23.

549 21 2
                                    

la mattina presto la sveglia mi rimbomba nelle orecchie e solo a quel momento mi ricordo che oggi ho scuola, quest'anno ho saltato molte lezioni in più, anche se nell'anno scorso ho dato buca parecchie volte, spero solo di non perdere l'anno, anche se interromperò la scuola per un po' in Canada, il tempo di stabilizzarmi nel nuovo posto e purtroppo le lezioni ricominceranno.
mi stropiccio lentamente gli occhi e mi sento un peso addosso, abbasso la testa e vedo Joey senza maglia, infilato sotto le coperte che dorme beatamente sul mio petto: qualcuno mi prenda che ho appena visto la perfezione.
Gli passo delicatamente una mano tra i capelli scompigliati e tento di passare senza svegliarlo con scarsi risultati «ehi tu buongiorno» sussurra con la voce impastata e mi da un bacio sulla mascella «buongiorno» gli alzo la testa per posare le mie labbra sulle sue con un piccolo schiocco e faccio per alzarmi «che devi fare?saranno le sei» dice Joey con tono incredulo e stranamente acuto mentre poggia il mento sulle mani per guardarmi meglio «terra chiama Birlem, io vado ancora a scuola» gli sventolo una mano davanti la faccia e lui si morde il labbro inferiore «non puoi saltare le lezioni?» si lamenta come un bambino di sei anni a cui non comprano l'ultimo nerf, io scoppio a ridere «se salto ancora così tanto la scuola finiscono per bocciarmi» stavolta me lo sposto di dosso e vado verso il bagno mentre sbuffa
«salta l'ultima ora»
«non mi convincerai Birlem» urlo mentre osservo il trucco colato e tolgo il disastro con una salvietta struccante.
E dopo essermi preparata infilo velocemente il giubbotto di jeans sul top nero esco dalla stanza alla ricerca di Hunter, mi deve accompagnare e sono le 7 precise, non sono in ritardo e dovrebbe essere qui a momenti se non è già fuori.
Quando esco sul viale di casa mia vedo solo una macchina, è quella di Joey, ecco che fine aveva fatto.
Apro la portiera e lo osservo interrogativa «salta su ti accompagno io» spiega passandomi un caffè «so benissimo che non vivi senza caffeina e che ci metti un'ora a preparati, quindi ho fatto un salto da Starbucks» mi sorride ed io entro nel posto del passeggero.
Il resto del viaggio, nonostante sia lungo e silenzioso, è privo d'imbarazzo, io sono troppo impegnata a sorseggiare il mio caffè e lui troppo impegnato a guidare nonostante stia morendo di sonno, quindi anche se volessi avviare un discorso il risultato farebbe pena.
Sistema l'auto nel parcheggio della scuola ed insiste ad accompagnarmi a causa dei nostri evidenti minuti di anticipo, acconsento e ci avviciniamo all'entrata.
Mi si gela il sangue nelle vene, lo avevo completamente scordato: Blake.
Ci raggiunge passandosi le mani tra i prefetti capelli biondi e io volto la schiena a Joey mentre mi abbraccia di dietro, alzo la testa più che posso per guardarlo e lui la abbassa leggermente mentre mi stuzzica il labbro con l'indice, sorrido e e faccio per baciarlo nello stesso istante in cui Blake si schiarisce la voce «Madison..?»
Io lo guardo ma non mi stacco da Joey, perchè non voglio e perchè lui non accenna a lasciarmi «Blake dobbiamo parlare» esorto zittendolo non appena fa per aprire bocca «mi sembra chiaro che sì» annuisce e fa un passo verso di noi «che ne dici se in mensa ti metti affianco a me? ti spiego tutto con molta più calma» mi sposto i capelli in un lato e vedo anche i miei due fratelli avvicinarsi, Blake sposta lo sguardo su Joey e poi fissa i suoi occhi nei miei «hai chimica?» mi chiede supplicante, come se me le scegliessi io le ore di lezione
«non siamo allo stesso anno coglione» sbotto acida «woah woah woah qualcuno è nel suo periodo» commenta Hunter mentre mi ruba il caffè da mano e fa per berlo ma subito dopo mi punta un dito contro «sei una stronza»
«oops» beh sì, era finito.
«ti scrivo» conclude Blake andando verso la scuola dato il suono della campanella, guardo gli altri andare via e poi mi giro verso Joey «passo a prenderti e andiamo a prendere Megh» mi informa, io annuisco, poi mi prende i polsi e mi tira a sé, rimaniamo a fissarci per una dozzina di secondi e, dopo un troppo lungo bacio, corro a lezione.

Le prime ore sono passate lentamente, piuttosto perchè ho dovuto dire alle mie due migliori amiche che mi trasferirò in Canada e le loro facce hanno fatto stare più male me che loro in quel momento, la nostra è sempre stata basata sul "o tutte o nessuno" e non credo di poter portare anche loro nella valigia, sarebbe un sogno e non più relata sennò.
Inutile dire che ci siamo ritrovate a singhiozzare tra gli ultimi banchi dell'aula di filosofia, per fortuna il mio super comprensivo prof ci ha chiesto cosa non andasse e quando gli ho raccontato il tutto, ci abbracciate e detto che potevamo benissimo andare a prendere un po' d'aria fuori.
Sbatto l'armadietto già esausta e il rumore assordante è seguito da una notifica del mio cellulare, strano di solito nessuno mi calcola nelle ore di scuola.
vieni vicino gli spogliati, non c'è nessuno a ora di pranzo dice Blake in un messaggio che a prima vista considero inquietante, poi mi ricordo del nostro "dover parlare" e corro verso la palestra.
«ehi» lo saluto vedendolo in lontananza, con la schiena appoggiata al muro vicino allo spogliatoio dei maschi «so del Canada» è l'unica cosa che dice quando lo raggiungo «è stato sconvolgente lo so, non posso farci nulla» mi metto nella sua stessa posizione poggiata al muro difronte a lui e mi mordo un'unghia, aspettando una risposta «e poi con Birlem?» sbotta passandosi le mani tra i capelli con fare disperato, mi pietrifico e cerco il contatto visivo, lo conosco abbastanza e so che nei momenti peggiori guardarlo negli occhi e parlargli è uno dei migliori metodi per disinnescare la bomba.
«Blake guardami» sibilo, tiene la testa bassa e si strattona il ciuffo biondo, devo fare qualcosa «Blake» lo tiro per la felpa e gli faccio alzare le sguardo verso di me, fissando i miei occhi nei suoi, ha l'affanno e stringe i pugni «lo so che ci tieni a me» continuo premendogli le mani sul petto, che si alza e si abbassa in maniera irregolare «Blake, sul serio, ma guarda la situazione, sono stata male per te, malissimo, e ti ripresenti dopo un anno sostenendo di voler ricominciare tutto daccapo? stupida me che ti ho anche lasciato fare, ti ho baciato, ti ho detto di riprovarci, cancella tutto» sono stupita dal tono deciso della mia voce perché, vi posso giurare, dentro sono tutto tranne che sicura, con queste parole mi sto suicidando, perché al posto di disinnescarla, ho solamente avvicinato l'esplosione della bomba.
ha il respiro sempre più corto e la mascella serrata, e se scappo?
il guaio l'ho fatto io, mi tocca risolverlo.

autrice
ehy, i'm alive:)
in questo periodo sono stata impegnata 25 ore su 24, e anche se avessi voluto, non avrei potuto aggiornare.
che dire, sono costantemente felice e in pace con me stessa in questo periodo, quindi love y'all💗💘💖💕💝

calvin klein||jmb #wattys2019Where stories live. Discover now