Capitolo 9

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"Ehi tesoro come stai?" MacKenzie, con la sua voce squillante, accetta la chiamata. 
"Tutto ok, voi come state?" mormoro mentre mi dirigo per i corridoi affilati della UCLA cercando di schivare studenti, in ritardo, che corrono. 
"Bene, stiamo tutti bene anche se Jacob fa un po' di capricci per tornare a scuola come ogni bambino sulla faccia della Terra. Michael invece è al lavoro quindi se ci vuoi parlare dovresti chiamarlo stasera"
"In realtà non ho bisogno di niente, volevo solo dirti una cosa. Hai presente quel corso di cui ti avevo parlato, quello di specializzazione in medicina pediatrica?" 
"Sì."
"Sono stata presa." 
"Oddio, non ci credo. Sei stata bravissima Hannah...aspetta che lo dico a Jacob." La sento urlare contro suo figlio mentre il ticchettio dei suoi immancabili tacchi mi fa capire che si sta muovendo.   

"Come funziona il corso?" 
"Praticamente hanno fatto passare solo alcune persone del primo, secondo e terzo anno. E' un opportunità importante e non vedo l'ora di iniziare. Faremo pure delle ore sul campo" dico mentre cerco nello zaino il libro di scienze poco prima che inizi la terza ora. 
"Sono fiera di te tesoro e anche Michael lo sarà sicuramente. Adesso però devo andare oppure Jacob imbratterà di tempere tutte le pareti bianche" dice esasperata facendomi ridacchiare. 
"Salutami la peste, ci sentiamo" dico e MacKenzie mette giù. 

Metto il telefono in tasca e poi entro nell'aula di scienze. Il mio sguardo vaga per tutta l'aula notando che la maggior parte dei posti sono già occupati visto che mancano meno di cinque minuti all'arrivo del sig. Brown e se c'è qualcosa che odia quell'uomo è quando i suoi studenti arrivano in ritardo. 

I miei occhi si fermano su quei tre posti che sono vuoti da circa una settimana. Sembra che tutti sappiano a chi appartengono quelle sedie, come se la loro presenza alberghi qui sempre e comunque, e nessuno osa sfidare quei tre mettendosi nei loro posti. Nessuno osa sedersi lì da sette giorni.
Lui è sparito da una settimana. Da quella serata finita pietosamente sembra essersi volatilizzato, non viene più lezione e non l'ho visto neanche in giro per il college. Anche i suoi amici sembrano essere spariti insieme alla ragazza misteriosa. 
Ho provato a chiedere a Jordan dove fossero finiti i fantastici quattro e lui mi ha liquidato con un secco problema familiare. Ovviamente non mi ha convinto e i dubbi mi tartasso la mente. Ammetto che è da giorni che penso sempre a lui, al suo ciuffo nero ribelle, all'odore di salsedine e cedro, a quegli occhi blu come l'oceano che mi tormentano. Sembrano finti da quanto sono perfetti. Ma l'ho notata quell'ombra oscura che copre il suo ghiaccio che lo fa diventare così cupo, spento, assente. E allora le domande riconciamo: Perché è così freddo? Cosa gli è capitato?
So davvero poco su di lui e la maggior parte delle cose lo descrivono come un ragazzo poco raccomandabile. Un altro tarlo che si è insediato nella mia mente è il come mai gareggia in quelle gare ovviamente illegali. Gli servono soldi? Lo fa per passione o per qualcos'altro?

"Ehi Hannah" mi sento chiamare. 
"Ciao Dean," saluto il ragazzo biondo, "Vincent." Faccio un segno del capo all'amico e quasi fidanzato di Erica che stacca un momento le iridi verdi dal telefono per fissarmi e poi torna a massaggiare tranquillamente ignorandoci. 
"Siediti di fianco a me." Dean incastona il miglior sorriso nel suo viso cotto dal sole e sposta lo zaino da una sedia. 
"Tutto ok? E il tuo amico della corsa?" chiedo interessata guardandolo nelle iridi azzurre. Sono belle, ma mai quanto le sue.

"Io sto bene, il mio amico un po' peggio. Dopotutto ha perso" sussurra l'ultima parte per farsi sentire solo da me e non da altre orecchie troppo lunghe.
"Mi dispiace, come avete conosciuto il vostro amico?" 
"Nick è una nostra conoscenza, abita a La Vegas ma spesso viene a trovare noi e i..." Vuole continuare ma Vincent si rianima subito assestandoli un coppino sul collo che fa imprecare il surfista. 
"Vuoi stare zitto coglione?" lo riprende Moore fulminando l'amico e me. Io alzo un sopracciglio stranita da quella reazione. Vincent si riconferma ogni giorno più antipatico e strano.
La nostra conversazione viene interrotta così dallo sbattere della porta che segna l'entrata del sig. Brown con addosso una delle sue solite camice a rombi.

Devil and Angel fall in loveWhere stories live. Discover now