CAPITOLO 12

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POV'S NICCOLÒ

I famosi 18 anni e chi li scorda più, vengono una volta e poi non tornano più, come ogni età d'altronde.
C'è chi dice che vadano presi con leggerezza, chi non filosofia, ma in realtà non c'è un modo adatto per sopravvivere a quello che è il mondo quando ormai si vien considerati grandi.
Che poi mi chiedo perché io debba essere catalogato come una persona adulta, una volta raggiunti i 18.
Non è una cosa che ha molto senso a parer mio, io ne ho 20 e mi sento ancora un po' quel bambino che odiava chi amava perché nella sua vita c'era troppo amore, ma allo stesso tempo si sentiva vuoto e aspettava l'inverno per restare chiuso in casa, senza che nessuno lo vedesse e riuscisse a comprendere il suo dolore.
Poi devo ammettere che Adriano mi ha aiutato un po', ma sono sempre rimasto lo stesso.
Ora ho anche compreso che Elena ha sempre saputo che soffrivo, è sempre riuscita a vedere il mio dolore, ma mi sono accorto solo adesso che lo ha colmato in ogni singolo istante.

Sono stato tutta la notte al telefono con Elena, abbiamo parlato.
Spesso ci capitava di passare per ed ore a chiacchierare nella mia cameretta, a volte anche in presenza di Adriano, anche se lei parlava delle sue paure o incertezze solo quando eravamo soli.
Ora che abito "lontano" e lei non può più venire quando le pare durante la notte, abbiamo dovuto trovare un metodo alternativo, ovvero il cellulare.
Ho appena chiuso la telefonata, abbiamo discusso un po', ma alla fine abbiamo risolto.

< Niccolò perché mi devi stare addosso se ci sarà anche Samuel? > mi ha chiesto lei allibita.

< me lo chiedi pure? >

< dai smettila di fare il bambino > ha continuato lei sbuffando.

< no, non la smetto, io sono così e mi hai sempre accettato, cos'è cambiato adesso? > le ho chiesto alzando leggermente il tono di voce < Dio, vorrei essere solo in questo mondo così nessuno mi darebbe sui nervi >

< dai Niccolò, mi dispiace > ha ammesso dispiaciuta realmente.
È questo quello che mi è sempre piaciuto di lei, l'arrabbiarsi con me e poi l'attimo dopo chiedermi perdono anche se è nel giusto.
Ed è una cosa molto difficile perché è molto testarda e vuole avere sempre ragione, ma con me cede sempre, ma allo stesso tempo è l'unica ragazza che riesce a darmi testa.

< non parlavo di te > le ho detto anch'io dispiaciuto per il mio tono di voce.
< tu non mi dai sui nervi e lo so che non dovrei interferire fra te e Samuel, ma non capisco cosa verrà a fare stasera alla tua festa >

< sono invitati tutti gli amici di Adriano e anche se lui non è proprio suo amico, è comunque uno della compagnia, diciamo>

Compreso il motivo, non ancora accettato, ma comunque giustificato.
Abbiamo continuato a parlare del più e del meno e verso le quattro la sua stanchezza e anche la mia si è fatta sentire e mi ha chiesto se le potessi cantare qualcosa per vedere se sarebbe riuscita ad addormentarsi.
Inizio a cantare "Forse Dormirai".
Ogni singola parola mi trasporta nel mondo dei ricordi, io che rinchiudono fuori la realtà.

"Hai capito che non sono come tu credevi che mando sempre via chi mi teneva in piedi"

Esito un attimo dopo aver cantato questo verso.
Troppi ricordi mi strillano contro.
Quella sera in cui le ho detto che per me non contava nulla perché dentro me avevo paura di farla soffrire, perché in realtà in quel periodo la mia anima stava morendo silenziosamente in me.

< perché continui a trattarmi male? > mi strillò lei da lontano, in quella stupida strada vuota come me.

< perché non mi servi > le dissi mentre si avvicinava.
La guardai negli occhi.
< e perché non meriti la mia amicizia, mi dai troppe attenzioni che non merito e sei una delle cose più belle della mia vita, ma va via >

Ritrova I Tuoi Passi... [COMPLETA]Where stories live. Discover now