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Uscii dalla camera, ero ancora disorientata, e mai mi sarei aspettata che in quel momento, come pochi passati li dentro,ho desiderato le braccia di Cameron.

Dovevo trovarlo.

Uscii dalla camera, e corsi più veloce che potevo.

Verso dove?

Non lo sapevo nemmeno io.

Correvo e basta, seguivo le poche tracce di buon senso che erano presenti nel mio inutile cervello, e forse esse funzionavano solo grazie al battito del mio freddo cuore.

Corsi per tanto, avevo il fiatone, ero arrivata anche alla fine del reparto, e ancora non avevo tracce di Cameron.

Avevo bisogno di lui, sentivo il bisogno di stare con lui di..di chiedergli scusa, di..di spiegargli che non merito il suo amore.

Scoppiai a piangere, di nuovo, nel bel mezzo del corridoio, ma nessuno poté a sentirmi.

Forse se avessi urlato nessuno mi avrebbe assistito.

Sono sola.. Con la mia sofferenza.

Mi sedetti sul suolo freddo, illuminata dalla fioca luce esterna che sporgeva dalla malandata finestrina di fianco all ascensore.

Continuai a piangere.

"scusa Cameron.." sussurrai "non ti merito.." dissi stringendo i capelli tra le mani, impregnando così anch essi del liquido caldo che ancora sgorgava lievemente dalle ferite.

Respiravo forte, forse il mio respiro e i miei singhiozzi erano gli unici rumori percepibili in quel silenzio.

Ma forse mi sbagliavo.

Dei passi si facevano vicini e io d istinto mi coprii la bocca,un po' come facevo anche da piccola per non farmi sentire da mia madre.

Se mi sentiva piangere di solito mi picchiava.

Diceva che dovevo essere forte, e dunque ogni lacrima era uno schiaffo.

Questi ricordi mi saltarono alla mente, e paragonai quei passi allo schiocco delle ciabatte di mia madre quando si avvicinava.

Iniziai a tremare e a rannicchiarmi.

Mi sentivo di nuovo bambina.

Ma non appena sentii una dolce presa sulla spalla, provai a calmarmi, ma non alzai il viso, non potevano vedermi in quelle condizioni.

"Sam.."

Quella voce.

Cameron?!

Alzai la testa, era lì,cameon era lì di fianco a me che provava a sorridermi.

Mi alzai di scatto e lo abbracciai, lo abbracciai fortissimo, avevo bisogno del suo contatto.

Lui all inizio un po' contrariato non ricambiò, poi mi strinse forte i fianchi e si lascio cullare dall abbraccio.

Poi rise senza scioglierci "e invece ero io quello che pensava di non essere abbastanza" disse per poi accarezzarmi la schiena.

Mi aveva sentito.

Cosa Significa Amore. Where stories live. Discover now