Capitolo 13

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"Più in alto" urlo allungando il braccio verso il cielo coperto di nuvole. Sembrano zucchero filato, schiuma vaporosa
"Dove vuoi finire? Tra le stelle?" ridacchia la mia sorellona dando un'altra spinta all'altalena su cui sono seduta. 
"Magari se incontro una supernova divento luminosa come lei" dico ricordandomi della storia che mi ha raccontato ieri Olivia sulle stelle morenti. 
"Ma tu sei già luminosa di tuo piccoletta." Mi stropiccia tutti i capelli togliendomi il cerchietto che avevo messo con tanta cura stamattina. 
"Eddai Liv, dammelo" piagnucolo cercando di mettere a posto il groviglio che ho in testa. 

"Vieni a prenderlo." Inizia a correre con il sorriso stampato in faccia e il cerchietto tra le mani. 
"Ti prendo!" rido, balzando giù dall'altalena, iniziando a correre nell'erba seguendo la sua maglietta rossa. 

"Aspettami Liv" dico con voce affaticata mentre lei continua a correre. 
"Olivia, dove vai?" urlo provando a raggiungerla ma più vado veloce più la sua maglietta diventa sfuocata. 
Il giardino incantato perde forma, i colori prima sgargianti si scuriscono, la luce dolce del sole viene sostituita delle ombre malvagi delle fiamme. Tutto il prato viene rimpiazzato da una strada buia illuminata solo da un lampione dalla luce traballante. 

Un gelo improvviso mi costringe a stringermi addosso la felpa argentata che indosso. Mi guardo intorno mentre sento un dolore fortissimo al fianco. Mi accascio per terra urlando a qualcuno di aiutarmi, peccato che la strada sia vuota. Urlo, strillo, piango ma nessuno mi sente.
La visione cambia di nuovo e mi trovo dentro una macchina, ma non una normale, una macchina rovesciata con i finestrini rotti, gli airbag scoppiati con fiamme e sangue intorno. 
"E' solo un sogno!" urlo anche se mi sembra tutto reale, tutto così doloroso. 

"Hannah" una voce sottile mi chiama. 
"Liv" urlo provando a scavalcare il cambio a mano per andare davanti. 
"Papà!" Appoggio una mano sulle labbra tremolanti quando noto il corpo di mio padre accasciato sul volante con la gamba schiacciata dall'altra auto in fiamme. 
"E' inutile," Liv afferra il mio braccio, "è già morto, e tra poco lo sarò anche io." Indica l'enorme ferita che ha in testa. 
"No, no, no" ripeto come un mantra. 
"E' tutto ok, piccoletta" sorride e, nonostante i suoi denti siano sporchi di sangue, il suo sorriso è sempre bellissimo. 
"Andrà tutto bene, sei più forte di quello che pensi." Stringe la presa sul mio braccio mentre inizia a tossire. 
"Non è vero." Le lacrime sgorgano dai miei occhi. 
"Sì, ne sono certa. Promettimi solo una cosa: farai di tutto per raggiungere il tuo sogno. Qual è?" 
"Diventare medico e impedire che le persone muoiano" dico come ogni volta che me lo chiede.
"Esatto, diventa il miglior medico di tutta New Orleans. Fallo per me, Hannah. Promettimi inoltre che sorriderai sempre nonostante tutto" mi sorride ancora una volta per poi chiudere gli occhi sempre con il sorriso stampato sulle labbra. 
"Lo prometto" sussurro mentre si fa tutto nero. 

Stacco la testa dal cuscino alzando il bacino velocemente. Faccio dei respiri profondi, mentre con le dita asciugo i residui delle lacrime. Ormai sono anni che succede, ogni tanto mi capita di risognare quella notte per poi trovarmi in lacrime e tutta sudata. Non so se l'ultimo momento dell'incubo sia accaduto veramente o sia solo un'immagine creata dal mio subconscio, ma ho promesso a mia sorella di sorridere sempre e di diventare medico. Ho intenzione di mantenerle quelle promesse.
Per questo mi alzo, tolgo le lenzuola bagnate per metterle a lavare e mi infilo nella doccia per un bagno rilassante con un sorriso tremolante stampato in faccia. 
Resto sotto l'acqua per un bel po', nonostante siano circa le cinque di mattina e potrei dormire almeno altre due ore, ma so perfettamente che non riuscirei ad addormentarmi, quindi decido di farmi coccolare dall'acqua calda il più possibile.  

Quando esco dalla doccia sento un rumore provenire da camera mia. Sto ferma qualche secondo stando attenta ad ogni minimo suono. Il più silenziosamente possibile afferrò il mio pantalone del pigiama, una vecchia tuta di Michael, e infilo una maglietta che ho pescato a caso dal cassetto.
Apro la porta cercando di non far rumore e faccio la stessa cosa cercando di non far scricchiolare il pavimento in legno. 
Quando entro camera noto la luce della mia camera accesa che illumina una figura sul mio letto. 

Devil and Angel fall in loveWhere stories live. Discover now