𝓡𝓲𝓼𝓬𝓻𝓲𝓿𝓮𝓻𝓮 𝓵𝓮 𝓼𝓽𝓮𝓵𝓵𝓮

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❗   [quando tra le righe troverete un video, fatelo partire: è la coreografia della canzone che Haewon balla davanti ai giudici

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❗   [quando tra le righe troverete un video, fatelo partire: è la coreografia della canzone che Haewon balla davanti ai giudici. Inoltre, la prima ragazza che balla è la sua prestavolto e, quindi, esattamente come me la sono immaginata!]

🌙 haewon's pov

'Non posso sentire, sono nata sorda, ma vi prego di darmi una possibilità'.
Potevo leggere in viso, dagli sguardi che mi rivolsero, ogni emozione che trapelava dalle loro espressioni: chi esprimeva perplessità tramite sopracciglia corrucciate, chi confusione, rivolgendo occhiate furtive verso la persona al proprio fianco, chi invece interesse nello sporgersi in avanti come per studiarmi meglio.
E per una come me che, a differenza di chi si basava solo su ciò che il più delle volte le parole mascheravano, si era sempre affidata alla gestualità visiva, non vi potevano essere fraintendimenti.
Solo il ragazzo della baia, ancora in piedi, continuò imperterrito a fissarmi con occhi sgranati, immobile, dietro alla lunga scrivania. Mi sentii avvampare, tanto che dovetti abbassare il foglio di carta che ancora stavo tendendo verso di loro per evitare di dargli a vedere che avevo iniziato a tremare dalla tensione.
'Sono in grado di leggere il vostro labiale, non vi chiederò di scrivere per comunicare, non vi preoccupate: è un gioco da ragazzi per una come me!' provai ad aggiungere un'informazione in più, sperando di smorzare la tensione.
Stavo per rigirare il foglio per spiegare meglio la mia condizione quando all'improvviso percepii una mano stringersi in modo rude attorno al mio braccio: fu un gesto talmente inaspettato che sobbalzai impaurita sul posto e, solo pochi secondi più tardi, mi voltai per constatare che un uomo mi si era affiancato senza alcun preavviso.
Per com'era vestito, immaginai dovesse essere il presentatore: indossava uno smoking blu notte in contrasto con la camicia dal tenue color sabbia, brougues stringate della stessa tinta del completo elegante e, nella mano opposta a quella ormai stretta attorno al mio braccio, teneva saldamente un microfono. I suoi lineamenti erano contratti in una smorfia di rimprovero che mi mise all'istante in soggezione: piccoli occhi scuri e contornati da un accenno di occhiaie, mascherate alla perfezione da un abbondante strato di correttore, mi trapassarono da parte a parte, un naso estremamente fine faceva da padrone ad un viso dalla pelle ben curata e un taglio di capelli lo incorniciava a regola d'arte.
Un bell'uomo, indubbiamente, ma dai modi decisamente poco raffinati.
Cercai di divincolarmi dalla sua stretta poco delicata stringendomi nelle spalle e poi, dopo aver lasciato cadere a terra il foglio ondeggiante, poggiando le mie dita attorno alle sue nel tentativo di fargli allentare la presa, ma fu tutto inutile.
Non appena il suo viso si voltò verso i giudici mosse le labbra e, con la tipica espressione di chi si trovava in imbarazzo per le azioni di qualcun'altro, si scusò per l'inconveniente e tentò di trascinarmi con sé dietro le quinte, stringendo la presa e premendo in quel modo sempre più a fondo la sua fede nuziale sul mio maglioncino color lavanda; puntai i piedi nel tentativo di fare attrito contro le assi di legno che formavano il pavimento e, per lo sforzo, percepii le mie corde vocali vibrare a seguito di mugolii dettati dallo sforzo immane che stavo facendo per non essere trascinata via con la forza.
L'uomo si bloccò tuttavia non appena il suo sguardo incontrò quello di qualcuno alle mie spalle. Mi girai di scatto verso il punto in cui stava guardando e ritrovai il ragazzo dal nome di Jungkook a nemmeno due spanne da me. Lo guardai, ancora impaurita dai modi poco ortodossi dell'uomo che ancora mi impediva ogni movimento, estrapolando dalle sue labbra veloci una frase di senso compiuto che, ai miei occhi attenti, sembrò un ordine: 'Lasci immediatamente questa ragazza!' disse con sguardo serio. Le sue iridi castane si fusero con il profondo nero della pupilla, segno evidente che fosse particolarmente infastidito, sostituendo il ragazzo dal dolce sorriso che avevo incontrato alla baia con, al suo posto, un Jungkook decisamente più severo e poco tollerante. Spostai lo sguardo sull'uomo che, cercando di scusarsi con lo sguardo, disse senza mezzi termini che una persona priva della capacità di sentire fosse per loro uno spreco di tempo.
Per l'ennesima volta nella mia vita, mi sentii un enorme peso. Abbassai lo sguardo sulle mie scarpe, iniziando a fare scontrare un piede contro l'altro nella speranza che l'imbarazzo scomparisse, ma fu tutto inutile: mi sforzai di non scoppiare a piangere, aiutandomi in quell'impresa mordicchiandomi nervosamente il labbro inferiore tra i denti, mentre percepivo i due discutere sopra la mia testa.
L'umiliazione non era un sentimento nuovo per me, ma quella volta mi ferì più delle altre. Il fatto di essermi messa in ridicolo davanti a persone così famose, di essermi illusa di essere una persona normale che potesse partecipare ad un'audizione con la stessa semplicità di tutti gli altri concorrenti, di essere considerata un oggetto di poco conto per cui non valesse la pena spendere nemmeno un minuto.
Eppure, contro ogni previsione, fu proprio quella consapevolezza a darmi la scossa che mi serviva per reagire. Mi parse quasi che il mio corpo si trovasse a bruciare in un incendio.
Chi diceva che non potevo diventare la più grande ballerina dei miei tempi?
Dov'era scritto che bisognasse abbandonare il proprio sogno a causa della sfiducia della gente?
Come facevano coloro che non erano come me a conoscere il modo in cui sentissi la musica? Avevano mai provato ad ascoltare una canzone tramite le vibrazioni prodotte da un altoparlante? Avevano mai posato un palmo sulla sabbia umida per percepire il vero rumore del mare che si infrangeva sul bagnasciuga? Si erano anche solo mai sforzati di comprendermi?
Chi erano gli altri per decidere come dovessi vivere la mia vita?
Mi tornarono in mente le parole che mia madre mi aveva rivolto il giorno prima della partenza e a cui forse non avevo prestato abbastanza attenzione: 'Comunque vada, sarai in grado di trasmettere un messaggio importante a chi ti guarderà danzare'.
Lo capii solo in quel momento. Quella era la mia missione: avrei dimostrato a chiunque fosse scettico quanto anche una persona affetta da sordità potesse valere, avrei sfondato la barriera dei pregiudizi, sarei andata oltre allo scetticismo e a quelle menti troppo chiuse, troppo legate a pensieri retrogradi, per poter vedere la bellezza che esistesse in un mondo che loro definivano anormale.
Prima che avessi il tempo di reagire, tuttavia, la presa sul mio braccio si fece sempre meno opprimente, fino a sparire del tutto; mi ricomposi velocemente, rivolgendo poi lo sguardo laddove scorsi l'uomo vestito di tutto punto trovarsi ormai afferrato per il colletto della camicia da Jungkook, il quale gli stava intimando in modo poco ortodosso di porgermi le sue scuse.
Senza neppure pensarci, mi precipitai verso di loro, posando le mie mani su uno degli avambracci contratti di Jungkook e scuotendolo leggermente nel tentativo di attirare la sua attenzione. Dopo qualche secondo di esitazione, smise di stringere tra le mani il colletto ormai sgualcito dell'uomo, concentrandosi sul mio viso e sui movimenti che quest'ultimo compiva velocemente da destra a sinistra. Speravo che, nonostante non fossi in grado di comunicare con lui, potesse afferrare il messaggio che risiedeva dietro al mio gesto avventato.
Volevo dirgli di smetterla, di fermarsi, di lasciare perdere, che nulla di tutto quello che aveva precedente detto quell'uomo aveva importanza per me: i suoi occhi si addolcirono nel trovare i miei e, finalmente, si decise a lasciare andare il povero malcapitato. Questo si portò una mano alla gola e tossì un paio di volte prima di rivolgere a Jungkook uno sguardo impaurito misto all'incredulo, ma il ragazzo dai capelli castani non gli prestò attenzione neppure per un istante. Nemmeno l'entrata in scena della sicurezza lo aveva fatto scomporre.
I suoi occhi scivolarono lungo il mio corpo fino a posarsi sulle mani che lo stavano ancora ingenuamente trattenendo per un braccio: spostai a mia volta lo sguardo laddove le sue pupille si erano fermate e, rendendomi conto di ciò che avevo fatto, mi affrettai a ritirare le dita dal tepore che la sua pelle emanava per poi iniziare a giocherellarci imbarazzata.
Nonostante avessi avuto la prontezza di scansarmi dal suo sguardo, ero sicura di percepirlo osservarmi in viso, cosa che non aiutò affatto ad attenuare il rossore espansosi sulle mie guance. Con la visione periferica notai che il ragazzo che per primo mi aveva rivolto parola, quello alto e dotato di fossette, si era nel frattempo avvicinato alla zona calda insieme al compagno dai capelli dello stesso tenue color lavanda del mio maglioncino ed entrambi sembravano essere presi a calmare gli animi infervorati del conduttore che sbraitava come impazzito.
Puntai istintivamente gli occhi sulle labbra dell'uomo sulla trentina per recepire qualche parola del suo discorso: 'Il vostro compagno mi ha messo le mani addosso, ve ne rendete conto?!' ripetè come un disco rotto per un paio di volte 'Io lo denuncio, mi avete capito bene?! Dovesse essere l'ultima cosa che faccio!'.
Il ragazzo dai capelli lilla si affrettò ad alzare entrambe le mani come se volesse intimare all'uomo di calmarsi, movimento che attirò la mia attenzione su di lui e, successivamente, sulla sua bocca rosea: 'Jungkook ha sbagliato, è innegabile, ma se vogliamo essere completamente onesti, il primo ad alzare la mani su qualcuno è stato lei' spiegò con una calma che non rispecchiava i suoi occhi contratti in un'espressione scettica e aggiungendo un cenno del capo nella mia direzione.
'Quella ragazzina è solo un'inutile perdita di tempo!' insistette l'uomo puntando il dito verso di me 'L'avete letto quel ridicolo foglio su cui ha scritto come ho fatto io e tutto lo staff sullo schermo delle telecamere? È sorda, non può sentire!'.
'Se vuole denunciarlo, faccia pure, ma si domandi questo: come la prenderebbe la stampa se, per pura casualità, venisse fuori che lei si è permesso di strattonare una ragazza che di base non aveva fatto nulla di male e che, come se non bastasse, ha pure denigrato verbalmente?' il ragazzo delle fossette evidentemente irritato alzò un sopracciglio ma, contro ogni previsione, rimase diplomatico al limite dell'incredibile; 'Ci rifletta bene, si ricordi che anche i provini sono registrati e, per legge, i tagli che verranno effettuati nel processo di editing devono essere conservati:' aggiunse l'altro, incrociando le braccia al petto 'vuole davvero che la sua carriera venga stroncata in questo modo?'.
Era evidente che, essendo così famosi, fossero abituati a sbrogliare da soli situazioni di quel tipo ma non potei fare a meno di sorprendermi sia per la capacità di linguaggio sia per quella di persuasione che li contraddistingueva.
L'uomo esitò un momento, palesemente colpito dalle parole dei due giovani. Lo vidi deglutire e, se fossi stata in grado di leggerli nella mente, ero pronta a scommettere stesse valutando i pro e i contro di una causa che, con molte probabilità, avrebbe perso.
'Daccordo, d'accordo! La scelta sta a voi:' sbuffò 'volete assistere a questa audizione? Prego, fate pure, ma non mi prenderò alcuna responsabilità per il tempo che la ragazzina vi farà perdere!'. Con una mano a mezz'aria, fece segno alla regia fino a quel momento rimasti ad osservare, di tagliare la scena e, successivamente, ordinò anche alla sicurezza di disperdersi.
Tornai finalmente a respirare.
Una mano leggera si posò dolcemente sulla mia spalla, facendomi fremere all'istante: mi accorsi che il viso di Jungkook si trovava a pochi centimetri di distanza dal mio e subito il pensiero che non mi fossi mai trovata ad una vicinanza così ristretta con un ragazzo mi causò una reazione involontaria che sfociò nel fare un passo indietro.
Nell'allontanarmi da lui, le sue dita corsero lungo la pelle delle mie spalle scoperte fino a ricadergli sul fianco: 'Mi dispiace per quello che è successo, ti senti bene?' mi domandò nel vedermi tanto scossa 'Vuoi un bicchiere d'acqua?'. Mi resi conto che doveva aver pensato erroneamente che mi trovassi così a disagio a causa delle azioni dell'uomo, ma la verità era che era la sua vicinanza a mettermi in soggezione.
Scossi la testa e feci un ennesimo passo indietro.
Il pensiero di trovarmi faccia a faccia con il ragazzo che mi aveva osservata ballare tra gli scogli mi metteva lo stomaco sottosopra. Non riuscivo a togliermi dalla testa il modo in cui mi aveva pregato di continuare a ballare per lui e di come io, invece, ero scappata a perdifiato.
'Haewon? È questo il tuo nome?' insistette, inclinando la testa di lato e facendo ricadere il ciuffo di capelli castani sulle sopracciglia folte.
Annuii timidamente, cercando per quanto possibile di sostenere il suo sguardo.
'Credo che questo allora sia tuo:' parlò entusiasta nel recuperare qualcosa dalla tasca degli eleganti pantaloni neri 'immagino sarai felice di riaverlo, l'ho trovato per caso in giro e l'ho conservato nel caso qualcuno facesse reclamo agli oggetti smarriti!'. Un taccuino dall'aspetto familiare finì proprio sotto il mio naso e per poco non scoppiai a piangere: la copertina azzurro pastello su cui avevo scritto il mio nome e cognome a caratteri cubitali e che avevo poi adornato da piccoli fiori di ciliegio stilizzati mi diede la conferma che era proprio il mio libricino quello che mi stava porgendo Jungkook.
Non esitai un secondo a prenderlo tra le mani tremanti dall'emozione e stringerlo con forza al petto. Chiusi gli occhi e mi crogiolai in quella piacevole sensazione di aver ritrovato un piccolo, grande pezzo di me stessa senza badare a ciò che potesse pensare il ragazzo di fronte a me.
Quando li riaprii, lo trovai a guardarmi con un dolce sorriso stampato in viso: corsi a prendere la penna che giaceva sul pavimento e, dopo averlo raggiunto nuovamente, aprii il taccuino per scriverci sopra un breve frase: 'Ti ringrazio dal più profondo del cuore, non solo hai ritrovato la mia voce, bensì anche tutti i ricordi più importanti per me'.
Lo osservai a lungo, completamente rapita dal gesto gentile che aveva fatto per me. Poche persone si erano schierate dalla mia parte nel momento in cui ero stata presa di mira e, per quanto potesse sembrare stupido, le ricordavo con particolare affetto dalla prima all'ultima: come lo scatto di una macchina fotografica, impressi nella mente i suoi vispi occhi scuri contornati da un accenno di trucco leggero ma in grado di aprirgli ulteriormente lo sguardo, la bocca sottile la cui forma ricordava vagamente quella di un cuore, il piccolo neo sotto il labbro inferiore e quello al lato del collo, le guance piene e lievemente arrossate, i capelli castani scalati che gli ricadevano in modo ordinato sulle folte sopracciglia altrettanto scure e la marea di piercing pendenti dai lobi delle orecchie.
Stava per parlare nuovamente quando il ragazzo più alto di lui che qualche ora prima lo aveva aiutato con la cravatta si avvicinò a noi per poi rivolgersi a me con sguardo affranto: 'Haewon, giusto?' chiese, attendendo che gli dessi conferma in qualche modo che quello con cui mi avesse chiamato fosse effettivamente il mio nome.
Annuii timidamente, pronta a ricevere un'ennesima strigliata da parte di uno sconosciuto che, con molte probabilità, doveva essersi arrabbiato a causa della situazione che avevi creato.
'Mi dispiace che tu abbia dovuto assistere ad una scena tanto riprovevole!' parlò nel dare una pacca sul retro del collo di Jungkook per poi poi stringergli leggermente la mano attorno, come a volerlo rimproverare silenziosamente 'Solitamente questo ragazzino è innocuo, davvero, credimi, non farebbe male ad una mosca ma come ho detto prima è altrettanto evidente che oggi sia parecchio agitato'.
Con il taccuino ancora aperto sulla pagina del primo Novembre e sinceramente sorpresa dalla gentilezza che il suo viso emanava, mi affrettai a rispondergli: 'Va tutto bene, anzi, vi ringrazio per avermi aiutata! Spero però che per causa mia non vi trascinino in una qualche situazione spiacevole da gestire: non era mia intenzione creare una tale atmosfera'.
Scosse immediatamente la testa dopo aver letto con attenzione ogni mia parola tremolante scritta in fretta e furia. 'Non hai nessuna colpa, non devi assolutamente rimproverarti! Se mai dovesse succedere qualcosa di questo tipo, i nostri avvocati se ne occuperanno in men che non si dica, stanne certa!' disse lui nel rivolgermi un dolce sorriso 'Detto ciò, spero che tu stia bene e che sia pronta a farci vedere che sai fare: ti andrebbe di riprendere da dove siamo stati interrotti, così da spiegarci meglio la tua condizione?'.
Un piacevole tepore si espanse dal centro del mio cuore e fotografai con le palpebre anche il suo viso. Annuii nel rivolgergli un sorriso forse troppo entusiasta e lo osservai, con un gesto della mano, intimare Jungkook di andare nuovamente a sedersi.
Il ragazzo della baia mi rivolse un occhiolino complice prima di assecondare la richiesta del suo compagno e tornare al suo posto: lo seguii con lo sguardo fino a che le accecanti luci da palcoscenico non si accesero nuovamente e dovetti chiedere tramite carta e penna di ridurne la luminosità cosicché potessi estrapolare i discorsi che uscivano della lebbra di quei ragazzi apparentemente tanto gentili.
Diedi uno sguardo al mega schermo davanti a me per rendermi conto che la registrazione tramite telecamere dapprima spentasi si fosse riavviata e feci appena in tempo a cercare il viso del ragazzo dalle fossette che iniziò a parlare: 'Dunque, Haewon, io sono Namjoon e, in ordine di posto, nel caso non ci conoscessi, ti presento gli altri ragazzi membri dei Bangtan Sonyeondan:' disse allungando un braccio e poggiando la mano sullo schienale della sedia del suo vicino 'Seokjin, detto Jin; Yoongi, il cui stage name è Suga, Hoseok, Jimin, Taehyung e infine Jungkook'.
Rinnovai un inchino quanto più profondo alla giuria per poi rialzarmi e attendere spiegazioni.
'Come ben saprai dalla lettera che hai ricevuto a casa, questa è una vera e propria competizione a livello nazionale: ciò significa che, se verrai scelta per prendere parte al programma televisivo indetto dalla NKTS, dovrai avere la sicurezza di poterti spostare in tutte le varie regioni della Corea del Sud. Ci sei fin qui?' domandò, ricevendo un cenno della testa da parte mia 'Il tuo compito era quello di preparare una coreografia da zero su una qualsiasi canzone e sono sicuro che tu l'abbia fatto. Tuttavia, non è questo che al momento mi preme e, suppongo, anche agli altri: hai detto di essere non udente; vuoi illustrarci brevemente la tua vita, le tue difficoltà, le tue speranze e il modo particolare in cui senti la musica?'.
La sua domanda mi spiazzò.
Non ero pronta ad un tale discorso, non dopo essermi concentrata per settimane intere sempre e solo sull'ideare passi di danza non scontati. Deglutii prima di riprendere la pagina ormai piena della mia calligrafia quasi del tutto e facendo mente locale per ricordare i movimenti labiali delle persone da cui avevo imparato ad associare parole che non potevo udire alle immagini corrispondenti tramite la lingua dei segni. Mi ci vollero dieci minuti buoni per mettere insieme parole che avessero un minimo di senso ma, alla fine, mi ritrovai soddisfatta del mio breve discorso: 'Percezione. La mia vita è fatta perlopiù di semplice percezione. Non è un sentire come fate voi persone cosiddette normali, non ne conosco il reale significato, ma è l'unica forma di ascolto che conosco. Non parlo solo di poggiare un piede su una superficie vibrante per sentire il flusso delle onde che inizia a scorrermi attraverso le vene e la pelle insieme, bensì di una sorta di intuito per le emozioni che vi si leggono in viso. Probabilmente non appena avrete letto queste brevi frasi avrete degli sguardi interrogativi dipinti in faccia: come faccio a saperlo? Perché ho imparato a conoscervi, osservandovi da quando sono nata, studiando il vostro modo di rapportarvi con le altre persone, immagazzinando i sentimenti a cui non date parola ma che si proiettano nei vostri occhi delusi se ricevete un due di picche da una ragazza e fate finta che non vi abbia ferito, nella tristezza che i sorrisi esprimono nonostante le risate, nella felicità impressa sulle guance nell'abbracciare qualcuno di a voi caro sebbene rimaniate seri per non mostrarvi dipendenti da qualcuno, nella paura nelle vostre mani che, più tremano, più stringete per stabilizzare i muscoli. E, credetemi, sono un asso in questo piccolo giochetto.
Ci sono una marea di cose che i sordi possono fare. Possiamo fare tutto, in realtà: tutto meno che sentire'.
Attesi che leggessero e, esattamente come avevo previsto, le loro espressioni erano tali e quali a quelle che avevo descritto. Mi scappò un risolino soffocato nell'osservarli scambiarsi sguardi estasiati che comunicavano molto più di quanto le parole avrebbero potuto fare.
Jungkook alzò gli occhi dal foglio e mi fissò per svariati minuti a bocca spalancata: ero abituata agli sguardi degli abitanti del mio piccolo paese marittimo in cui mi conoscevano tutti e tutti erano a conoscenza del mio handicap, ma il suo era diverso.
Così diverso da farmi pensare che ciò che provasse in quel momento fosse qualcosa simile alla meraviglia e all'ammirazione. Non appena percepii le guance iniziare a punzecchiarmi, tuttavia, spostai lo sguardo verso gli altri membri che invece stavano discutendo tra di loro senza che avessi la possibilità di estrapolare una qualunque parola a causa dei loro visi posti lateralmente e che quindi non mi permettevano una visione totale dei movimenti delle loro labbra.
'Grazie, Haewon:' parlò nuovamente Namjoon rivolgendomi un breve inchino col capo e scribacchiando qualcosa sul suo figlio bianco 'prego, ora mettiti in posizione e facci vedere la tua coreografia personalizzata'.
Significava forse che il mio messaggio li aveva convinti? Che ero stata abbastanza brava da meritarmi almeno la possibilità di esibirmi? Il mio cuore sembrava essere sul punto di esplodere dalla gioia.
Feci un ennesimo inchino come per chiedere il permesso di posizionarmi al centro della sala e, nell'attendere i preparativi, mi tolsi in velocità le scarpe, lasciandole successivamente in un angolo della stanza.
Chiusi gli occhi per concentrarmi e percepire al meglio il momento in cui la canzone che avevo scelto sarebbe partita: non appena la prima vibrazione scosse la punta del mio piede nudo inspirai a fondo per poi riaprire gli occhi di scatto e iniziare a danzare.

Nonostante mi fossi sempre vergognata di ballare davanti ad altre persone, quella volta fu diverso. Io mi sentii completamente diversa.
Era una sensazione mai provata prima di allora. Mi sentivo viva, parte del mondo, in contatto con persone diverse da me che mi osservavano meravigliate.
Fu strano.
Mi fecero sentire bella nella mia diversità.
Alternavo movimenti lenti ad altri criptici e precisi a seconda della lunghezza delle vibrazioni che percepivo sulle piante dei piedi: una lunga significava puntare il dito sulla mia tempia e girare su me stessa, una corta a movimenti brevi e concisi con cui muovevo a ritmo spalle e braccia, come se fossi mossa da fili invisibili.
Muovevo le mani spostandole da fianco a fianco, avvolgendomi tra le mie braccia e sentendo il maglioncino color lavanda sfregarmi sulla pelle dello stomaco, i miei capelli fluttuare nell'aria per poi ricadermi dolcemente sulle spalle.
Avevo sempre pensato che Rewrite The Stars fosse la canzone fatta apposta per me: non avevo mai creduto alla leggenda secondo cui il destino di una persona non potesse essere cambiato perché scritto nelle stelle. Ogni persona sulla Terra poteva essere in grado di cambiare la propria vita con la giusta dose di determinazione e passione, ognuno di noi poteva riscrivere le stelle e lasciare a bocca aperta chiunque fosse stato scettico, chiunque avesse sempre dubitato delle capacità altrui, chiunque si fosse sentito libero di giudicare.
Avrei riscritto le mie stelle, sarei diventata la ballerina e la persona che avevo sempre sognato di essere.
Nessuno poteva dirmi cosa fare, chi essere o che non fossi in grado raggiungere gli obiettivi che mi ero posta.
Nessuna porta sarebbe stata troppo difficile da aprire per me, avrei sempre trovato un modo per sfondare le catene dei pregiudizi che la tenevano chiusa a chiave.
Quello era il mio primo obiettivo.
La musica si fermò ed io mi ritrovai col fiato corto. Il mio petto si muoveva a scatti nel respirare e il cuore pompava sangue sempre più velocemente.
Quando il mio sguardo ricadde sulla giuria, li trovai tutti, dal primo all'ultimo, in piedi intenti a battere le mani: non potevo sentire il rumore che facevano, ma dai loro sguardi riuscii a percepire alla perfezione quanto profondamente li avessi colpiti.
L'emozione prese il sopravvento. Senza che avessi il tempo di accorgermene i miei occhi si inumidirono e piccole lacrime iniziarono a tracciare sentieri lungo le mie guance arrossate: le spazzai via col dorso di una mano e sorrisi. Ero sicura di non essermi mai sentita così leggera come in quel preciso istante.
'Bravissima, Haewon!' disse Namjoon che continuava ad annuire soddisfatto con il capo 'Credo di poter parlare per tutti se dico che ci hai emozionati: grazie mille, puoi andare, ti faremo sapere se passerai le eliminatorie. Rimani in attesa insieme agli altri ragazzi: entro stasera, dopo avervi esaminati tutti, avremo pronti i vincitori che parteciperanno ufficialmente al programma'.
Osservai gli altri ragazzi trovandoli tutti sorridenti. Potevo dirmi soddisfatta, qualunque sarebbe stato l'esito del mio esame: i loro sguardi all'inizio scettici si erano trasformati in sorpresa, curiosità e meraviglia insieme.
Jungkook aveva le lacrime agli occhi e, nonostante mi avesse già vista ballare alla baia, il suo sguardo trasudava orgoglio. Orgoglio per una ragazza di cui sapeva a malapena il nome.
Presi allora il mio taccuino con l'intento di scrivere un'ultima frase per congedarli: 'Grazie a voi, per avermi dato quell'opportunità che finora mi era sempre stata negata'.

ᴠɪʙʀᴀɴᴛ sᴏᴜʟ ♡ ᴊᴇᴏɴ ᴊᴜɴɢᴋᴏᴏᴋ + ʙᴛsWhere stories live. Discover now