1. limiti

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life time to repeat

«che cos'hai detto?» il ragazzo non mollava mentre Min Yoongi andava in panico. Sentiva il cuore battere velocemente dalla paura. Non sapeva proprio dove Hoseok volesse andare a parare; non si erano mai parlati, quindi perché farlo ora?

fece la cosa che gli venne più naturale: lo ignorò. Guardò il libro di matematica come se fosse la cosa più interessante al mondo, cercando di non dare nell'occhio.

«Oh, mi stai prendendo per il culo?» aveva riso l'altro. E a Yoongi piaceva la sua risata. Il suono era rude e dolce al tempo stesso, come se avesse mangiato una caramella al peperoncino. Ma durò così poco che ci rimase male. Voleva sentirla di nuovo. Voleva sentire di nuovo Hoseok ridere. Ma non lo avrebbe mai ammesso davvero, anche se continuava a scrutare con la coda dell'occhio il moro. Una parte di sé sperava non rinunciasse così velocemente.

«Va bene, stiamo al tuo gioco.» aveva sussurrato Hoseok appena era suonata la campanella, aspettando seduto che Yoongi si alzasse per uscire dall'aula e tornare a casa. Lo avrebbe accompagnato e gli avrebbe fatto tutte le domande possibili ed immaginabili. Era un ragazzo testardo, non si lasciava intimidire da un rifiuto, ciò che non aveva programmato era lo scarso interesse di Yoongi in tutto ciò che lo circondava. Infatti si alzò e, prendendo il suo zaino che mise velocemente sulle spalle, uscì dall'aula. Il più piccolo era rimasto confuso; possibile non l'avesse visto? Eppure erano vicini! Così corse verso Yoongi, gridando "aspetta!" sperando si fermasse. E, per fortuna, l'altro nutriva qualche specie di interesse nei suoi confronti. Infatti si fermò, girandosi e sbuffando.

«perché parli del cadere al contrario?» aveva chiesto Hoseok, prendendo poi a camminare, sperando che Yoongi lo accettasse e facesse lo stesso. Silenzio finché non furono fuori scuola, o almeno finché Hobi non gli comunicò che gli sarebbe stato attaccato come una cozza finché non gli avesse detto qualcosa.

«perché mi parli?» la domanda fu spontanea e fece ridere Hoseok e battere il cuore a Yoongi.

«sei un tipo strano, Min Yoongi.» disse. Il più grande stette in silenzio: non sapeva se prenderlo come un complimento o un insulto. Nel dubbio lo guardò confuso, scrollando le spalle.

«non lo so, è probabile.»

«vuoi spiegarmelo, per piacere?» riprese l'argomento il più piccolo. E Yoongi era nervoso. Doveva dire ciò che pensava e, come se non bastasse, era uno sconosciuto ad ascoltarlo. Ne aveva paura. Aveva paura che le sue emozioni non venissero calcolate, che i suoi sentimenti venissero calpestati e le sue idee azzannate. Non voleva, non voleva, non voleva!

"può giudicarmi, gli sembrerò ancora più strano e non farà più quella risata carina"

è questo che pensava Min, è questo che più lo preoccupava: il giudizio. Ma Hoseok era calmo e pronto ad ascoltarlo e, prima che se ne rendesse conto, gliene parlò. E forse se ne pentirà.

«È quando... cadi, ma in realtà... non- non cadi.» aveva gesticolato, quasi troppo per otto parole.

«Non puoi non cadere, cioè c'è la gravità e tutta quella roba lì in mezzo.»

«In senso figurato, ecco-» si fermò osservando la strada davanti a loro. Gliela indicò, «la vedi quella strada, no?» Hoseok annuì, non sapendo dove volesse andare a parare. «se ora io mi ci buttassi qualche macchina mi colpirebbe ed io sentirei dolore. E lo stesso vale per te, come per qualsiasi altro. Ed è per tutti lo stesso tipo di dolore, no?»

«esatto!» aveva esultato, credendo d'aver colto il messaggio.

«No.» ...ma sbagliò miseramente.

«Ah- beh, era la mia seconda opzione.»

«ma le opzioni sono solo due.» Hoseok si sentì stupido ma sorrise quando vide Yoongi ridere. Gli piaceva vederlo felice, ed era la seconda volta che lo vedeva così.

«Il dolore non è lo stesso, cambia da persona a persona, ed è la stessa cosa per quello mentale. Ed ognuno di noi ha un suo modo per affrontarlo. C'è chi cade, chi rimane a mezz'aria e chi impalato, come se non fosse mai stato colpito.»

«Quindi chi lo affronta, chi non sa cosa fare e chi non vuole fare nulla.»

«hai capito.» camminarono un altro po': avevano quasi raggiunto la casa di Yoongi, ma nessuno dei due voleva andarsene. La compagnia di Hoseok aveva migliorato - anche se poco - l'umore di Yoongi che ora pensava che l'altro fosse un cinquanta per cento, e Hoseok era così felice di vederlo sorridere per una volta. Perché, seppur non avessero mai parlato, Hobi osservava sempre il suo compagno. Ma non aveva mai trovato il coraggio o l'argomento giusto per parlargli. Sapeva che Yoongi fosse un tipo complicato, glielo si leggeva in faccia: sembrava scontroso e pronto a mandarti a fanculo in qualsiasi momento. Lo dicevano tutti. Tutti parlavano di quanto il piccolo Yoongi fosse apatico e strano, tutti pensavano fosse immensamente triste e tormentato, ma nessuno gli parlava, nessuno voleva accertarsene o aiutarlo. E a Hoseok questo non piaceva. Perché per quanto difficile, voleva che Yoon stesse bene. Lui lo voleva davvero.

«quindi sono dei codardi.» aveva detto senza pensarci due volte.

«cosa?»

«le persone che cadono al contrario intendo, sono dei codardi.» ripeté decido e fiero della sua affermazione.

«questo perché tu cadi e basta.» Yoongi diventò scontroso, sconcertando il povero Hoseok che aveva solo espresso la sua opinione.

«le cose si devono affrontare, non puoi nascondere le briciole sotto il tappeto e sperare che nessuno le veda.»

«non è quello il problema.» sussurrò Yoongi. Non riusciva a guardare Hoseok in faccia. Non riusciva a dire ciò che voleva. Perché si sentiva attaccato per essere sbagliato, e lo sapeva benissimo. Ma agli occhi dell'altro non voleva sembrare così. In quel momento Hoseok tornò ad essere un venti per cento. In quel momento, Yoongi non cadde.

«allora spiegami.» sussurrò in risposta l'altro. Ed il più grande spalancò gli occhi, portando lo sguardo sul moro, non accorgendosi però della pozzanghera poco lontana da loro.

«YOON-» Hoseok provò ad afferrarlo, ma Yoongi scivolò. Cadde di faccia; oh, merda pensava. Non faceva chissà quanto male, per fortuna mise una mano sul viso prima che lo potesse sbattere sul suolo, ma qualche dolore lo sentiva comunque. Sopratutto sulle ginocchia, che si erano sicuramente sbucciate, e le nocche ora erano graffiate e rosse. L'acqua gli ricopriva i pantaloni e metà dello zaino, bagnando anche la maglia e i capelli, seppur non molto. Si alzò di poco, ma rimase a quattro zampe per l'umiliazione. Sbuffò, ma arrossì quando vide la mano di Hoseok pararsi davanti agli occhi.

«vieni, ti aiuto io.» e così fu. Yoongi strinse la mano di Hoseok, rialzandosi. Il più piccolo si tolse la felpa che indossava, porgendola all'altro che scosse la testa. «prendila, o preferisci ammalarti?» alzò un sopracciglio e, esitante, Yoongi afferrò la felpa e se la mise velocemente. Profumava di buono. Proprio come Hobi. Sapeva di frutta fresca, forse... pesca? o fragola. Poteva essere un miscuglio dei due, quindi... pragola? Yoongi non riusciva a distinguere l'odore perché era troppo impegnato a sentire il calore che emanava. Era davvero calda e un po' larga. Anche se di poco, Hoseok era più alto di lui che con quella felpa sembrava ancora più piccolo, ed Hobi questo lo notò e gli venne quasi il desiderio d'abbracciarlo, ma si contenne.

«tienila. Me la darai domani.» non esitò.

«ma potrebbe piovere e-»

«non preoccuparti. Non abito molto lontano da qui.» sorrise. Le labbra sembravano formare un cuore e a Yoongi venne il batticuore.
Si fermarono davanti a due strade separate.

«io abito qui.» Yoongi indicò la strada sulla destra e Hoseok sospirò mentalmente, perché lui abitava a sinistra.

«va bene.» voleva accompagnarlo, voleva portarlo fino a casa, aveva paura che potessero fargli del male, perché sembrava così sbadato e confuso anche da sé stesso. Sentiva in qualche modo il desiderio di proteggerlo a qualsiasi costo, perché Yoongi sembrava un gattino. Uno di quelli indifesi che miagolano quando li trovi per strada. Ma non poteva. E mentre Hoseok si faceva complessi mentali, Yoongi credeva in quel cinquanta per cento più di prima. E sperava di non lasciarlo, non ancora.

Ma entrambi erano troppo complicati.

«allora io vado.» aveva sussurrato così piano che Hoseok lo capì solo qualche secondo dopo. E fece un po' male vederlo andare via, ed un po' no.

Ma lui credeva in quel "un po' no".

falling in reverse :: sopeWhere stories live. Discover now