotto e si lasciò cadere con un tonfo accanto alla borsa.
Perché la vita era così ingiusta?
Perché Venus doveva sposarsi a ventiquattro anni e lei ancora non aveva uno straccio di fidanzato?
Come poteva pensare di sopravvivere a sua madre per le prossime tre settimane? E come avrebbe dovuto comportarsi in caso di attacchi al suo status di zitella?
Ci sarebbero stati amici e parenti in grande quantità e tutti le avrebbero chiesto come mai Venus si sposava prima di lei.
Gemette dalla disperazione e affondò la testa nel cuscino per gridare come una pazza.
Il campanello suonò e dovette smettere di autocommiserarsi per vedere chi era.
"Ciao mia cara per caso Arabella è da te?"
La sua vicina, la signorina Miller, Agathe Miller.
Ottanta anni suonati, una predilezione per tutto ciò che brillava e una gatta figlia di Satana.
"Salve Agathe, no mi spiace non ho visto Arabella. Inoltre il suo gatto credo che mi odi."
La vecchietta alzò una mano ingioiellata e fece un gesto annoiato.
"Sciocchezze cara. I gatti sono amici di tutti. Inoltre di quale gatta stai parlando ? La mia Arabella non è cattiva."
Si certo e io sono un elfo di Babbo Natale. Pensò Moon con acrimonia.
"Arabella, pelo arancio e marrone, lungo e folto, collare verde. Ma si che è sua. Stamani l'ha chiamata mentre uscivo ed è corsa da lei."
La longeva donnina assunse un aria sospetta, poi le porse una mano.
"Vieni con me mia cara, vediamo un po' di sciogliere questo mistero."
"Oh no Agathe mi dispiace ma adesso sono impegnata. "
"Sciocchezze, andiamo."
La dispotica vecchietta la tirò nell'appartamento accanto al suo e Moon appena vi mise piede inorridì.
Gatti.
Gatti ovunque.
Nei quadri, nei suppellettili, sul divano, sui cuscini, sul davanzale.
E la maggior parte di loro camminava e faceva le fusa.
"Oh mio dio. Ma sono tantissimi."
"Oh si ormai non li conto più."
"Ma ricorda i loro nomi?"
La donna la guardò indignata.
"Certo! Ho ottant'anni non sono rimbambita. Si chiamano tutti Arabella. "
In quel momento una ventina di gatti prese a miagolare.
"Ohhh. Non è un suono soave?"
Ma cosa diavolo succedeva quel giorno? Non erano possibili tanti disastri tutti in una volta.
"Arabella, la mia Arabella è quella lì."
Agathe le indicò una gatta bianca dal pelo raso con un nastrino rosa legato intorno al collo.
"Vieni cara ti offro un caffè."
"La ringrazio Agathe ma non è proprio il momento. Davvero ho fretta."
"La fretta è nemica del tempo, più dici di averne e più il tempo scorre veloce."
Moonshiny guardò con orrore i gatti che la osservavano temendo che tra loro ci fosse anche il demonio delle scale.
"Tieni cara, lo avevo appena fatto, vieni siedi qui . Arabella non sale mai sulle sedie della cucina, il suo posto è su quella poltrona."
Per non offendere la vecchietta sorseggiò il caffè che aveva un retrogusto particolare.
"È buono?"
Moon sorrise.
"Si. Molto buono. Ma non capisco cosa sia la nota di fondo che sento, sembra.."
"Crema di whisky cara."
Moon spalancò gli occhi, crema di whisky alle undici di mattina ? Cavolo.
Arabella scese dalla poltrona e con incedere elegante la raggiunse e le si strusciò sulle gambe miagolando.
"Vuole le carezze, adora essere accarezzata."
Moon si piegò leggermente per accarezzare la gatta sul dorso, aveva comunque timore perché aveva gli artigli.
"Agathe ma lei vive da sola?"
"No mia cara, con Arabella."
Moon non aveva dubbi, Agathe era svanita.
"Si. Volevo dire, non ha un marito, dei figli, parenti che le facciano compagnia insomma."
Il viso di Agathe si ombrò e il suo sguardo divenne malinconico.
"Mia cara, da giovane ero molto scettica e a ogni pretendente trovavo mille difetti. Quando gli anni sono iniziati a passare i pretendenti sono finiti e io sono rimasta sola. Non ho nessuno. Avevo un fratello che è morto, la sua consorte mi ha sempre odiata e quindi non conosco i miei nipoti. Ma io sto bene così."
"Mi dispiace Agathe è una storia così triste. Quindi le feste di Natale le passa da sola?"
"Oh no. Con Arabella."
"Già certo. Arabella."
Azzardò a prendere la gatta in braccio e la mise sulle gambe per accarezzarla, ma se aveva creduto che Arabella le si sarebbe rivoltata contro si sbagliava. La gatta si accoccolò sulle sue ginocchia e iniziò a ronfare.
In quel momento le venne una fantastica idea.
"Agathe ha mai viaggiato?"
"Certo mia cara, ogni sera vado in un posto diverso. Ieri sera sono stata in Indonesia, stasera dovrei andare in Pakistan e domani-"
"Agathe intendo un viaggio vero, in aereo. "
La donna la guardò con insicurezza.
"No mia cara. Non esco mai se non per la spesa."
Moon le regalò un sorriso a trentadue denti.
"Prepari la valigia allora, la porto con me a casa per il Natale."
In quel momento una luce di speranza si accese negli occhi di Agathe.
"Davvero? Oh santo cielo. Potrei venire a casa tua? Ma non conosco nessuno."
"Non si preoccupi, i miei sono persone diciamo tranquille. E poi c'è una zia di mia madre con cui credo lei andrà d'accordo. "
"Oh cara, non so."
"Agathe cosa la spaventa? È in pensiero per i suoi gatti?"
"Oh no. Loro non sono miei. Vanno e vengono quando più ne hanno voglia. Solo Arabella è mia."
"Bene allora è deciso. Prendiamo Arabella e partiamo per Pittsburgh."
Forse quella era l'unica notizia buona della giornata. Non sapeva perché aveva invitato Agathe a passare il Natale dai suoi. Forse le dispiaceva che una persona dolce anche se svanita passasse il Natale solo in compagnia di gatti e viaggi documentari in tv. O forse si era vista in un lontano futuro e non voleva che i suoi parenti si dimenticassero di lei.
O forse aveva solo voluto fare una buona azione per Natale, almeno sua madre tra il matrimonio di Venus, Arabella e i racconti di Agathe non le avrebbe rotto le scatole.

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Un amore sotto l'alberoWhere stories live. Discover now