Quel giorno

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Lei si alzò al suono della sveglia... la odiava, la odiava con tutta se stessa quella sveglia.

La spense e con pigrizia si alzò dal letto.

Odiava la mattina anzi, odiava la sua vita.

Si vestì con abiti semplici, un paio di jeans strappati una maglietta presa a caso e una felpa larga nera.

Andò giù in cucina, notò subito che il fratello non era più in casa... camera sua era aperta... non è mai aperta quando lui dorme...

Sul frigorifero c'era un biglietto

Aspettami alla stazione dopo la scuola, ti porto a casa in macchina.

-Chan

"Aspettarmi no eh?"

Più volte pensò di odiare pure il fratello... arrivava però alla conclusione che la sua era tutta frustrazione, non riusciva a capire quanto in realtà ci tenesse a lui, era risucchiata dall'odio, dalla disperazione... dalla morte.

Uscì di casa con una lentezza tale da sembrare quasi immobile...

Ogni mattina si girava verso la porta d'ingresso sperando di vederli ancora un'ultima volta...

"Non tornerete nemmeno oggi eh?"

Ripeteva quella frase tutte la mattine nella speranza di un cambiamento, cambiamento che mai sarebbe arrivato.

Si diresse verso l'università con la musica nelle orecchie.

È l'unica cosa che la teneva ancora sana di mente, la musica. Faceva tutto con la musica. Era la sua salvezza. Le ricordava la madre.

Le cantava sempre qualcosa, qualsiasi cosa, aveva un timbro di voce bellissimo.

Le vennero in mente le ninna nanna che cantava a lei e il fratello prima di andare a dormire... darebbe di tutto per risentirle...

Non poté fare a meno di perdere qualche lacrima dai suoi occhi, ma è normale. Succede ogni giorno.

Lei studiava psicologia. Fu suo padre a rendersi conto di questo suo dono. Sapeva capire gli altri  indipendentemente dalla situazione, la cosa poteva risultare fastidiosa, più volte litigava con il fratello perché non riusciva a dire nemmeno una bugia senza farsi scoprire da lei.

Ma cosa ci poteva fare? È un dono.
Vuole capire le persone che la circondano, vuole capire cosa passi nella testa di altre.

Peccato che l'unica che non riesca a capire... è se stessa.

Si odia per questo.

"Cos'ho che non va? Ho davvero bisogno di aiuto? Sono davvero malata come dicono i miei compagni di corso? Devo davvero morire?"

Questi erano i pensieri che le passavano per la testa. Soffriva... soffriva veramente tanto.

E quel che è peggio è che non aveva nessuno...

O così pensava.

Arrivò in facoltà, tutti gli sguardi erano diretti a lei.

"Ogni santissima volta." diceva fra se e se.

Odiava quegli sguardi di odio, voleva sparire.

Con te al mio fianco//Lee MinhoWhere stories live. Discover now