4. dopo un anno

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fall for you

«cosa significa?» Hobi aveva strabuzzato gli occhi, preoccupato.

ma Yoongi stette zitto, continuò a dondolare e dondolare e dondolare, finché Hoseok non assunse un'espressione preoccupata.

«andiamo via.» aveva detto il più piccolo.

e Namjoon lo sapeva. Lui lo sapeva che aver a che fare con una persona fragile non era il massimo, e l'aveva anche avvertito. Ma ad Hoseok piaceva rischiare. Non si era mai pentito di nulla e coglieva il lato positivo in tutto. Ma in quel momento fu difficile vedere una via di fuga.
Il bicchiere di cui parlava Namjoon si era rivelato rotto, ma forse era troppo presto per buttarlo via. Hoseok non voleva proprio allontanare Yoongi. Hoseok ci teneva davvero. E decise di raccogliere i pezzi. A costo di farsi male, a costo di sanguinare. Lui ci teneva troppo.

«vuoi dell'acqua? Qualcosa da mangiare? Ho dei soldi, potremmo comp-»

«no, grazie, sto bene.» Yoongi aveva sforzato un sorriso ma Hoseok non si era arreso, e quando vide un negozio poco lontano da loro ci si buttò a capofitto sussurrando un "aspettami un attimo" a Yoongi, che rimase fermo e confuso. Dal suo canto, Yoon era ferito dagli eventi passati e faceva ancora fatica a parlarne. Sapeva che avrebbe dovuto chiedere aiuto, ma era come se parlare fosse diventato difficile. Ogni piccola cosa che diceva aveva paura potesse essere fraintesa, è per questo che usava molto spesso le metafore che tanto odiava Hoseok, ma che per lui erano un mezzo di comunicazione.

Fece avanti ed indietro con i piedi, ancora seduto sull'altalena. Sospirò e mollò la presa dalla catena, alzandosi.

«Yoongi...» sentì sussurrare e, d'improvviso, alzò lo sguardo.

Un altro ragazzo gli era davanti, aveva i capelli tinti di un grigio chiaro. Il viso era pallido, il labbro inferiore sembrava spaccato. Lo guardava con gli occhi spalancati. E Yoongi impallidì.

«Jimin.» aveva detto.

«Yoongi.» ripeté l'altro, andandogli poi incontro e buttandosi tra le braccia del più grande che lo strinse a sé. Era ancora incredulo ed il cuore gli batteva a mille, non riuscì a fare nulla se non stringerlo più forte. Aveva paura potesse sparire da un momento all'altro. Come l'ultima volta.

«dove cavolo sei stato?» aveva sussurrato Yoongi. Troppe emozioni gli correvano in corpo. Non riusciva a rimanere lucido, la sola consapevolezza di star abbracciando quel ragazzo lo faceva sentire... strano, ecco. Come se fosse impossibile, come se non stesse accadendo davvero. Ma Jimin era lì e Yoongi lo sapeva. È tornato, aveva sussurrato a se stesso.

«non lo so, mi dispiace così tanto.» la guancia di Jimin era premuta sulla spalla dell'altro. Sentiva le lacrime poter scendere da un momento all'altro. E non voleva. Non voleva piangere davanti a Yoongi. Ma anche per lui era difficile controllarsi.
La verità però è che Jimin non voleva vederlo. O almeno, non ancora.

«idiota, mi hai fatto preoccupare così tanto.» e Yoongi sperava solo che l'altro non avesse sofferto troppo.

«volevo avvertirti, ma non ce l'ho fatta. Ho avuto così tanta paura, io-»

«lo so, lo so.» Yoongi gli aveva accarezzato la schiena ed il corpo di Jimin era diventato improvvisamente molle. Il tocco dell'altro gli aveva sempre causato quest'effetto. Lo tranquillizzava ma, allo stesso tempo, qualcosa in lui si accendeva. Qualcosa che non riusciva a controllare.
E si malediceva.

«mi sei mancato.» disse. Chiuse gli occhi, come cullato dal battito di Yoongi che riecheggiava nelle sue orecchie, e dal brivido d'averlo visto per la prima volta dopo un anno. Un anno in cui gli era mancato il supporto del più grande, un anno in cui abbracciarlo fu impossibile. Un anno in cui avrebbe voluto ascoltare anche solo il respiro di Yoongi, per sentirlo di nuovo accanto. Un anno che pensava l'avrebbe aiutato, ma che non fece nulla.

«anche tu.» gli aveva detto il più grande e sorrise, perché lo pensava davvero, ed era così felice d'averlo accanto. Gli mancava così tanto stringerlo a sé.

Jimin e Yoongi abitavano nello stesso palazzo. Erano entrambi spesso soli, per questo preferivano farsi compagnia a vicenda. Jimin aveva sette anni quando chiese per la prima volta a Yoongi di nascondersi a casa sua. "Papà è arrabbiato." aveva detto, "Io non ce l'ho un padre" gli aveva risposto Yoon, "non so cosa significa che è arrabbiato". E Jimin aveva strabuzzato gli occhi; provò curiosità per il più grande. "Se vuoi te lo spiego" gli aveva detto e Yoongi aveva sorriso, sussurrandogli di entrare. E quando entrambi diventarono più grandi Yoongi imparò a stringere la mano al più piccolo e a proteggerlo. Jimin era debole e solo, ma aveva Yoon. E sapeva che sarebbe andato tutto bene. Anche se i calci del padre si facevano più prepotenti ogni giorno, e non riusciva più a trattenere il dolore, e lo stomaco gli impediva di mangiare qualsiasi cosa. Anche se non andava bene a scuola ed il suo sogno era visto da tutti come qualcosa di "stupido ed irraggiungibile". Anche se quando si svegliava voleva solo tornare a dormire e riusciva solo a piangere. Perché sapeva che a fine giornata sarebbe tornato da Yoongi, la sua unica e vera casa.

Si staccarono, ed il più grande lo guardò stranito. Notò dei lividi sul braccio di Jimin, che subito si ritrasse, ma la paura prese possesso di Yoongi.

«sei tornato da quel coglione, vero?» stava stringendo i pugni e l'altro se ne era accorto. Abbassò lo sguardo, sospirando.

«non sapevo dove andare.»

«sai benissimo che saresti potuto venire da me.»

«pensavo non volessi più neanche vedermi. Sono sparito senza dirti nulla ed avevo paura fossi arrabbiato.» aveva concluso, ma Yoongi più che arrabbiato era deluso, diamine se lo era. Perché sapeva che Jimin stava mentendo.

«avevamo fatto una promessa: "l'uno rimarrà sempre la casa dell'altro". Sai che non l'avrei mai infranta.» perché l'hai fatto tu andandotene.

«Yoon, io-» il più piccolo stava tremando, non riusciva neanche parlare. Voleva dirglielo. Voleva dirgli che il motivo per cui se ne era andato era lui, Yoongi. Ma non voleva ferirlo. Non voleva proprio. Non riuscì a sir nulla, in realtà non dovette neanche provarci, perché poco dopo arrivò Hoseok.

Era confuso. Vedere qualcuno con Yoongi gli faceva uno strano effetto, lo stomaco bruciava così tanto. Non capiva neanche lui il perché ma non gli piaceva. Il modo in cui Yoongi era dispiaciuto sembrava star lacerando il cuore di Hoseok, che si sentiva quasi responsabile. Così si avvicinò velocemente ai due ragazzi, mettendo un braccio attorno alle spalle di Yoongi, sorridendo.

«Yoongi hyuuung! scusami per il ritardo. Guarda, ho preso dei pepero*.» porse con la mano libera la scatola a Yoongi, che però tremava. Era arrossito così tanto da aver paura che Hoseok lo notasse. Sentiva la pelle bruciare e non riusciva a guardare nulla se non i suoi stessi piedi. Aveva la testa che sembrava gelatina.

«lui chi è?» Hoseok però non lo guardava, aveva tutta l'attenzione su Jimin, che aveva strabuzzato gli occhi. Da quando Yoongi reagisce in quel modo? pensava.

«i-io devo andare.» disse subito. Ma Yoon, con uno scatto, alzò la testa, richiamandolo.

«non tornare lì.»

ma nessuna promessa, nessun sì. Aveva solo annuito. Solo annuito

***
*i pepero sarebbero i mikado coreani :')

falling in reverse :: sopeTahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon